Temi e protagonisti della filosofia

Melisso, Sulla natura o sull’essente (2)

Melisso, Sulla natura o sull’essente (2)

Feb 13

Articolo precedente: Melisso, Sulla natura o sull’essente (1)

 

Simpl., Phys., 29, 22. 109, 20 (DK 30 B 2; R. B 2)

«hote toinun ouk egeneto, esti te kai aei ēn kai aei estai kai arkhēn ouk ekhei oude teleutēn, all’ apeiron esti. ei men gar egeneto, arkhēn an eikhen (ērxato gar an pote ginomenon) kai teleutēn (eteleutēsen gar an pote ginomenon); hote de mēte ērxato mēte eteleutēsen, aei te ēn kai aei estai, ouk ekhei arkhēn oude teleutēn: ou gar aei einai anuston, ho ti mē pan esti». = «Ora, poiché non si è generato, è e sempre era e sempre sarà e non ha principio né termine, ma è illimitato. Se, infatti, si fosse generato, avrebbe principio (avrebbe infatti principiato a generarsi in un determinato momento) e termine (avrebbe infatti terminato di generarsi in un determinato momento); ma, poiché né principiò né terminò, sempre era e sempre sarà, non ha principio né termine: non è infatti possibile che sempre sia ciò che non è tutto».

 

Simpl., Phys., 103, 24

all’ epeidē to genomenon arkhēn ekhei, to mē genomenon arkhēn ouk ekhei; to de on ou gegonen; ouk ar’ ekhei arkhēn. eti de to phtheromenon teleutēn ekhei. ei de ti estin aphtharton, teleutēn ouk ekhei. to on ara aphtharton on teleutēn ouk ekhei. to de mēte arkhēn ekhon mēte teleutēn apeiron tunkhanei on. apeiron ara to on. = Ma, poiché il generato ha principio, il non-generato non ha principio; ma l’essente non si è generato; allora non ha principio. E il distrutto, dunque, ha termine. Se dunque c’è qualcosa d’indistruttibile, non ha termine. L’essente, allora, essendo indistruttibile, non ha termine. Ciò che dunque non ha né principio né termine si dà il caso che sia illimitato. L’essente, allora, è illimitato.

 

Simpl., Phys., 109, 29 (DK 30 B 3, B 10; R. B 3, B 10)

Ha chiarificato [saphes pepoiēken] dunque che [hoti], come dice essenzialmente delimitato il «generato in un determinato momento», così dice essenzialmente illimitato il «sempre essente» [hōsper to «pote genomenon» peperasmenon tēi ousiai phēsin, houtō kai to «aei on» aperiron legei tēi ousiai], dicendo [eipōn]:

«all’ hōsper estin aei, houtō kai to megethos apeiron aei khrē einai». = «Ma, come è sempre, così anche bisogna che sia sempre illimitato nella magnitudine».

Parla dunque di magnitudine, non dell’estensione [to diastaton]: egli infatti dice indivisibile l’essente [adiaireton to on deiknusin]:

«ei gar diēirētai» phēsi «to eon, kineitai; kinoumenon de ouk an eiē». = «se infatti si dividesse», dice, «l’essente si muoverebbe; muovendosi dunque non sarebbe».

Ma pensa come magnitudine l’elevatezza dell’ipostasi [megethos to diarma auto legei tēs hupostaseōs].

 

Simpl., Phys., 110, 2 (DK 30 B 4; R. B 4)

E dipoi all’eterno coordinò l’illimitato secondo l’essenza [tōi aidiōi to apeiron kata tēn ousian sunetaxen] dicendo:

«arkhēn te kai telos ekhon ouden oute aidion oute apeiron estin» = «Nulla che abbia principio e termine è né eterno né illimitato»,

cosicché ciò che non li ha [to mē ekhon] è illimitato.

 

Pseudo-Aristoteles, De Melisso, Xenophane, Gorgia, c. 1, 974 a 9 (DK 30 A 5; R. A 5)

(2) Aidion de on «apeiron» einai, hoti ouk ekhei arkhēn hothen egeneto, oude teleutēn eis ho gignomenon eteleutēse pote: «pan gar». = Essendo, dunque, eterno, è «illimitato», cioè non ha un principio donde si sia generato, né un termine verso cui, divenendo, sia mai terminato: «è, ecco, tutto».

 

Aët., I, 3, 14 (Theodoretus, Graecorum affectionum curatio, IV 8; D. 285; DK 30 A 5; R. A 5)

Melisso, figlio d’Itagene, milesio [corrige: samio], ne divenne sodale, ma non custodì intatto l’insegnamento datogli. Infatti costui disse che il cosmo è illimitato, mentre quello diceva che è delimitato.

 

Aët., II, 1, 6 (D. 328; DK 30 A 9; R. A 9)

Diogene e Melisso: il tutto è illimitato…

 

Arist., Phys., A 2, 185 a 32 (DK 30 A 11; R. A 11)

Melisso, dunque, dice che l’essente è illimitato. Allora l’essente è qualcosa di quantitativo [poson ara ti to on]: l’illimitato, infatti, è nel quantitativo, dunque non è ammissibile che essenza o qualità o passività siano illimitate, se non per concomitanza, qualora insieme ad esse ci siano delle quantità [to gar apeiron en tōi posōi, ousian de apeiron einai ē poiotēti ē pathos ouk endekhetai ei mē kata sumbebēkos, ei hama kai posa atta eien]; infatti il concetto [ho… logos] dell’illimitato abbisogna del quantum [tōi posōi proskhrētai] ma non dell’essenza [ousiai] né del quale [tōi poiōi]. Orbene, se è sia sostanza sia quantum, l’essente sarà duplice [duo] e non uno; se invece è solo [monon] essenza, non sarà illimitato né avrà magnitudine alcuna [oude megethos exei ouden] (infatti la magnitudine è qualcosa di quantitativo).

 

Arist., Phys., Γ 6, 207 a 9 (R. A 11)

Ecco come definiamo l’intero [horizometha to holon]: ciò da cui niente è assente [hou mēthen apestin]; intero, ad esempio, è un uomo o uno scrigno. Però questo anche universalmente è così, come nel particolare, ossia: l’intero è ciò cui niente è esterno [hōsper de to kath’ekaston, houtō kai to kuriōs, hoion to holon hou mēden estin exō]; invece ciò esternamente al quale c’è qualcosa di assente, non è un tutto, qualunque ente sia assente [hou d’ estin apousia exō, ou pan ho ti an apēi]. Intero e perfetto [teleion], dunque, sono o lo stesso in tutto e per tutto o contigui nella natura [ē to auto pampan ē sunengus tēn phusin estin]. Nulla è perfetto se non ha un termine [teleion d’ ouden mē ekhon telos]; ma il termine è un limite [telos de peras]. Bisogna perciò [dio] credere che Parmenide abbia detto meglio di Melisso: questi, infatti, dice che l’intero è illimitato [to apeiron holon phēsin], quello, invece, che l’intero ha un limite «equidistante dal centro» [to holon peperanthai «messothen isopales» (DK 28 B 8, v. 44)].

 

Articolo seguente: Melisso, Sulla natura o sull’essente (3)


Ti è piaciuto il post? Dona a Filosofia Blog!

Cliccando sul pulsante qui sotto puoi donare a Filosofia Blog una piccola cifra, anche solo 2 euro, pagando in modo sicuro e senza commissioni. Così facendo contribuirai a mantenere i costi vivi di Filosofia Blog. Il servizio di donazioni si appoggia sul circuito il più diffuso e sicuro metodo di pagamento online, usato da più di 150 milioni di persone. Per poter effettuare la donazione non è necessario avere un account Paypal, basta avere una qualsiasi carta di credito o Postepay. Grazie!

Leave a Reply