Frammenti morali di Democrito (3)
Frammenti morali di Democrito (3)
Ago 03[ad#Ret Big]
L’invidioso addolora sé stesso come un nemico [ho phthoneōn heōuton hōs echthron lypeei].
Nemico non è chi compie ingiustizia ma chi decide di compierla [echthron ouch ho adikeōn alla ho boulomenos].
L’inimicizia tra i parenti [hē tōn syngenōn echtrē] è molto più gravosa di quella tra gli estranei.
Sii [ginou] non sospettoso verso [hypoptos pros] tutti, ma prudente [eulabēs] e stabile [asphalēs].
Ricever benefici va bene purché si prospetti di ridare corrispettivi migliori di essi [charitas dechesthai chreon proskopeuomenon kressonas autōn ameibas apodounai].
Nel beneficare esamina il ricevente, ché, essendo sleale, non ti renda male per bene [charizomenos proskepteo ton lambanonta mē kakon ant’ agathou kibdēlos eōn apodōi].
Piccoli favori al momento opportuno diventano grandi [mikrai charites en kairōi megistai] per chi li riceve.
Gli onori hanno un grande potere su quanti riflettono bene [timai para tois eu phroneousi mega dynantai], che sono consci di essere onorati [xyniasi timōmenoi].
Benefico [charistikos] è non chi mira [blepōn] al contraccambio, ma chi sceglie di agire bene [ho eu dran proēirēmenos].
Molti che sembrano [dokeontes] essere amici non lo sono e molti che non lo sembrano lo sono; sta dunque al sapiente riconoscere ognuno [sophou oun gnōskein hekaston].
L’amicizia di uno competente è migliore di quella di tutti gl’incompetenti [henos philiē xynetou kressōn axynetōn pantōn].
Non è degno di vivere [zēn ouk axios] colui che non ha neanche un buon amico [chrēstos philos].
È indisponente [dystropos] chi non mantiene per molto [diamenousin epi pollon] gli amici sperimentati [peirathentes].
Molti si defilano [ektrepontai] dagli amici qualora questi sian passati da agiatezza a povertà [ex euporiēs eis peniēn metapesōsin]; infatti i più sono amici dei soldi, non dei possessori.
Bello in ogni cosa l’eguale; eccesso e difetto invece non mi sembrano tali [kalon en panti to ison hyperbolē de kai elleipsis ou moi dokeei].
Chi non ama nessuno mi sembra non possa essere amato neanche da uno solo [oud hyph’ henos phileesthai].
Un vecchio benvoluto è affettuoso ma parla anche seriamente [gerōn eucharis ho haimylos kai spoudaiomythos].
La bellezza [kallos] del corpo è animalesca [zōiōdes] se non è presente l’intelligenza [nous hypēi].
È facile [euporon] trovare [eurein] un amico nella buona sorte [en eutychiēi]; nella disgrazia [dystychiēi] invece è la cosa più difficile [aporōtaton] di tutte.
Non tutti i parenti [xyngenees] sono amici, ma (solo) quelli che sono in consonanza su ciò che c’importa [hoi xymphōneontes peri tou xympherontos].
Essendo uomini, è dignitoso [axion] non ridere [gelan] delle sventure [symphorais] degli uomini, ma piangerne [olophyresthai].
Quelli che amano biasimare [hoi philomemphees] non sono adatti [euphyees] all’amicizia.
La donna non eserciti la ragione [askeitō logon]: (ciò) infatti sarebbe terribile [deinon].
Essere comandato [archesthai] da una donna sarebbe l’affronto [hybris] estremo [eschatē] per un uomo.
È proprio di un intelletto divino il discernere sempre qualcosa di bello [theiou nou to aei dialogizesthai kalon].
Coloro che lodano [hoi epaineontes] gl’incompetenti li danneggiano [blaptousi] moltissimo.
È meglio essere lodati da un altro [hyph’ heterou] che da sé.
Se non ti riconosci le lodi [gnōrizēis tous epainous] (ricevute), ritieniti adulato [kolakeuesthai hēgeo].