Temi e protagonisti della filosofia

Platone, Teeteto (23)

Platone, Teeteto (23)

Gen 27

 

 

Brano precedente: Platone, Teeteto (22)

 

SOCRATE   Quindi eravamo al punto dell’argomento in cui professavamo che coloro che argomentano che l’essere si trasferisce e che quel che ogni volta sembra a ciascuno questo anche è per colui cui sembra desiderano affermarlo in tutti gli altri casi e non meno per il giusto, siccome [177d] le leggi che una società politica fa opinandole giuste, meglio d’ogni cosa, queste sono anche giuste per lei che le fa, sinché vigono; per quanto concerne, invece, il bene, nessuno è così coraggioso da osare sostenere che le leggi che una società politica abbia fatte, credendole utili a se stessa, siano anche utili per tanto tempo quanto vigano, salvo che qualcuno parli del nome; questo dunque sarebbe proprio una beffa contro ciò che argomentiamo.

TEODORO   Del tutto, ecco.

SOCRATE   [177e] Ecco allora, non si parli del nome, ma si guardi alla cosa denominata.

TEODORO   No, ecco.

SOCRATE   Ma, in qualunque guisa questo sia denominato, proprio a questo mira facendo leggi e, per quanto crede e può, fa tutte le leggi in modo che siano le più utili possibili a se stessa; o fa leggi considerando qualcos’altro?

TEODORO   [178a] Nient’affatto.

SOCRATE   Ebbene, ciascuna colpisce sempre il bersaglio, oppure più volte sbaglia anche?

TEODORO   Io, ecco, credo che sbagli anche.

SOCRATE   E quindi chiunque concorderebbe ancor meglio su questi stessi argomenti se si questionasse per quanto riguarda tutta la specie in cui si dà il caso sia anche l’utile, cioè anche per quanto riguarda dunque, in qualche modo, il tempo futuro. Quando, infatti, facciamo leggi, facciamo le leggi siccome saranno utili per il tempo successivo; questo dunque possiamo definirlo “futuro”.

TEODORO   [178b] Assolutamente, ecco.

SOCRATE   Via dunque, in questo modo qui interroghiamo Protagora o qualcun altro di coloro che argomentano le stesse cose che argomenta lui; “Di tutte le cose è misura l’uomo”, come professate, o Protagora, bianche, gravi, leggere, senza escluderne alcuna delle cotali; avendo, ecco, il criterio di esse in sé, credendole tali quali le patisce, crede anche che siano vere per lui ed essenti. Non è così?

TEODORO   Così.

SOCRATE   Forse anche degli essenti futuri ‒ professeremo ‒, o Protagora, [178c] ha il criterio in sé, e quali crede saranno, questi si generano anche per colui che lo crede? Come il caldo: allorquando un qualche profano crede di se stesso che sarà preso da febbre e che vi sarà questo calore, mentre un altro, medico, crede il contrario, professeremo che il futuro avverrà conforme all’opinione di uno dei due o conforme a quella d’ambedue e per il medico non sarà caldo né febbricitante, per lui stesso invece entrambe le cose?

TEODORO   Orbene, sarebbe ridicolo.

SOCRATE   D’altronde credo che per quanto concerne dolcezza ed asprezza futura d’un vino [178d] preminente sarà l’opinione dell’agricoltore ma non quella del citarista.

TEODORO   Beh, come no?

SOCRATE   Neppure un maestro di ginnastica potrà opinare meglio di un musico per quanto concerne la disarmonia ed armonia d’un brano che successivamente sembrerà essere armonico anche allo stesso maestro di ginnastica.

TEODORO   Nient’affatto.

SOCRATE   Ebbene, anche di colui che è in procinto di mangiare senza essere cuoco, mentre s’allestisce un banchetto, il giudizio per quanto concerne il piacere che sarà è meno eminente di quello del cuoco. Ecco, ormai [178e] non dobbiamo più discutere col ragionamento per quanto concerne quel che è od è stato piacevole per ciascuno, ma se egli stesso è miglior giudice per quanto concerne quel che per ciascuno in futuro sembrerà e sarà, o tu, o Protagora, meglio di qualunque profano potrai prevedere per gli argomenti, ecco, la persuasività che potrà esservi in tribunale rispetto a ciascuno di noi?

TEODORO   Molto bene, o Socrate, in questo, ecco, egli sosteneva gagliardamente di distinguersi da tutti.

SOCRATE   Sì per Giove, o caro, sennò nessuno, ecco, avrebbe dialogato con lui [179a] dandogli molto denaro, se non avesse persuaso i compagni che né un indovino né alcun altro poteva giudicare meglio di lui quel che sarà o sembrerà in futuro.

TEODORO   Verissimo.

SOCRATE   Quindi anche il fare leggi e l’utile sono pertinenti al futuro, ed ognuno non concorderebbe nell’argomentare che è necessità che una società politica che fa leggi più volte manchi il bersaglio di quel c’è più utile?

TEODORO   Al meglio, ecco.

SOCRATE   Misuratamente allora da parte nostra sarà verbalizzato al tuo maestro [179b] che per lui è necessario concordare coll’argomento che uno è più sapiente d’un altro e che questo tale è misura, mentre per me, colui che non conosce alcunché, non è necessario divenire misura, come poco fa mi necessitava a sostenere l’argomento in supporto di lui, sia che volessi sia che non volessi essere tale.

 

La traduzione si basa sull’edizione critica di Hicken: Plato, Theaetetus, edit. W.F. Hicken, in Platonis Opera, Tomus I, tetralogias I-II continens, recognoverunt brevique adnotatione critica instruxerunt E.A. Duke, W.F. Hicken, W.S.M. Nicoll, D.B. Robinson et J.C.G. Strachan, Oxford University Press, Oxford 1995.

 

Brano seguente: Platone, Teeteto (24)

 

 


Ti è piaciuto il post? Dona a Filosofia Blog!

Cliccando sul pulsante qui sotto puoi donare a Filosofia Blog una piccola cifra, anche solo 2 euro, pagando in modo sicuro e senza commissioni. Così facendo contribuirai a mantenere i costi vivi di Filosofia Blog. Il servizio di donazioni si appoggia sul circuito il più diffuso e sicuro metodo di pagamento online, usato da più di 150 milioni di persone. Per poter effettuare la donazione non è necessario avere un account Paypal, basta avere una qualsiasi carta di credito o Postepay. Grazie!

Leave a Reply