Platone, Filebo (26)
Platone, Filebo (26)
Dic 18Brano precedente: Platone, Filebo (25)
SOCRATE E sia. Dunque, per quel che concerne pensiero e piacere [59e] in relazione alla mistione dell’uno coll’altro, se qualcuno affermasse che giacciono accanto a noi così come accanto agli artigiani giacciono quelle cose dalle quali o nelle quali devono fabbricare qualcosa, allora formulerebbe una bella similitudine con questo discorso.
PROTARCO Molto, eccome.
SOCRATE Dunque, dopo di questo, non si deve forse tentare di mescolare?
PROTARCO Beh, che ci vuole?
SOCRATE E non sarebbe più corretto se premettessimo e rammentassimo a noi stessi queste cose?
PROTARCO Queste quali sarebbero?
SOCRATE Quelle che anche prima abbiamo rammentato; dunque [60a] sembra che il proverbio abbia ragione: quel che di proprio bello si ottiene nella discussione si deve ribadirlo anche due e tre volte.
PROTARCO Beh, che dire?
SOCRATE Forza dunque, per Giove: credo, ecco, che così in qualche modo sian stati verbalizzati gli argomenti già discussi.
PROTARCO Come?
SOCRATE Filebo professa che il piacere viene ad essere scopo retto per tutti i viventi e devono tutti puntare a questo e dunque proprio questo è il bene per tutti complessivamente e ha due nomi, ‘buono’ e ‘piacevole’, posti rettamente a qualcosa di unico e ad un’unica natura; [60b] Socrate invece professa che non c’è quest’unità, ma sono due come i nomi, ed il buono ed il piacevole hanno nature differenti l’una dall’altra, inoltre il pensiero partecipa della sorta del bene più del piacere. Non sono, e non erano, queste le cose già argomentate, Protarco?
PROTARCO Beh, sicuramente.
SOCRATE Quindi non è concordabile da parte nostra anche questo, sia allora sia adesso?
PROTARCO Questo cosa?
SOCRATE Che la natura del bene si differenzia in meglio dalle altre per questo.
PROTARCO [60c] Per che cosa?
SOCRATE Per ciò: se questo fosse sempre presente nei viventi in modo perfettamente determinato, in tutto e per tutto, allora non ci sarebbe più bisogno di niente altro, ma si avrebbe l’autosufficienza perfettamente determinata. Non è così?
PROTARCO Ebbene, è così.
SOCRATE E con l’argomento non ci siamo cimentati a porre ciascuno dei due separatamente dall’altro rispetto alla vita di ognuno: piacere non misto a pensiero e pensiero allo stesso modo non contenente neppure il più piccolo piacere?
PROTARCO Era così.
SOCRATE E forse ci è sembrato allora che uno di loro due [60d] fosse sufficiente a qualcuno?
PROTARCO E come?
SOCRATE Se dunque, ecco, abbiamo allora sbagliato qualcosa, adesso chiunque voglia, riprendendo l’oggetto assunto, parli più rettamente, ponendo memoria e pensiero e scienza stabile ed opinione vera come specie della stessa idea ed osservando che, se qualcuno accettasse di essere o divenire possessore di una cosa qualunque, nonché, ecco dunque, del piacere o più copioso o più forte, senza questi, allora né avrebbe un’opinione vera di godere né riconoscerebbe assolutamente quale passione mai abbia patito e neanche [60e] avrebbe memoria della passione neppure per un tempo qualsiasi. Le identiche cose, dunque, si argomentino anche per il pensiero: esamini se qualcuno accetterebbe di avere un pensiero privo di ogni piacere, anche del più breve, piuttosto che con alcuni piaceri, o di avere tutti i piaceri senza pensiero piuttosto che con un qualche pensiero.
PROTARCO Non è possibile, Socrate, ma non si deve per nulla, ecco, porre più volte questi quesiti.
SOCRATE [61a] Quindi, ecco, nessuno di loro due sarebbe la perfezione e l’opzione da scegliersi per tutti ed il bene in tutto e per tutto?
PROTARCO Ecco, come potrebbe?
SOCRATE Ora, bisogna cogliere o il bene chiaramente oppure qualche sua impronta, affinché, come dicevamo, abbiamo qualcuno cui dare il secondo premio.
PROTARCO Argomenti molto rettamente.
SOCRATE E non abbiamo intrapreso una qualche via verso il bene?
PROTARCO Quale?
SOCRATE Se, per esempio, qualcuno, cercando una determinata persona, [61b] avesse per prima cosa un’informazione corretta sulla sua abitazione, su dove abita, allora otterrebbe di fatto qualcosa di grande per il rinvenimento di colui che è cercato.
PROTARCO Come no?
SOCRATE Anche adesso, dunque, qualche argomento ci ha ammonito, come anche all’inizio, di non cercare nella vita non mista il bene, ma in quella mista.
PROTARCO Assolutamente, ecco.
SOCRATE Beh, è maggiore la speranza che quel che è cercato sarà appariscente in quella mescolata bene piuttosto che in quella che non lo è?
PROTARCO Di molto, ecco.
SOCRATE Dunque, Protarco, invochiamo gli déi fondendo, [61c] o Dioniso o Efesto o qualsiasi dio abbia in sorte questo onore della fusione.
PROTARCO Beh, assolutamente.