Platone, Filebo (15)
Platone, Filebo (15)
Ott 22Brano precedente: Platone, Filebo (14)
SOCRATE Dunque per noi non differisce per nulla, compare, il piacere accompagnato da opinione corretta e scienza stabile da quello che spesso si genera in ciascuno di noi accompagnato da falsità ed ignoranza?
PROTARCO [38b] È verosimile, ecco, che non differisca di poco.
SOCRATE Dunque procediamo nell’osservazione della loro differenza.
PROTARCO Guida dove ti pare.
SOCRATE Dunque guido da questa parte.
PROTARCO Dove?
SOCRATE Professiamo che la nostra opinione può essere falsa, ma anche vera?
PROTARCO È così.
SOCRATE Beh, a queste, dico all’opinione vera ed alla falsa, seguono spesso piacere e dolore, ciò che argomentavamo or ora.
PROTARCO Ecco, assolutamente.
SOCRATE Quindi non è dalla memoria e dalla sensazione che pigliano di volta in volta a generarsi in noi l’opinare e la disposizione ad opinare?
PROTARCO [38c] Eccome.
SOCRATE Quindi noi non riteniamo forse che questi processi abbiano necessariamente questo percorso?
PROTARCO Come?
SOCRATE Affermeresti forse che spesso a qualcuno che vede da lontano, non del tutto chiaramente, le cose guardate, accade di voler discernere queste cose che guarda?
PROTARCO Lo affermerei.
SOCRATE Quindi, dopo di questo, costui non solleverebbe forse davanti a sé stesso questo quesito?
PROTARCO Quale?
SOCRATE «Che sarà mai questa cosa che pare starsene accanto alla pietra sotto un albero?», [38d] ti sembra che qualcuno potrebbe dire queste cose a sé stesso qualora vedesse comparirgli cose di tal sorta?
PROTARCO Beh, e con ciò?
SOCRATE Allora, dopo di questo, quel tale, come rispondendosi, non potrebbe dire a sé stesso questo: «È un uomo», parlando obiettivamente?
PROTARCO Eh sì, assolutamente.
SOCRATE E, fuorviato, ecco che potrebbe forse dichiarare anche che quel che è guardato è una statua, opera di alcuni pastori.
PROTARCO Ecco, sicuro.
SOCRATE [38e] E, qualora ci fosse qualcuno accanto a lui, e ripetesse a colui che è presente quelle stesse cose dette a sé stesso, facendosi intendere ad alta voce, così non sarebbe dunque divenuto anche discorso quel che allora chiamavamo ‘opinione’?
PROTARCO Beh, e con ciò?
SOCRATE Qualora, invece, fosse solo, riflettendo tra sé e sé su questa stessa cosa, a volte, e per molto tempo, potrebbe portarsela dietro, tendendola in sé.
PROTARCO Beh, assolutamente.
SOCRATE Quindi, che dici? Allora tu sei del mio parere per quel che riguarda queste cose?
PROTARCO Quale parere?
SPCRATE A me sembra qualche volta che la nostra anima assomigli ad un libro.
PROTARCO Come?
SOCRATE [39a] La memoria, convolando in identità con le sensazioni, e le passioni che ci sono per loro effetto, mi paiono qualche volta quasi come uno scrivere discorsi nelle nostre anime; e quando la passione scrive il vero, avviene che da essa si generino in noi opinioni e discorsi veri; ma quando un tale scrivano presso di noi scrive il falso, ne vengono proposizioni contrarie alle vere.
PROTARCO [39b] Beh, mi sembra di sì, e accetto queste parole.
SOCRATE Accetta dunque che anche un altro artigiano si generi in quel lasso di tempo nelle nostre anime.
PROTARCO Chi?
SOCRATE Un pittore, che, dopo lo scrivano, dipinge nell’anima le immagine dei discorsi detti.
PROTARCO Diciamo dunque come ed anche quando.
SOCRATE Allorquando qualcuno, sottraendo alla vista od a qualche altro senso le cose opinate e discusse, [39c] vede in qualche modo in sé le immagini delle cose che son state opinate e discusse. O non è questo che avviene in noi?
PROTARCO Beh, per forza.
SOCRATE Quindi, mentre le immagini delle opinioni e dei discorsi veri sono vere, quelle d’opinioni e discorsi falsi sono false, no?
PROTARCO In tutto e per tutto.
SOCRATE Se, dunque, abbiam detto queste cose rettamente, esaminiamo anche questo su di loro.
PROTARCO Che cosa?
SOCRATE Se così per noi è necessario patire queste affezioni per quanto riguarda gli enti presenti e quelli generatisi in passato, per quelli futuri invece non lo è?
PROTARCO Ebbene, per tutti i tempi allo stesso modo.
SOCRATE [39d] Non era stato argomentato nei discorsi precedenti che i piaceri ed i dolori propri dell’anima stessa, ecco, posson generarsi prima dei piaceri e dei dolori propri del corpo, sicché ci avviene di godere prima e dolere prima per quel che si genera all’essere nel tempo futuro?
PROTARCO Verissimo.
SOCRATE Quindi gli scritti ed i dipinti, che poco fa ponevamo si generassero in noi, sono forse rappresentazioni per il tempo passato e presente, [39e] mentre non lo sono per il futuro?
PROTARCO Ecco, per forza.
SOCRATE Allora dici «per forza» perché tutte queste sono speranze per il tempo avvenire, ma anche noi per tutta la vita siamo sempre carichi di speranze?
PROTARCO Beh, in tutto e per tutto.
SOCRATE Orsù dunque, dopo le cose dette adesso, rispondi anche a questa domanda.
PROTARCO A quale?
SOCRATE L’uomo giusto e pio e totalmente buono non è forse caro agli déi?
PROTARCO Beh, e con ciò?
SOCRATE Che dici dunque? Uno ingiusto ed in tutto e per tutto cattivo non è forse [40a] il contrario di quello?
PROTARCO Dunque, come no?
SOCRATE Ebbene, ogni uomo è carico, come dicevamo testé, di molte speranze?
PROTARCO Dunque, perché no?
SOCRATE Ebbene, quelle che denominiamo ‘speranze’, sono discorsi presenti in ciascuno di noi?
PROTARCO Sì.
SOCRATE E dunque anche le rappresentazioni dipinte; ed uno spesso si figura che gli arrivi un gruzzolo abbondante e, con esso, molti piaceri, e dunque si raffigura in sé stesso anche sé stesso dipinto mentre gode assai.
PROTARCO [40b] Dunque, come no?
SOCRATE Quindi professeremo che, di queste iscrizioni, ai buoni per lo più si fanno incontro quelle vere per il loro essere cari agli déi, ed ai cattivi invece quelle contrarie, o non lo professeremo?
PROTARCO Eccome se va professato.
SOCRATE Quindi anche presso i malvagi, non meno che presso gli altri, ci sono, ecco, piaceri dipinti, tuttavia essi sono falsi.
PROTARCO Beh, e con ciò?
SOCRATE [40c] Allora, mentre i malvagi godono il più delle volte di falsi piaceri, i buoni tra gli uomini godono di piaceri veri.
PROTARCO Argomenti con necessità massima.
è molto interessante la connessione della bontà con i piaceri veri, e in ciò la filosofia, in particolar modo quella antica, è la vera maestra della virtù, la guida verso i veri piaceri della vita, primo tra tutti la conoscenza o l’aspirare ad essa!