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Platone, Filebo (6)

Platone, Filebo (6)

Set 08

Brano precedente:  Platone, Filebo (5)

 

SOCRATE  [22a] Che dici dunque? Lo sarebbe la combinazione, Protarco, generata dalla commistione comune di ambedue?

PROTARCO  Parli della combinazione di piacere ed intelletto e pensiero?

SOCRATE  Eccome, io, ecco, parlo di tali cose.

PROTARCO  Ecco, si prediligerà eccome questa al posto di una qualunque di quell’altre due e non una sì e l’altra no tra di loro.

SOCRATE  Abbiamo in mente quindi qual è adesso per noi la conseguenza nei presenti argomenti?

PROTARCO  Assolutamente, eccome, cioè, ecco, che sono state proposte tre vite, [22b] però nessuna delle prime due è autosufficiente, né da scegliersi per nessuno né degli uomini né dei viventi.

SOCRATE  Forse quindi non è di già chiaro, per quanto, ecco, le riguarda, che nessuna di loro due contiene il bene? Se sì, allora sarebbe autosufficiente e perfettamente determinata e da scegliersi per tutti i vegetali e gli animali ai quali fosse possibile vivere sempre così, per tutta la vita: se invece qualcuno di noi scegliesse altrimenti, allora prenderebbe una decisione contro la natura di quel ch’è veramente da scegliersi, involontariamente, per ignoranza o qualche necessità non felice.

PROTARCO  Sembra bensì che le cose stiano così.

SOCRATE  [22c] Toh, adesso che la dea, ecco, di Filebo non debba esser concepita come identica al bene mi sembra sia stato sufficientemente verbalizzato.

FILEBO  Neppure, ecco, il tuo intelletto, Socrate, è il bene, ma avrà appunto gl’identici reclami.

SOCRATE  Probabilmente, Filebo, il mio; non lo credo comunque per l’intelletto, ecco, veritiero ed assieme divino, credo invece che per lui le cose stiano in altro modo. Ebbene, a proposito del premio della vittoria, non obietto contro la vita comune a supporto dell’intelletto, tuttavia bisogna guardare ed esaminare che faremo per il secondo premio: [22d] forse, ecco, di noi due l’uno spiegherebbe che causa di questa vita comune è l’intelletto, l’altro il piacere, e così nessuno di quest’ambo sarebbe il bene, dunque forse si potrebbe assumere che causa ne sia uno di loro due. Su questo, dunque, combatterei ancora di più contro Filebo siccome, in questa vita mista, qualunque sia quello assumendo il quale questa vita è divenuta da scegliersi ed assieme buona, non il piacere ma l’intelletto le è più congenere e più simile, e secondo questo argomento [22e] non sarebbe giammai argomentabile veridicamente che al piacere è consegnato premio, né il primo e neanche il secondo; è pure piuttosto lontano dal terzo, se noi dobbiamo per adesso fidarci in qualche modo del mio intelletto.

PROTARCO  Beh, ma, Socrate, a me, ecco, sembra che adesso il piacere ti sia caduto quasi piagato da questi argomenti d’adesso: ecco, avendo combattuto per il premio della vittoria, giace caduto. Dunque, come sembra, [23a] va detto che l’intelletto saggiamente non s’era fatto avanti per il premio della vittoria; sennò, ecco, avrebbe patito le identiche cose. Or dunque, privato pure del secondo premio, il piacere otterrebbe anche una qualche disistima presso i suoi amanti: neppure, ecco, a loro parrebbe più bello similmente a prima.

SOCRATE  Che dici quindi? Non è meglio lasciarlo andare ormai e non addolorarlo con questa tortura che lo fa soffrire e confuta?

PROTARCO  Parli per nulla, Socrate!

SOCRATE  [23b] Forse perché ho evocato l’impossibile: addolorare il piacere?

PROTARCO  Non solo, ecco, ma anche perché ignori come di fatto nessuno di noi ti concederà di andartene prima d’aver condotto a termine l’argomento su questi oggetti.

SOCRATE  Ahi ahi, Protarco, che argomento prolisso, e pure assolutamente non facile, quello lasciato adesso! Ed ecco dunque che pare occorra un altro strumento per portare il secondo premio sull’intelletto, come avere dardi alternativi agli argomenti di prima; ma forse ce ne sono anche alcuni d’identici. Quindi non bisogna farlo?

PROTARCO  Ecco, come no?

 

 


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