Pitagorizzazione delle dottrine non scritte di Platone testimoniata da Sesto Empirico (2)
Pitagorizzazione delle dottrine non scritte di Platone testimoniata da Sesto Empirico (2)
Lug 11Sesto Empirico, Contro i matematici, X (Contro i fisici, 2) 250-253 (ed. E. Bekker, Berlin 1842).
Quindi dire che il principio dell’intero universo è fenomenico è in certo modo innaturale [to men oun phainomenēn einai legein tēn tōn holōn archēn aphusikon pōs estin]: ogni fenomeno, infatti, deve essere costituito da enti non fenomenici, ed è principio non ciò che è costituito da alcuni di essi, bensì ciò che è costitutivo di quest’ultimo [pan gar to phainomenon ex aphanōn ophelei sunistasthai, to d’ek tinōn sunestōs ouk estin archē, alla to ekeinou autou sustatikon].
[251] Quindi non si può dire che i fenomeni [hothen kai ta phainomena ou rhēteon] sono principi dell’intero universo; lo sono invece i costituenti [alla ta sustatika] dei fenomeni, e i costituenti non sono mai stati [ouketi ēn] fenomeni. Pertanto, supponevano che i principi degli enti fossero [hupethento tas tōn ontōn archas] non manifesti [adēlous] e non fenomenici [aphaneis], seppur non concordando [kai ou koinōs]. [252] Infatti, coloro che dissero che gli atomi o le omeomerie o le masse o genericamente i corpi intelligibili sono principi di tutti gli enti, lo fecero per un verso correttamente e per un altro verso cadendo in errore [hoi gar atomous eipontes ē homoiomereias ē onkous ē koinōs noēta sōmata pantōn tōn ontōn archein pē(i) men katōrthōsan, pē(i) de diepeson]. Nella misura in cui, infatti, [hē(i) men gar] stimano [nomizousin] che i principi siano non manifesti, procedono come si deve, ma, nella misura in cui suppongono che essi siano corporei, cadono in errore [deontōs anastrephontai, hē(i) de sōmatikas hupotithentai tautas, diapiptousin].
[253] Come, infatti, [hōs gar] i corpi intelligibili e non manifesti [adēla] precedono [proēgeitai] i corpi sensibili [aisthētōn], altrettanto gli enti incorporei devono essere principi dei corpi intelligibili [houtō kai tōn noētōn sōmatōn archein dei ta asōmata]. Lo stesso dicasi anche per il linguaggio [kai kata logon]: come, infatti, gli elementi della parola [tēs lexeōs] non sono parole, altrettanto gli elementi dei corpi non sono corpi [ta tōn sōmatōn stoicheia ouk esti sōmata]; ma, giocoforza, sono o corpi o incorporei [ētoi de sōmata ophelei tunchanein ē sōmata]; perciò sono del tutto incorporei [dio pantōs estin asōmata].