Platone, Fedone (1)
Platone, Fedone (1)
Ago 15ECHECRATE: [57a] Anche tu, Fedone, eri accanto a Socrate quel giorno in cui bevve la pozione nel carcere, o l’hai udito da qualcun altro?
FEDONE: Anch’io c’ero, Echecrate.
ECHECRATE: E dunque cos’è che disse quell’uomo prima della morte? Come morì? Io, ecco, lo ascolterei con piacere. Infatti proprio nessuno dei cittadini di Fliunte raggiunge più Atene adesso e da copioso tempo neppure arriva [57b] da là qualche forestiero che sia capace di enunciare chiaramente qualcosa su questo, eccetto che bevendo la pozione morì; non hanno nient’altro da dire.
FEDONE: [58a] Neanche vi è stato confidato in quale modo si svolsero i fatti del giudizio?
ECHECRATE: Sì, ce li enunciò qualcuno, e, sì ecco, ci stupivamo perché sembra sia morto molto dopo, quando il giudizio si era svolto da tanto tempo. Perché fu così, Fedone?
FEDONE: Fu una fortunata coincidenza, Echecrate: accadde, ecco, che il giorno prima del giudizio fu incoronata la poppa della nave che gli Ateniesi mandano a Delo.
ECHECRATE: Ma questa che nave è, dunque?
FEDONE: Questa è la nave ‒ così dicono gli Ateniesi ‒ nella quale una volta Teseo partì guidando a Creta quelle “sette coppie” [58b], e le salvò e si salvò. Allora, come si racconta, avevano fatto voto ad Apollo che, se si fossero salvati, ogni anno avrebbero inviato un pellegrinaggio a Delo. Beh, da allora la mandano dunque sempre, anche adesso, ogni anno al dio. Ora, da quando hanno iniziato il pellegrinaggio, per loro è norma, in questo tempo, di tenere pura la città e non uccidere pubblicamente nessuno prima che sia arrivata la nave da Delo e sia di nuovo qui. Questo però talvolta avviene in molto tempo, quando capitano venti che li respingono. [58ca] L’inizio del pellegrinaggio è dopo che il sacerdote di Apollo ha incoronato la poppa della nave. E questo accadde, come ho detto, il giorno prima che il giudizio avvenisse. Perciò ci fu molto tempo per Socrate nel carcere tra il giudizio e la morte.
ECHECRATE: Ma dunque che cosa puoi dire appunto sulla morte, Fedone? Quali erano i detti e i fatti, e quali i discepoli di quest’uomo che erano presenti? Oppure gli arconti non permettevano di avvicinarsi e morì solitario senza amici?
FEDONE: [58d] Nient’affatto, tutt’altro: ce n’erano alcuni, e molti anzi.
ECHECRATE: Preparati dunque ad enunciarci quanto più chiaramente puoi tutto questo, se per caso non hai qualche impegno.
FEDONE: Tutt’altro, sono libero da impegni, anzi, e tenterò di raccontarvelo: ricordarmi di Socrate, ecco, o parlando io stesso o ascoltando un altro, per me è sempre la cosa più soave di tutte.
ECHECRATE: Ma bene, Fedone, avrai ascoltatori tali e quali a te; ma tenta di narrare tutto il più esattamente che puoi.
FEDONE: [58e] Ebbene, io provai cose stupefacenti ad essere presente. Infatti, pur presenziando alla morte di un uomo a me tanto intimo, non s’insinuò in me commiserazione: ecco, mi pareva un uomo felice, o Echecrate, e nei modi e nelle parole, moriva così intrepidamente e nobilmente che mi stava accanto uno che, andando nell’Averno, non vi andava senza una sorte divina, e che, là giunto, sarebbe stato bene [59a] quant’altri mai. Per questo, dunque, in me non s’insinuò affatto commiserazione alcuna, come sembrerebbe prevedibile per chi è presente ad un evento luttuoso, ma neanche piacere, benché fossimo intenti a filosofare come solevamo ‒ e infatti gli argomenti erano tali: filosofici ‒ ma, detto senz’artificio, c’era in me un sentimento fuori luogo e una fusione inconsueta che confondeva assieme sia il piacere sia il dolore, mentre riflettevo sul fatto che egli stava per morire presto. E tutti noi presenti soggiacevamo ad una disposizione d’animo così, talora ridendo, talaltra piangendo, e in ciò si distingueva uno di noi: Apollodoro ‒ [59b] ecco sì, hai visto forse quest’uomo e le sue maniere.
ECHECRATE: E come no?
FEDONE: Orbene, egli aveva questo stato d’animo, e io stesso ero turbato e pure gli altri.
ECHECRATE: Fedone, chi si trovava presente, dunque?
FEDONE: Dunque… Di quelli del posto, era presente questo Apollodoro, c’erano Critobulo e suo padre e anche Ermogene, Epigene, Eschine e Antistene. C’era poi anche Ctesippo di Peania, Menesseno e alcuni altri di quelli del posto. Credo però che Platone fosse ammalato.
ECHECRATE: Ma c’erano anche dei forestieri?
FEDONE: [59c] Sì, ecco: Simmia di Tebe, Cebete e Fedonda e da Megara Euclide e Terpsione.
ECHECRATE: E poi? Aristippo e Cleombroto erano presenti?
FEDONE: Loro no: si diceva fossero a Megara, infatti.
ECHECRATE: E c’era qualcun altro?
FEDONE: Pressappoco credo fossero presenti costoro.
Brano successivo: Platone, Fedone (2)
Ammiro la felicità e la serenità che viene narrata in questo articolo, la filosofia, l’amore per la conoscenza senza altri fini, l’amore supremo capace di renderci immuni dal dolore anche di fronte alla morte… purtroppo è un tempo lontano quello della felicità suprema!