Frammenti morali di Democrito (2)
Frammenti morali di Democrito (2)
Lug 27[ad#Ret Big]
Per coloro la cui attitudine è regolata bene [ho tropos estin eutaktos] anche la vita è disposta in regola [ho bios syntetaktai].
È bene non il non fare ingiustizia ma il non volerlo neanche [to mēde ethelein].
Elogiare le belle opere [eulogeein epi kalois ergmasin] è bello; infatti elogiare le indegne è opera di bugiardo ed ingannatore [epi phlauroisi kibdēlou kai apateōnos ergon].
Molti molto eruditi non hanno intelligenza [polloi polymathees noun ouk echousin].
Bisogna applicarsi alla molta intelligenza, non alla molta erudizione [polynoiēn ou polymathiēn askeein chrē].
Meglio deliberare [probouleuesthai] prima delle azioni [pro tōn praxeōn] che ravvedersi [metanoein] (dopo).
Fidarsi [pisteuein] non di tutti ma degli stimabili; quello infatti è da facilone [euēthes], questo invece da assennato [sōphroneontos].
L’uomo stimabile [dokimos] e quello disistimabile non si riconoscono solo da ciò che fanno [ex hōn prassei] ma anche da ciò che si propongono [bouletai] (di fare).
Bene [agathon] e vero [alēthes] sono uguali per gli uomini tutti; il piacevole invece è altro per un altro [hēdy de allōi allo].
Il desiderare smodatamente [to ametrōs epithymein] è da fanciullo, non da uomo.
I piaceri inopportuni producono dispiacere [hēdonai akairoi tiktousin aēdias].
I desideri violenti per qualcosa accecano [hai peri ti sphodrai orexeis typhlousin] l’anima verso le altre cose [eis talla].
Giusto amore è tendere alle bellezze senza esagerare [dikaios erōs anybristōs ephiesthai tōn kalōn].
Non accordarti [apodechesthai] nessun piacere che non ti sia congeniale [sympherēi].
Per i mentecatti [tois anoētoisin] è meglio essere governati che governare.
Agli stupidi non la ragione ma la sventura fa da maestra [nēpioisin ou logos alla xymphorē ginetai didaskalos].
Gloria e ricchezza senza comprensione non sono possedimenti stabili [doxa kai ploutos aneu xynesios ouk asphalea ktēmata].
Rimediar [porizein] soldi non è proibito [achreion], ma rimediarli dall’illecito [ex adikiēs] è la cosa più malvagia di tutte [pantōn kakion].
È grave imitare [chalepon mimeisthai] i malvagi [tous kakous] senza voler [ethelein] per nulla imitare i buoni.
È vergognoso che chi si dà un gran da fare per le faccende degli estranei ignori le proprie [aischron ta othneia polypragmoneonta agnoein ta oikēia].
Star sempre incominciando rende incompiute le azioni [to aei mellein ateleas poiei tas prēxias].
Bugiardi e finti buoni quelli che fanno tutto a parole ma nulla nei fatti [kibdēloi kai agathophanees hoi logōi men apanta ergōi de ouden erdontes].
Causa di sbaglio è l’ignoranza del meglio [hamartiēs aitiē hē amathiē tou kressonos].
Deve vergognarsi [aischynesthai] prima di tutto di sé [heōuton] chi compie azioni vergognose [ton aischra erdonta].
Chi usa contraddire [ho antilogeomenos] e chiacchierare molto è inadatto all’apprendimento di ciò che occorre [aphyēs es mathēsin hōn chrē].
Il parlare di tutto ma non voler ascoltare nulla è arroganza [pleonexiē to panta legein mēden de ethelein akouein].
Si deve sorvegliare il malvagio [ton phaulon paraphylattein] affinché non colga l’attimo [kairou labētai].