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Platone, Filebo (2)

Platone, Filebo (2)

Ago 21

Brano precedente:  Platone, Filebo (1)

 

SOCRATE  [14c] Orbene, rinsaldiamo ancora meglio questo argomento mediante un accordo.

PROTARCO  Qual è quest’argomento dunque?

SOCRATE  Quello che arreca daffare a tutti gli uomini, sia volenti sia, alcuni, alcune volte, nolenti.

PROTARCO  Parla più chiaramente.

SOCRATE  Parlo di quello cascato or ora, per natura in qualche modo innatamente portentoso. Ecco dunque: che i molti siano uno e che l’uno sia molti è portentoso ad enunciarsi, ed è facile obiettare a colui che propone l’uno o l’altro di questi due enunciati.

PROTARCO  Beh, parli della possibilità che qualcuno affermi che io, Protarco, che vengo ad essere uno per natura, [14d] sia daccapo molti io, anche contrari l’uno all’altro, ponendo l’identità tra grande e piccolo, grave e leggero e migliaia d’altri contrari?

SOCRATE  Tu, Protarco, hai citato, tra i portenti intorno all’uno ed ai molti, quelli divulgati, ma s’è concordato, per così dire, da parte di tutti, di non doversi più toccare i portenti di tal sorta, giacché tutti assumono sian puerili e facili e caparbiamente in mezzo ai piedi nelle argomentazioni, e di conseguenza non doversi neppure toccare i portenti di tal sorta quando qualcuno, [14e] dividendo razionalmente le membra ed insieme le parti di ciascun ente, essendosi detto d’accordo sul fatto che tutte loro sono quell’uno, ci rimproveri ridicolizzandoci giacché si è necessitati ad affermare le bestialità che l’uno è molti ed infiniti e che i molti son uno solo.

PROTARCO  Ma tu dunque, Socrate, di quali alternative parli, che non sono ancora state divulgate non essendoci concordia su di esse, su questo stesso argomento?

SOCRATE  [15a] Allorquando, figliolo, si ponga l’uno non tra gli enti che si generano e si distruggono, come testé noi dicemmo. In questo caso, ecco, anche per l’uno di tal sorta, come dicemmo or ora, s’è concordato questo: non si deve indagarlo; quando, invece, si tenta di porre l’uomo uno, il bue uno, il bello uno ed il bene uno, intorno a queste unità e quelle di tal sorta, il grande sforzo della divisione diviene disputa.

PROTARCO  Come?

SOCRATE  [15b] Primo: si deve indagare se assumere che alcune di queste monadi siano tali da essere veramente; dipoi: come mai queste, nonostante ciascuna singolarmente sia sempre la stessa e non accolga né generazione né corruzione, sono insieme saldissimamente questa unità?; dopodiché: negli enti divenenti ed anche infiniti va posta distaccata e moltiplicata oppure nella sua interezza separata da se stessa, il che però parrebbe la più impossibile di tutte le proposte: che si generi l’identico e l’uno simultaneamente sia nell’uno sia nei molti? [15c] Non quelle ma queste, Protarco, sono le cause di ogni impasse per l’uno e i molti di tal sorta, se non ci s’accorda bene su di loro, e d’ogni passo avanti, se invece ci s’accorda bene.

PROTARCO  Quindi non bisogna che noi, Socrate, in primis adesso c’impegniamo in questo?

SOCRATE  Ecco orbene, così direi io.

PROTARCO  Ed allora assumi che tutti noi qui concordiamo con te su tali argomenti; quanto a Filebo, forse val meglio per adesso non smuovere interrogando chi giace tranquillo.

SOCRATE  [15d] E sia; da dove quindi s’inizierà questa battaglia, che è vasta e complessa, su questi argomenti controversi? Forse da qua?

PROTARCO  Da dove?

SOCRATE  Affermiamo che l’identità di uno e molti generata dagli argomenti ricorre affatto ogni volta in ciascuno degli enunciati, sempre, sia anticamente sia adesso. E questo né poserà mai né è iniziato adesso, ma è, così mi pare, una qualche passione degli argomenti stessi tale da essere immortale ed imperitura in noi; invece colui che, tra i giovani, la gusta per la prima volta, compiaciuto come se avesse trovato qualche tesoro di sapienza, [15e] è entusiasta per il piacere e muove piacevolmente ogni argomento, talora accerchiandolo da una parte all’altra e coagulandolo in uno, talaltra svolgendolo daccapo e dividendolo, getta nell’impasse per primo e soprattutto se stesso, secondariamente sempre il prossimo, sia che capiti uno più giovane sia uno più vecchio sia un coetaneo, non risparmiando né padre né madre né nessun’altro degli uditori, [16a] e per poco neanche degli altri viventi e non solo degli uomini, poiché, ecco, non risparmierebbe nessuno dei barbari, se solo avesse da qualche parte un interprete.

PROTARCO  Forse, Socrate, non vedi la moltitudine di noi che siamo tutti giovani e non hai paura che con Filebo ti assaliamo se ci esponi al ludibrio? Tuttavia, siccome, ecco, abbiamo in mente ciò che argomenti, se c’è qualche modo e qualche macchinazione con cui tale turbativa se ne vada di buon grado all’esterno del nostro argomento e dunque per rinvenire una qualche via più bella di questa ai fini dell’argomentazione, [16b] tu profonditi in questo e noi t’accompagneremo per quanto possibile: ecco, non è piccolo l’argomento che si presenta, Socrate.

SOCRATE  No infatti, figlioli, come dice Filebo appellandovi, non c’è né può venire ad esserci più bella via di quella di cui sono da sempre innamorato, che però già più volte sfuggendomi m’ha fatto stare solo ed in impasse.

 

 


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