Platone, Fedone (30)
Platone, Fedone (30)
Gen 13Brano precedente: Platone, Fedone (29)
[107c] «Ma di questo, ecco», disse, «amici, è giusto ragionare: se l’anima è immortale, allora ha bisogno di cura non solo in questo tempo che chiamiamo il vivere, ma per tutto il tempo, e anche il pericolo, or dunque, può sembrare sia terribile, se qualcuno non se n’è preso cura. Se infatti la morte fosse alienazione da tutto, sarebbe un guadagno per i malvagi, morendo, alienarsi simultaneamente sia dal corpo sia dalla loro malvagità insieme all’anima; adesso però, poiché pare sia immortale, nessun’altra [107d] fuga dai mali né salvezza ci può essere per lei eccetto il divenire il più possibile migliore e saggia. Infatti l’anima va nell’Ade avendo null’altro eccetto educazione e condotta, e dunque ciò che – si dice – giova o nuoce al trapassato subito, all’inizio del viaggio di là. Si dice dunque questo: che, allorché ognuno trapassa, il demone di ognuno – quello che da vivo ha avuto in sorte – piglia a condurlo a un qualche luogo, da dove coloro che sono stati raccolti e giudicati devono portarsi nell’Ade [107e] in compagnia di quella guida cui è stato appunto ordinato di portarli di qui a là; scontatovi poi ciò che bisogna scontino e rimanendovi il tempo che bisogna rimangano, un’altra guida li riaccompagna qua in grandi e plurimi periodi di tempo. Il viaggio però non è come dice il Telefo di Eschilo: egli [108a] dice infatti che semplice via all’Ade porta, ma essa mi pare non sia né semplice né unica: ecco, non ci sarebbe bisogno di guide, non si avrebbe affatto modo di sbagliare, essendo unica la via. Ora, invece, sembra si abbiano più scissioni e trivi; lo dico arguendolo dai sacrifici e dalle cerimonie di qui. Quindi l’anima adorna e saggia segue il demone e non ignora ciò che le si presenta; quella invece che trattiene desiderio del corpo, come in precedenza ho detto, dopo esser stata per molto [108b] tempo attratta da lui e dalla regione visibile, aver molto conteso e molto patito, per violenza e a stento se ne va condotta dal demone prepostole. Arrivata dunque laddove son le altre, lei che è impura e che ha fatto qualcosa d’impuro, o perché contaminatasi d’uccisioni inique o perché le è accaduto di compiere delle altre azioni tali da essere sorelle a queste o di anime sorelle, questa ognuno la fugge ed evita e non vuole diventarne né compagno di viaggio né guida; essa [108c] invece vaga in impasse totale sinché non siano passati certi tempi, trascorsi i quali di necessità è trasferita alla dimora a lei spettante; ciascuna di quelle che invece han trascorso la vita con purezza e misura, trovati gli dei e come compagni di viaggio e come guide, dimora nel luogo a lei spettante.
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pillole di saggezza