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Platone, Filebo (19)

Platone, Filebo (19)

Nov 17

Brano precedente:  Platone, Filebo (18)

 

SOCRATE  Quindi, scegliendo alcuni di loro, si deve indagare per quale mai modo d’essere che hanno giudicavamo che loro fossero i massimi.

PROTARCO  [46a] Di necessità.

SOCRATE  Indaga, dunque, quale sia mai il modo d’essere che hanno i piaceri di tali malattie.

PROTARCO  Di quali?

SOCRATE  Ad esempio il sollievo dalla scabbia nel grattarsi e quant’altro di tal sorta non bisognoso di altro rimedio; ecco dunque, questa passione che si genera in noi, per gli dèi, che cosa mai affermeremo che sia? Piacere oppure dolore?

PROTARCO  Questo allora, Socrate, è verosimile venga ad esser un qualche male commisto.

SOCRATE  [46b] Comunque, ecco, ho fatto questo discorso non avendo di mira Filebo, ma senza considerare, Protarco, questi piaceri e quelli che loro conseguono, non potremo pressoché mai discernere quel che adesso è cercato.

PROTARCO  Quindi bisogna andare verso quelli loro congeneri.

SOCRATE  Parli di quelli accomunati nella mescolanza?

PROTARCO  Beh, assolutamente.

SOCRATE  Toh, allora ci sono delle mescolanze concernenti il corpo nei corpi stessi, [46c] altre dell’anima stessa nell’anima; in quelle, invece, dell’anima e del corpo ritroveremo dolori mescolati a piaceri, chiamate ambedue congiuntamente talora piaceri, talaltra dolori.

PROTARCO  Come?

SOCRATE  Allorquando qualcuno, nella ricostituzione o nella corruzione, patisce assieme passioni contrarie (quando infreddolito si scalda o, una volta accaldato, si rinfresca), cercando, credo, di tenere l’una e d’affrancarsi dall’altra, questo mescolamento, per così dire, dolceamaro, indistricabilmente presente, [46d] produce irritazione e da ultimo concitazione selvaggia.

PROTARCO  Eh, molto vero il discorso di adesso.

SOCRATE  Quindi, tra le mescolanze di tal sorta, le une non sono costituite da uguaglianze di dolori e piaceri, le altre dalla preponderanza degli uni o degli altri?

PROTARCO  Ecco, come no?

SOCRATE  Argomenta dunque che in quelle in cui s’ingenerano più dolori che piaceri – queste sono quelle della scabbia, discusse testé, e quelle dei pruriti –, quando l’irritazione e l’infiammazione sono dentro, dunque con lo strofinarsi ed il grattarsi non ci si arriva, [46e] e solo quel che è in superficie si dissipa, allora, recandole al fuoco o al suo contrario, avvicendandoli per l’insopportabilità, i pazienti ottengono a volte incalcolabili piaceri, ma altre volte, al contrario, dolori confusi ai piaceri alle parti interne invece che alle esterne, a seconda del senso verso cui abbiano penduto, col distillare violentemente i confusi o col coagulare i diffusi, [47a] così da far simultaneamente accostare dolori a piaceri.

PROTARCO  Verissimo.

SOCRATE  Allorquando, invece, c’è più piacere, in tutti gli eventi di tal sorta, nella commistione, la parte di dolore mista al sostrato produce prurito e lieve irritazione, mentre la parte molto più copiosa di piacere riversatavi produce contrazione e talvolta fa balzare, e, producendo colorazioni d’ogni sorta, atteggiamenti d’ogni sorta e respirazioni d’ogni sorta, non induce una scossa totalizzante e grida incontenibili?

PROTARCO  [47b] Sì, assai.

SOCRATE  E questo, compare, fa dire – al paziente di se stesso e anche ad altri – che godendo di tali piaceri quasi muore; ed ecco dunque che in tutto e per tutto sempre li insegue tanto più quanto più gli capita di essere smodato ed intemperante, e li chiama pure ‘massimi’ e considera felicissimo colui che vive sempre in essi quanto più è possibile.

PROTARCO  Socrate, hai derivato tutte le conseguenze della dottrina opinata dai più tra gli uomini.

 


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