Temi e protagonisti della filosofia

Platone, Lettera VII 343e-344c

Platone, Lettera VII 343e-344c

Giu 08

 

 

Brano precedente: Platone, Lettera VII 343a-343e

 

Ma la disanima condotta attraverso tutti loro, che trapassa su e giù per ciascuno, a fatica [dia pantōn autōn diagōgē, anō kai katō diabainousa eph’ekaston, mogis] partorisce [eneteken] scienza stabile di ciò che ha buona natura in chi ha buona natura [eu pephukotos eu pephukoti]; se dunque si è di cattiva natura – come [kakōs de an phuē(i), hōs] è la condizione [hexis] dell’anima dei più – [344a] se si ha cattiva natura [pephuken] sia verso l’imparare [eis te to mathein] sia verso i cosiddetti costumi [ēthē], e dunque questi son distrutti, neppure [diephthartai, oud’ an] Linceo * potrebbe far vedere quelli di tal sorta [idein poiēseien tous toioutous]. Dunque, in una parola, né facilità d’imparare né memoria renderanno mai congenere alla cosa colui che non lo è [ton mē sungenē tou pragmatos out’ an eumatheia poiēseien pote oute mnēmē] – innanzitutto [tēn arkhēn], ecco, ciò non s’ingenera [engignetai] in condizioni aliene [en allotriais hexesin] –, cosicché quanti [hōste hoposoi] non sono affini di natura [prosphueis] e congeneri alle cose giuste e pure a quant’altro è bello [tōn dikaiōn te kai tōn allōn hosa kala], seppur abili nell’apprendere ed assieme di memoria gli uni in campi alternativi a quelli degli altri, e quanti sian congeneri ma disadatti ad imparare e non abbian memoria, né i primi né i secondi impareranno mai la verità sulla virtù, per [344b] quel ch’è possibile, né sul vizio [alloi de allōn eumatheis hama kai mnēmones, oud’ hosoi sungeneis, dusmatheis de kai amnēmones, oudenes toutōn mēpote mathōsin alētheian aretēs eis to dunaton oude kakias]. Essi, ecco, s’imparano necessariamente assieme, sia il falso sia il vero dell’intero essere, dopo uno sforzo totale e lungo tempo, come all’inizio ho detto [hama gar auta anankē manthanein kai to pseudos hana kai alēthes tēs holēs ousias, meta tribēs pasēs kai khronou pollou, hoper en arkhais eipon]: dunque, sfregando [tribomena] con fatica l’uno contro l’altro ciascuno di essi [pros allēla autōn hekasta] (nomi e definizioni ed immagini [opseis] e sensazioni), discussi in benevole discussioni e domande e risposte senza bisogno d’invidia, risplende concezione per ciascuna determinazione ed intuizione per colui che vi tende [344c] al meglio per l’umana capacità [en eumenesin elenkhois elenkhomena kai aneu phthonōn erōtēsesin kai apokrisesin khrōmenōn, exelampse phronēsi peri hekaston kai nous, sunteinonti hoti malist’ eis dunamin anthrōpinēn].

 

Nota

* Argonauta dalla vista acutissima.

 

Brano seguente: Platone, Lettera VII 344c-345c

 

 


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