Platone, Parmenide (25)
Platone, Parmenide (25)
Ago 11
Brano precedente: Platone, Parmenide (24)
«Dunque argomentiamo ancora di che cosa bisogna sian passibili gli altri se l’uno non è». «Argomentiamolo, ecco». «Presumibilmente essi devono essere altri: se, infatti, non fossero altri, allora non si potrebbe argomentare intorno agli altri». «Così». «Se, dunque, l’argomento è intorno agli altri, gli altri, ecco, sono diversi. O non ti richiami all’identico ente con il termine ‘altro’ e col termine ‘diverso’?» [164c] «Io sì». «Dunque ecco qui: affermiamo che il diverso è diverso da un diverso e che l’altro è altro da un altro?» «Sì». «E per gli altri allora, se intendono essere altri, c’è qualcosa da cui sono altri». «Di necessità». «Or dunque, che cosa sarebbe? Ecco che non saranno altri dall’uno, che non è, ecco». «No, ecco». «Allora sono altri tra loro: questo, infatti, è ancora lasciato ad essi, o essere altri da niente». «Rettamente». «Allora sono altri tra loro per pluralità disunite: uno per uno infatti non sarebbero giammai capaci di esserlo, non essendoci uno. Ma, come sembra, [164d] ciascun loro mucchio è illimitato per pluralità, e anche se si prende quello che sembra essere il più piccolo, come un sogno nel sonno, appare istantaneamente molteplice anziché sembrare uno e, anziché piccolissimo, enorme in relazione ai pezzi estrapolabili da esso». «Correttissimo». «Or dunque, gli altri sarebbero altri tra loro come tali mucchi, se sono altri senza che l’uno sia». «Precisamente, bene». «Quindi non ci saranno molti mucchi, ciascuno dei quali parrà uno, ma non lo sarà, dal momento che l’uno non sarà?» «Così». «E sembrerà ci sia dunque numero di essi, [164e] dal momento che ciascuno di essi, che sono molti, è uno». «Assolutamente sì». «E nel novero di essi alcuni, dunque, paiono pari, altri dispari, non essendolo veramente dal momento che l’uno non sarà». «Quindi no, ecco». «Ebbene, anche uno di piccolissimo, ecco, diciamo, sembrerà esserci in essi; esso però appare molteplice e grande in relazione a ciascuno dei molti, come fossero piccoli». [165a] «E come no?» «Ebbene, s’opinerà che ciascun mucchio sia uguale ai molti e piccoli: infatti, apparendo, non potrebbe giammai divenire minore da maggiore che era prima di sembrare arrivato al punto intermedio; or dunque, questa sarebbe parvenza d’uguaglianza». «Verosimile». «Quindi esso, pur avendo un limite in relazione ad un altro mucchio, in relazione a sé non ha né principio né limite né mezzo, ecco». «Come mai dunque?» «Perché ogniqualvolta si coglie col pensiero qualcosa di loro come qualcosa di essente, prima del principio appare sempre un altro principio, [165b] dopo il termine un diverso termine lasciato innanzi e nel mezzo altre parti più mediane del mezzo e più piccole, per questo: non si può cogliere ciascuno di essi come uno, giacché non c’è l’uno». «Verissimo». «Dunque credo che di necessità tutto quel che è, che sia coglibile da qualcuno col pensiero, spezzettandosi si frantumi: ecco, si coglierebbe sempre mucchio senza uno». «Assolutamente, eccome!». «Quindi, ecco, non è necessario che il mucchio di tal sorta a colui che lo guarda da lontano ed ottusamente paia uno [165c] e che a colui che intuisce da vicino ed acutamente ciascuna unità appaia illimitata in pluralità, dal momento che è priva dell’uno, che non è?» «Assolutamente necessario, eccome!» «Così dunque gli altri colti uno per uno devono apparire sia illimitati sia aventi limite, sia uno sia molti, se l’uno non è e gli altri dall’uno, invece, sono». «Devono, ecco». «Quindi non sembreranno essere sia simili sia dissimili?» «In qual maniera, dunque?» «Come al distanziato le figure dipinte in prospettiva, parendo un tutt’uno, paiono patire l’identico, cioè essere simili». «Assolutamente sì». [165d] «Ecco però che all’appressantesi paiono molte e diverse e, per la parvenza del diverso, diversificate e dissimili da sé stesse». «Così». «Dunque è necessario che i mucchi paiano sia simili sia dissimili sia rispetto a sé stessi sia reciprocamente». «Assolutamente, eccome!» «Quindi sia identici sia diversi reciprocamente, sia in contatto sia separati rispetto a sé stessi, sia mossi da tutti i movimenti sia totalmente stazionanti, sia generantisi sia distruggentisi sia nessuno dei due contrari, e in tutte le determinazioni di tal sorta, che per noi è ormai comodo scorrere, se, pur non essendoci l’uno, i molti sono». [165e] «Verissimo, eccome!»
«Riandando dunque ancora una volta daccapo al principio, diciamo che cosa bisogna ne sia degli altri dall’uno se l’uno non è». «Ecco, diciamolo». «Ebbene, gli altri non saranno uno». «Come potrebbero, ecco?» «Ma neppure molti, ecco: infatti nei molti ci sarebbe anche l’uno. Se, ecco, nessuno di essi è uno, sono tutti insieme nessuno, sicché non sarebbero allora neppure molti». «Vero». «Non essendoci dunque uno negli altri, gli altri non sono né molti né uno». «No, ecco». «Ecco, non appaiono né uno né molti». [166a] «Perché dunque?» «Perché gli altri non hanno in nessuna guisa in nessun modo nessuna comunanza con nessuno dei non essenti, né alcuno dei non essenti è presso qualcuno degli altri: infatti non c’è parte nei non essenti». «Vero». «Allora presso gli altri non c’è né opinione del non essente né alcuna apparenza, né il non essente sarà in alcuna guisa in alcun modo opinato sugli altri». «No, ecco». «Allora, se l’uno non è, neppure di qualcuno degli altri si opinerà né che sia uno né che sia molti: [166b] ecco, senza uno è impossibile opinare i molti». «Impossibile, ecco». «Allora, se l’uno non è, gli altri né sono né son opinati esser né uno né molti». «Sembra di no». «Allora neppure simili e dissimili». «No, ecco». «Neppure identici, ecco, né diversi, né in contatto né separati, né quant’altro nei precedenti argomenti scorremmo come loro apparenze: gli altri né sono né paiono alcuna di queste, se l’uno non è». «Vero». «Quindi, anche se dicessimo riassuntivamente [166c] che, se l’uno non è, nulla è, allora non diremmo rettamente?» «In tutto e per tutto, eccome!» «Si dica, orbene, questo, ed anche che, come sembra, sia che l’uno sia, sia che non sia, esso e gli altri, sia in relazione a sé stessi sia nelle loro relazioni reciproche, sono e non sono ed appaiono e non appaiono totalmente tutte le idee». «Verissimo».