Frammenti sulla ricchezza attribuiti a Plutarco da Giovanni Stobeo
Frammenti sulla ricchezza attribuiti a Plutarco da Giovanni Stobeo
Apr 17
[Stob. 4,31c,85] Di Plutarco Contro la ricchezza:
Ecco, la cupidigia si comprova difficile a frenarsi già da sola, dunque a maggior ragione aggiungendovi un profluvio di ricchezze diviene infrenabile.
[Stob. 4,31c,86] In questo stesso scritto:
D’altronde v’è in costoro insaziabilità e incredibile mania e s’impregnano di tale entusiasmo per il possesso quasi fidassero che, impossessatisi delle ricchezze, non dovessero più affannarsi; d’altra parte hanno tanta incuria per gli averi ottenuti, come se non esistessero. Desiderano struggentemente, dunque, quanto è assente dalla loro disponibilità, ancorché lo guardino con superiorità quando poi ce l’hanno, siccome non amano affatto tanto voluttuosamente quanto sperano. Non ho idea di quale di queste alternative sia meglio per costoro, avere o presagire, siccome avendo non usano, mentre presagendo s’affannano. Perché dunque dovremmo magnificare tale bene, per il quale non v’è alcun limite, per il quale poi quel ch’è stato ottenuto è principio di altri obiettivi?
[Stob. 4,32a,16] Di Plutarco Contro la ricchezza:
Mai la fame generò adulterio, mai l’indigenza di mezzi comportò inobbedienza. È qualcosa di misero la temperanza esercitata quando s’è poveri, è qualcosa di poca importanza essere onesti quando si è indigenti.
[Stob. 4,32a,17] Di Arcesilao:
Secondo la lezione di Arcesialo la povertà è paragonabile ad Itaca giacché è da una parte lugubre e dall’altra crescente giovani [Od. 9,27] perché li assuefà a convivere insieme con un esserci lugubre e duro, così, insomma, si comporta come ginnasio di virtù a regola d’arte.
La traduzione dei frammenti è stata condotta sul testo della seguente edizione:
Plutarch’s Moralia XV, Fragments, translated by F.H. Sandbach, Cambridge Mass. 1969, 278-279.