Platone, Teeteto (17)
Platone, Teeteto (17)
Nov 29
Brano precedente: Platone, Teeteto (16)
TEODORO Scherzi, o Socrate: hai infatti soccorso quest’uomo in modo del tutto giovanile.
SOCRATE Parli bene, o compare. Ma dimmi: hai forse inteso Protagora argomentare poco fa e rimproverarci giacché [168d] discutendo gli argomenti con un ragazzino gareggiavamo contro le sue dottrine sfruttando la paura del ragazzo e, dichiarando ciò un giochetto mentre suggellava quella della misura di tutte le cose, c’incitava a studiare seriamente il suo argomento?
TEODORO Come, ecco, avrei potuto non intenderlo, o Socrate?
SOCRATE Che dici quindi? Inciti ad esser persuasi da lui?
TEODORO Con forza, ecco.
SOCRATE Ebbene, guarda ciò: tutti costoro, tranne te, sono ragazzi. Se quindi saremo persuasi da quest’uomo, io e te dobbiamo, interrogandoci e rispondendo [168e] l’uno all’altro, studiare seriamente il suo argomento, affinché su questo, ecco, non abbia a richiamarci, cioè sull’aver ispezionato il suo argomento scherzando di fronte ad adolescenti.
TEODORO Perché dunque? Toh, Teeteto non potrebbe seguire un argomento discusso meglio di molti aventi lunghe barbe?
SOCRATE Ecco sì, ma non meglio di te, O Teodoro. Ebbene, non credere che io debba in ogni modo difendere il tuo compare estinto e tu per niente. [169a] Ma suvvia, o ottimo, seguimi per un po’, sino al punto in cui vedremo proprio se tu devi essere misura per quanto riguarda le figure o se tutti similmente a te saranno sufficienti a se stessi sia in astronomia sia nelle altre branche per le quali tu hai fama di distinguerti.
TEODORO Non è facile, o Socrate, sedendo accanto a te, non darti ragione, ma io poco fa sproloquiavo affermando che tu m’avresti permesso di non spogliarmi e non m’avresti necessitato a farlo come i Lacedemoni (1); tu invece mi sembri tendere piuttosto verso Scirone (2). [169b] I Lacedemoni infatti comandano d’andarsene o di spogliarsi, tu invece mi sembri piuttosto recitare il dramma come Anteo (3): non lasci infatti andare colui che s’accosta prima d’averlo necessitato, spogliatosi, a lottare negli argomenti.
SOCRATE Ottimamente, ecco, o Teodoro, hai raffigurato la mia malattia; io comunque son più tenace di loro. Infatti già miriadi di Eracli e di Tesei, imbattutisi in me, gagliardi ad argomentare, mi han percosso assai bene, e ciononostante io non desisto per nulla: [169c] un certo qual amore così terribile s’è insinuato in me per la ginnastica di questa qualità. Quindi non rifiutarti neppure tu, allenandoti a disputare, di giovare a te stesso e simultaneamente anche a me.
TEODORO Ma non controargomento più, agisci come desideri: in ogni caso devo sopportare il destino che tu mi hai filato per quel che concerne questi argomenti, venendo confutato. Comunque non sarò in grado di consegnarti me stesso più in là, ecco, dei limiti che hai affacciato.
SOCRATE Ma basta anche sino a questi. Ma badami assolutamente a questo, a che non approntiamo senz’accorgercene qualche specie puerile di argomenti, [169d] e qualcuno ce ne rimproveri ancora.
TEODORO Or dunque ci proverò, ecco, per quanto potrò.
Note
(1) Spartani.
(2) Brigante appostato sul confine tra Atene e Megara che gettava i passanti in pasto ad una tartaruga marina sacra a Poseidone dopo essersi fatto lavare i piedi; l’eroe ateniese Teseo gli fece patire la stessa sorte.
(3) Gigante, re di Libia, la cui forza dipendeva dal contatto con la terra, sua madre Gea, ucciso a mezz’aria da Eracle.
La traduzione si basa sull’edizione critica di Hicken: Plato, Theaetetus, edit. W.F. Hicken, in Platonis Opera, Tomus I, tetralogias I-II continens, recognoverunt brevique adnotatione critica instruxerunt E.A. Duke, W.F. Hicken, W.S.M. Nicoll, D.B. Robinson et J.C.G. Strachan, Oxford University Press, Oxford 1995.
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