Platone, Filebo (10)
Platone, Filebo (10)
Set 25Brano precedente: Platone, Filebo (9)
SOCRATE Suvvia dunque, osserva il discorso che adesso ci sopraggiunge su questi argomenti.
PROTARCO Ti rimane solo da argomentare.
SOCRATE Per quel che riguarda la natura dei corpi di tutti i viventi nel loro insieme, contempliamo il fatto che entrano nella loro costituzione fuoco ed acqua e soffio e… terra! come proferiscono coloro che sono in balia della tempesta.
PROTARCO [29b] Eccome: siam tempestati, ecco, realmente dall’impasse negli argomenti d’adesso.
SOCRATE Forza dunque, per ciascuno degli elementi presenti in noi cogli tale fatto.
PROTARCO Quale?
SOCRATE Che di ciascuno è presente in noi un poco, che è misero e mai in nessun modo involucro discreto e non ha la potenza degna della sua natura. Dunque, coltolo in uno, giudica lo stesso di tutti. Ad esempio: il fuoco è presente in noi, è però anche nel tutto.
PROTARCO Beh, che vuol dire?
SOCRATE [29c] Quindi, mentre quello presente in noi è qualcosa di piccolo e debole e misero, quello nel tutto è stupendo in copiosità ed in beltà ed in tutta la potenza che è pertinente al fuoco.
PROTARCO Eccome, molto vero ciò che argomenti.
SOCRATE Che dici dunque? Il fuoco del tutto è nutrito ed è generato ed è aumentato da questo fuoco presente in noi o al contrario il mio ed il tuo e quello dei viventi tutti assieme ottiene da quello questi abiti?
PROTARCO Questo che chiedi non è degno neppure di risposta.
SOCRATE [29d] Rettamente; ecco, dirai le identiche cose, credo, della terra nei viventi, quella di qua, e di quella nel tutto, e dunque di tutti quanti gli altri elementi dei quali ti chiesi poco fa. Così risponderai?
PROTARCO Chi, ecco, rispondendo altrimenti parrebbe mai sano?
SOCRATE Pressoché nessuno; ma segui quel che viene oltre, successivamente a questo. Ecco, noi, vedendo tutti questi elementi or ora menzionati congregati in uno, forse non li denominiamo ‘corpo’?
PROTARCO Beh, che vuol dire?
SOCRATE [29e] Dunque assumi lo stesso anche per questo che diciamo ‘cosmo’: ecco infatti che sarebbe corpo, essendo composto dagli stessi elementi.
PROTARCO Argomenti correttissimamente.
SOCRATE Quindi è da questo corpo che il nostro corpo si nutre interamente oppure è dal nostro che questo si nutre, ha assunto e mantiene quanto or ora abbiamo narrato su di essi?
PROTARCO Anche quest’altro quesito, Socrate, non è degno d’esser posto.
SOCRATE [30a] Che dici dunque? Forse è degno questo? O come dirai?
PROTARCO Dimmi quale.
SOCRATE Non professeremo forse che il nostro corpo ha un’anima?
PROTARCO Chiaro che professeremo ciò.
SOCRATE Da dove prendendola, caro Protarco, se non si desse il caso che fosse animato il corpo del tutto, che ha, ecco, proprietà identiche alle sue ed ancor più belle?
PROTARCO Chiaramente da nessun’altra parte, Socrate.
SOCRATE Ecco, infatti non opiniamo, Protarco, che di quei quattro, limite, illimitato, comune ed il genere della causa [30b] che è insito come quarto in tutti gli enti, quest’ultimo, che reca anima nei nostri corpi e produce esercizio nel corpo e medicina del corpo caduto malato ed in altri casi confeziona altri rimedi e si ode chiamarlo sapienza totale e di tutte le qualità, pur essendoci questi stessi elementi nell’intero cielo, distribuiti in grandi parti, ed eziandio belli ed in involucro discreto, in questi or dunque non abbia ricostruito la natura degli enti più belli e più stimati.
PROTARCO [30c] Ma questo, ecco, non avrebbe alcun senso.
SOCRATE Quindi, se non è così, allora, proseguendo quell’argomento, è meglio che argomentiamo che c’è – ciò l’abbiamo detto spesso – molto illimitato nel tutto, e limite sufficiente, e, al di sopra di essi, una qualche causa non misera, che, regolando e coordinando gli anni e le stagioni ed i mesi, può esser giustissimamente concepita come sapienza ed intelletto.
PROTARCO Giustissimamente, infatti.
SOCRATE Beh, sapienza ed intelletto senz’anima non sarebbero giammai generabili.
PROTARCO No, ecco.
SOCRATE [30d] Quindi dirai che nella natura di Giove vengono ad esservi un’anima regale ed un intelletto regale mediante la potenza della causa, e negli altri déi altre cose belle, a seconda di come a ciascuno è gradito esser concepito.
PROTARCO Ecco bene, è così.
SOCRATE Ecco dunque che, quanto alla mia ricerca, ho portato una soluzione all’impasse, cioè che l’intelletto [30e] è del genere di quella che abbiamo concepito come causa di tutto, che per noi era uno dei quattro generi. Ecco dunque che già adesso hai la nostra risposta.
PROTARCO L’ho, e molto soddisfacente; eppure, toh, il tuo rispondermi era latente.
SOCRATE Un riposo, ecco, Protarco, dallo sforzo diviene talvolta il gioco.
PROTARCO Dici bene.
SOCRATE [31a] Or dunque, compare, da parte nostra adesso è stato opportunamente mostrato di che genere è e quale potenza possiede l’intelletto.
PROTARCO Eh già, assolutamente.
SOCRATE Ecco, allo stesso modo anche il genere del piacere è già da tempo apparso.
PROTARCO Eccome.
SOCRATE Ricordiamo dunque anche questo su entrambi, cioè che, mentre l’intelletto è un congiunto, ed insomma dello stesso genere, della causa, il piacere è illimitato in se stesso ed è del genere che non ha né avrà mai, in sé e da sé, né principio, né medi, né termine.
PROTARCO [31b] Lo ricorderemo; come no, ecco?