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Platone, Eutifrone (3)

Platone, Eutifrone (3)

Lug 02

 

 

Brano precedente: Platone, Eutifrone (2)

 

SOCRATE   Ed io, o caro compare, conscio appunto di queste cose, desidero divenire discepolo tuo, giacché vedo che sia chiunque altro sia questo Meleto non sembrano neppure guardare te, mentre ha avvistato così acutamente e rapidamente me che mi accusa di empietà. Quindi ora, per Giove, parlami di ciò che or ora rivendicavi di sapere chiaramente: che cosa è ciò che professi sia il santo ed il non santo [5d] sia riguardo all’omicidio sia riguardo alle altre cose? Il santo non è forse identico a sé stesso in ogni azione? Ed il non santo, invece, è il contrario di tutto quel ch’è santo? Dunque è simile a sé stesso e contiene un’unica idea conforme all’empietà tutto ciò che sta per essere non santo?

EUTIFRONE   Beh, assolutamente, o Socrate.

SOCRATE   Argomenta dunque: che cosa professi sia il santo e che cosa il non santo?

EUTIFRONE   Argomento allora che, mentre il santo è ciò che io ora faccio trascinando in tribunale colui che ha commesso ingiustizia o per omicidio o per furto sacrilego o che commette qualcun’altro di tali peccati, anche se [5e] per caso è tuo padre, o tua madre o chiunque altro, il non trascinarvelo è non santo; inoltre, o Socrate, osserva che ti enuncerò una grande prova del fatto che la legge sta così – ho già detto ciò anche ad altri, che in queste evenienze sarebbe corretto questo –: non accondiscendere all’empio, chiunque sia. Capita, ecco, che questi uomini che ritengono Giove il migliore ed il più giusto degli dèi, [6a] e concordano che egli incatenò suo padre perché aveva ingoiato i figli ingiustamente e che quello, ecco, a sua volta aveva evirato suo padre per altri motivi di tal sorta, (1) rimbrottano invece me perché denuncio un padre che commette ingiustizia, e così si contraddicono da sé stessi sia sugli dèi sia su di me.

SOCRATE   Ecco allora, o Eutifrone, questo è il motivo per cui son perseguito dall’accusa, perché, quando qualcuno dice sugli dèi cose di tal sorta, le accolgo come con disagio? Perciò, come sembra, qualcuno affermerà che io son colpevole. Adesso quindi, se condividi queste opinioni anche tu [6b] che sai bene tali argomenti, è dunque necessario, come sembra, che anche noi concordiamo. Ecco, e che potremmo affermare proprio noi che ammettiamo di non sapere niente su di essi? Ma dimmi, per Giove protettore dell’amicizia, tu ritieni veramente che questi eventi siano avvenuti così?

EUTIFRONE   E ne son avvenuti d’ancor più stupendi di questi, o Socrate, che i più non sanno.

SOCRATE   Ed allora tu ritieni che tra gli dèi realmente ci siano guerre intestine e pure rivalità terribili e battaglie e molti altri eventi di tal sorta, i quali son raccontati dai poeti e [6c] dipinti nelle immagini sacre dai bravi pittori, come quando, nelle grandi Panatenee, il peplo (2) colmo di tali pitture è condotto all’Acropoli? Professeremo che questi avvenimenti sono veri, o Eutifrone?

EUTIFRONE   Ecco, non solo, o Socrate, ma, come testé ho detto, io te ne narrerò, qualora lo voglia, molti altri intorno agli dèi, udendo i quali so bene che tu sarai colpito.

SOCRATE   Non me ne stupirei. Ma me li narrerai un’altra volta con comodo; adesso invece prova a dirmi più chiaramente ciò che testé ti chiedevo. [6d] Ecco, o compare, prima non mi hai istruito sufficientemente quando t’ho chiesto che cosa sia mai il santo, ma mi hai detto che si dà il caso che santo sia questo: ciò che tu adesso fai accusando il padre d’omicidio.

EUTIFRONE   E dicevo il vero, ecco, o Socrate.

SOCRATE   Si vede di sì, ma, ecco, o Eutifrone, affermi che molte altre cose sono sante.

EUTIFRONE   Eccome, lo sono.

SOCRATE   Ricordi quindi che esigevo da te non questo, d’insegnarmi una o due delle molte cose sante, ma quell’idea in sé mediante cui tutte le cose sante sono sante? Hai affermato, ecco, in qualche modo che è mediante un’unica idea [6e] che le cose non sante sono non sante e le sante sante, o non ricordi?

EUTIFRONE   Io sì.

SOCRATE   Toh, allora insegnami questa idea in sé, quale mai è, affinché, ammirando quella ed usandola a modello, possa affermare che ciò che casomai fosse di tal specie tra le azioni che o fai tu o fa qualcun altro è santo, ed affermi che non lo è ciò che invece non è di tal specie.

EUTIFRONE   Ma se così vuoi, o Socrate, ti risponderò pure così.

SOCRATE   Ebbene, voglio così, ecco.

 

Note

(1) Urano (Cielo, forse correlato all’indiano Varuna) getta nel Tartaro i figli avuti da Gea (Terra), ma uno di essi, Crono, lo evira e lo spodesta. Per scongiurare la ritorsione su di lui della stessa sorte comunicatagli in una profezia, Crono divora alla nascita i figli avuti da Rea, che però ne salva uno, Zeus, che avvera la profezia.

(2) Veste di Atena, dea protettrice di Atene.

 

Brano seguente: Platone, Eutifrone (4)

 

 


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