Temi e protagonisti della filosofia

Frammenti morali di Democrito (8)

Frammenti morali di Democrito (8)

Ott 05

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Per tutti coloro che traggono i piaceri dal ventre superando l’opportuno nel nutrirsi [apo gastros tas hēdonas poieontai hyperballontes ton kairon epi brōsesin] o nel bere o nel sesso i piaceri sono tanto brevi e di poco momento [bracheiai te kai di’oligou ginontai] quanto è il tempo in cui mangiano e bevono, mentre le sofferenze [lypai] sono molte. Infatti tale desiderio [epithymein] delle stesse cose si presenta [paresti] sempre e, qualora avvenga ciò che desiderano, in fretta [dia tacheos] il piacere si diparte [paroichetai] né arreca loro nulla di utile eccetto il breve godimento [ouden en autoisi chrēston estin all’hē terpsis bracheia] e subito c’è necessità [dei] di quelle cose.

È difficile combattere coll’impulso [thymōi machestai], ma il dominarsi [to krateein] è proprio dell’uomo razionale [eulogistou].

L’amor di vittoria è completamente demenziale; infatti chi mira al danno dell’avversario non scorge la propria convenienza [philonikiē pasa anoētos to gar kata tou dysmeneos blaberon theōreusa to idion sympheron ou blepei].

Finisce [teleutai] dunque in discredito [es kakodoxiēn] chi si paragona al migliore [ho parekteinomenos tōi kressoni].

I meschini [hoi phlauroi] non osservano [tēreousin] i giuramenti [orkous] che fanno quando sono in ristrettezze [poieontai en anankēsin eontes] non appena vi sfuggano [diaphygōsin].

Le fatiche volute preparano ad una più leggera sopportazione di quelle non volute [hoi hekousioi ponoi tēn tōn akousiōn hypomonēn elaphoterēn paraskeuazousi].

Una fatica continua [synechēs] diventa [ginetai] più leggera grazie alla consuetudine con essa [heautou synētheiēi].

Quelli divenuti buoni per esercizio sono più dei buoni di natura [pleones ex askēsios agathoi ginontai ē apo physios].

Tutte le fatiche sono più piacevoli [hēdiones] della quiete [tēs hēsychiēs] quando accada che producano gli scopi [hōn heineken poieousi tynchanōsi] o si sappia che li raggiungeranno [eideōsi kyrsontes]; invece nell’insuccesso [apotychiēi] il rimedio [akos] sta nel <serbare in animo> che tutto [pan] è ugualmente molesto [aniēron] e opprimente [talaipōron].

Non esser meschino, anche quando sei solo, né in parole né in opere; impara invece a vergognarti molto più di te stesso che degli altri [phaulon kan monos ēis mēte lexēis met’ergasēi mathe de poly mallon tōn allōn seauton aischynesthai].

Le leggi non vieterebbero a ciascuno di vivere esprimendo la propria essenza [zēn ekaston kat’idiēn exousiēn] se non ci si danneggiasse l’un l’altro; la malevolenza infatti produce l’inizio della guerra civile [heteros heteron elymaineto phthonos gar stasios archēn apergazetai].

Il soggiorno all’estero insegna a vivere accontentandosi [xeniteiē biou autarkeian didaskei]; infatti una focaccia e un giaciglio sono dolcissime cure di fame e stanchezza [limou kai kopou glykytata iamata].

Per l’uomo saggio tutta la terra è residenza: infatti tutto quanto il cosmo è patria dell’anima buona [andri sophōi pasa gē batē psychēs gar agathēs patris ho xympas kosmos].

La legge vuole [bouletai] beneficare la vita [euergetein bion] degli uomini, ma lo può [dynatai de] qualora essi vogliono riceverne bene; infatti essa indica la virtù propria di coloro che la seguono [paschein eu toisi gar peithomenoisi tēn idiēn aretēn endeiknytai].

La guerra civile reca male a entrambi (i partiti); e infatti per vincitori e sconfitti la rovina è eguale [stasis emphylios es hekatera kakon kai gar nikeousi kai hēssōmenois homoiē phthorē].

Dalla concordia vengono le grandi opere e alle città è possibile portare a compimento le guerre, altrimenti no [apo homonoiēs ta megala erga kai tais polesi tous polemous dynaton katergazesthai allōs d’ou].


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