Platone, Teeteto (14)
Platone, Teeteto (14)
Nov 15
Brano precedente: Platone, Teeteto (13)
SOCRATE In questa maniera dunque ispezioniamo se mai conoscenza e percezione sono la stessa cosa o alternative. Infatti proprio verso questo punto tendeva tutto il nostro ragionamento, ed in virtù di questo abbiamo suscitato queste numerose assurdità. Ecco, non è così?
TEETETO Ebbene sì, in tutto e per tutto.
SOCRATE [163b] Quindi saremo d’accordo nel dire insieme che le cose che percepiamo vedendo ed udendo, tutte queste simultaneamente le conosciamo anche? Ad esempio, prima d’aver imparato la lingua dei barbari professeremo forse di non udire quando emettono parole, o di udire e conoscere le cose che dicono? Ed ancora, non conoscendo le lettere, osservandole insisteremo nell’affermare che non le vediamo oppure che le conosciamo perché le vediamo?
TEETETO Di esse, ecco, o Socrate, professeremo di conoscere questo: ciò che di esse vediamo ed udiamo: delle une di vedere e conoscere lo schema ed il colore, delle altre invece [163c] d’udire e simultaneamente anche conoscere l’acutezza e la gravità; professeremo invece di non percepire vedendo ed udendo né di conoscere le discipline che i grammatici e gl’interpreti insegnano su di esse.
SOCRATE Ecco, ottimo, o Teeteto, e non vale la pena di venire a disputa con te relativamente a questi argomenti, così da aumentare la tua autorevolezza. Ma guarda dunque quest’altro problema che ha adito, ed ispeziona in che maniera lo discacceremo.
TEETETO Quale problema dunque?
Brano seguente commentato: Conoscenza e percezione nel Teeteto: un passo (falso) di Platone
SOCRATE [164c] Che cosa dunque sarebbe conoscenza? Bisogna argomentare di nuovo dal principio, come sembra. Toh, che mai c’apprestiamo, o Teeteto, a fare?
TEETETO Per quanto concerne che cosa?
SOCRATE Mi pare che, come un gallo ignobile, cantiamo vittoria prima d’aver vinto, abbandonando l’argomento.
TEETETO Come dunque?
SOCRATE Assomigliamo agli antilogici, avendo concordato relativamente alle omologie dei nomi ed avendo in qualche modo prevalso sull’argomento siam soddisfatti, e, pur professando di non [164d] essere agonisti ma filosofi, resta per noi latente il fatto che assumiamo gli stessi comportamenti di quei terribili uomini.
TEETETO Non ho ancora in mente come argomenti.
SOCRATE Ma io proverò a chiarire per ciò che concerne le cose che, ecco, penso. Ci chiedemmo, ecco dunque, se qualcuno, avendo imparato e ricordato qualcosa, non lo conosca, e, avendo dimostrato che colui che ha visto, chiusi gli occhi, ricorda pur non guardando, abbiamo indicato che non sa e simultaneamente ricorda; abbiamo dunque dimostrato che questo è impossibile. E così, dunque, il mito protagoreo è perito, e simultaneamente il tuo, quello della conoscenza e della percezione che sono la stessa cosa.
TEETETO [164e] Pare.
La traduzione si basa sull’edizione critica di Hicken: Plato, Theaetetus, edit. W.F. Hicken, in Platonis Opera, Tomus I, tetralogias I-II continens, recognoverunt brevique adnotatione critica instruxerunt E.A. Duke, W.F. Hicken, W.S.M. Nicoll, D.B. Robinson et J.C.G. Strachan, Oxford University Press, Oxford 1995.
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