Temi e protagonisti della filosofia

Platone, Fedone (9)

Platone, Fedone (9)

Set 19

Brano precedente: Platone, Fedone (8)

 

«Quindi se, avendo acquisito questa conoscenza stabile prima di nascere, siamo nati avendola, non conosciamo forse stabilmente, sia prima di nascere sia appena nati, non solo l’eguale, e il maggiore e il minore, ma anche nel complesso ognuno di tali enti? Infatti ora noi non argomentiamo intorno all’eguale piuttosto che intorno al bello in sé e al bene [75d] in sé e al giusto e al santo e ‒ quel che dico è questo ‒ all’insieme di tutto ciò su cui mettiamo il suggello di ‘ciò che è in sé’ sia nelle domande, quando domandiamo, sia nelle risposte, quando rispondiamo. Sicché è necessario che noi abbiamo acquisito tutte queste conoscenze stabili prima di nascere».

«È così».

«E, se, dopo averle acquisite, ogni volta non le dimenticassimo occultate nella latenza, nasceremmo sempre sapendo e sapremmo durante la vita; il sapere, ecco è questo: avere conoscenza stabile di ciò che si è acquisito e non disfarsene. O non diciamo che dimenticanza nella latenza è questo, Simmia: perdita di conoscenza stabile?»

[75e] «In tutto e per tutto», disse, «Socrate».

«Sì, se dunque, credo, dopo aver acquisito conoscenze stabili prima di nascere, nascendo ce ne disfiamo, ma poi, utilizzando le sensazioni loro pertinenti, riacquisiamo quelle conoscenze stabili che avevamo anche prima d’allora, allora ciò che è chiamato ‘apprendere mentalmente’ non sarebbe forse riacquisire una conoscenza stabile con cui abbiamo già avuto dimestichezza?»

«Assolutamente sì».

[76a] «Questo, ecco dunque, già parve possibile: chi percepisce qualcosa (o vedendolo o udendolo o cogliendolo con qualche altra sensazione) a partire da esso riflette su qualcos’altro che s’era dimenticato occultato nella latenza e a cui esso s’avvicinava essendogli dissimile o simile; sicché ‒ è questo che dico ‒ delle due l’una: o siamo nati già conoscendo stabilmente le idee e tutti le conosciamo stabilmente durante la vita; oppure coloro che diciamo apprendano mentalmente null’altro fanno che rammemorare, e l’apprendimento mentale sarebbe reminiscenza».

«Ebbene, le cose stanno proprio così, Socrate».

«Quindi, quale scegli, Simmia? Noi siam nati avendo conoscenza stabile o abbiamo rammemorato a posteriori ciò di cui abbiamo acquisito precedentemente conoscenza stabile?»

«Socrate, non ho modo di scegliere nel presente».

«Che c’è, dunque? Hai modo di scegliere questo e dire come ti sembra stiano le cose al riguardo: un uomo che sa ha la capacità di dare ragione di ciò che sa o no?»

«Sì, è necessario, e molto», disse, «Socrate».

«E ti sembra che tutti abbiano la capacità di dare ragione di ciò che or ora dicevamo?»

«Vorrei proprio tanto», disse Simmia, «ma ho moltissima paura che domani a quest’ora non ci sia più nessuna persona che sia capace di farlo degnamente…»

[76c] «Allora non ti sembra affatto che tutti ne abbiano conoscenza stabile», disse.

«In nessun modo».

«Rammemorano allora ciò che un tempo appresero mentalmente?»

«Di necessità».

«Quando ne hanno acquisito conoscenza stabile le nostre anime? Ecco dunque: da quando siam nati come uomini, proprio no».

«No affatto».

«Allora precedentemente».

«Sì».

«Allora, Simmia, le nostre anime c’erano anche precedentemente: prima di essere in aspetto d’uomo, separatamente dal corpo, e avevano intelligenza».

«Se non acquisiamo nascendo queste conoscenze stabili, Socrate: infatti resta ancora questo tempo».

[76d] «E sia, compare; ma in quale altro tempo ce ne disfiamo? Non nasciamo infatti avendole, come testé concordammo. O ce ne disfiamo in quello stesso mentre in cui le acquisiamo? Oppure hai qualche altro tempo, che dici?»

«Nient’affatto, Socrate, tutt’altro: ho occultato a me stesso di non star dicendo nulla».

«Quindi noi non abbiamo forse questa situazione», disse, «Simmia? Se c’è ciò su cui chiacchieriamo sempre, qualcosa come bello e bene e ognuna di tali essenze, e riferiamo ad esse tutto quel che deriva dalle sensazioni, riscoprendo che esse precedentemente erano nostro oggetto e con esse abbozziamo le sensazioni, è necessario che, così come ci sono esse, altrettanto ci sia anche la nostra anima anche prima che noi nascessimo? Altrimenti, se esse non sono, quest’argomento sarebbe flatus vocis. Allora non stanno così le cose, e non vi è eguale necessità che ci siano esse e ci siano anche le nostre anime anche prima che noi nascessimo, e, se le une non sono, neanche le altre sono

«Socrate», disse Simmia, «mi sembra che la necessità sia superbamente la stessa e che proprio con eleganza l’argomento si rifugi [77a] nell’esser-insieme della nostra anima prima che noi nasciamo e dell’essenza di cui tu ora parli. Ecco sì io ritengo non ci sia nulla che sia così illuminante per me come questo, che tali enti tutti quanti sono qualitativamente al meglio: bello, bene e tutti gli altri di cui or ora parlavi; sì, mi sembra anche sia stato sufficientemente dimostrato».

 

Brano seguente: Platone, Fedone (10)


Ti è piaciuto il post? Dona a Filosofia Blog!

Cliccando sul pulsante qui sotto puoi donare a Filosofia Blog una piccola cifra, anche solo 2 euro, pagando in modo sicuro e senza commissioni. Così facendo contribuirai a mantenere i costi vivi di Filosofia Blog. Il servizio di donazioni si appoggia sul circuito il più diffuso e sicuro metodo di pagamento online, usato da più di 150 milioni di persone. Per poter effettuare la donazione non è necessario avere un account Paypal, basta avere una qualsiasi carta di credito o Postepay. Grazie!

Leave a Reply