Frammenti morali di Democrito (1)
Frammenti morali di Democrito (1)
Lug 24[ad#Ret Big]
Agli uomini è consono [harmodion] far conto [logon poieisthai] dell’anima [psychēs] più che del corpo [sōmatos]. Infatti, mentre la perfezione [teleotēs] dell’anima corregge la sgangheratezza della baracca [skēneos mochthēriēn orthoi], la forza [ischys] della baracca senza il ragionamento [aneu logismou] non pone alcunché di migliore [ouden ti ameinō tithēsin] nell’anima.
Colui che sceglie i beni dell’anima [ta psychēs agatha] sceglie le cose più divine [ta theiotera aireetai]; colui che invece sceglie quelli della baracca sceglie le cose umane [ta anthrōpēia].
È bello [kalon] fermare chi commette ingiustizia [ton adikeonta]; ma se non ci si riesce, è bello non commettere ingiustizia con lui [xynadikeein].
Bisogna o essere [einai] buono [agathon] o imitare [mimeisthai] chi è buono.
Gli uomini non divengon felici [eudaimonousin] né grazie agli schiavi né grazie ai soldi [chrēmasin], ma grazie alla rettitudine [orthosynēi] ed all’avvedutezza [polyphrosynēi].
Astenersi dai peccati [apechesthai hamartēmatōn] non per paura [dia phobon] ma per il dovere [dia to deon].
Il riflettere [phronein] su ciò che si deve fare nelle complicazioni [en xymphorēisi] è una gran cosa.
Il ravvedimento dalle azioni vergognose è la salvezza della vita [metameleia ep’aischrousin ergmasi biou sōtēriē].
Bisogna parlar veracemente [alēthomytheein] quando preferibile.
Chi compie ingiustizia è più infelice di chi la subisce [ho adikōn tou adikoumenou kakodaimonesteros].
Magnanimità è il sopportare mitemente l’errore [megalospsychyē to pherein praeōs plēmmeleian].
È decoroso sottomettersi alla legge, a chi comanda e a chi è più sapiente [nomōi kai archonti kai tōi sophōterōi eikein kosmion].
L’uomo buono non fa conto degl’indegni che lo biasimano [mōmeomenōn phlaurōn].
È gravoso essere governati da un inferiore [chalepon archesthai hypo chereionos].
Chi soccombe totalmente ai soldi non può affatto essere giusto.
L’argomentazione [logos] spesso diventa più forte dell’oro nel persuadere [es peithō].
Fatica a vanvera [mataioponei] chi vuol far ragionare [ho noutheteōn] chi ritiene di aver ragione [noun echein].
Molti non istruiti nella razionalità vivono con razionalità [polloi logon mē mathontes zōsi kata logon].
Molti compiendo le azioni più vergognose allestiscono argomenti ottimi [polloi drōntes ta aischista logous aristous askeousin].
Gli stolti se sfortunati rinsaviscono [hoi axynetoi dystycheontes sōphroneousi].
Bisogna essere zelanti [zēleein] verso le opere e le azioni di virtù [erga kai prēxias aretēs], non verso i discorsi [logous] (sulla virtù).
Conoscono e bramano le cose belle coloro che sono connaturati ad esse [ta kala gnōrizousi kai zēlousin hoi euphyees pros auta].
La nobiltà [eugeneia] degli armenti è la vigoria del fisico [hē tou skēneos systheneia]; invece quella degli uomini è la buona disposizione del carattere [hē tou ētheos eutropiē].
Le speranze di coloro che pensano cose rette sono raggiungibili; invece quelle degli stolti sono impossibili [helpides hai tōn ortha phroneontōn ephiktai, hai de tōn axynetōn adynatoi].
Non si può raggiungere né arte [technē] né sapienza [sophiē] qualora uno non apprenda [mathēi].
Meglio scoprire [elenchein] i peccati propri [oikēia] che quelli estranei.
Giulio, non conosco il greco, ma ho notato che hai tradotto “logos” in modi diversi: talvolta con “argomentazione”, talaltra con “razionalità” e “discorso”. Sarei curioso di conoscere la ragione di queste tue scelte. Grazie!
Stefano, “logos” significa “legame” (stessa radice indoeuropea) in tutti i sensi pensabili e anche in pratiche di vita a noi non più accessibili. Nonostante quest’abbondanza, l’idea di base è che qualsiasi legame, qualsiasi unità tra un molteplice, per resistere deve seguire regole (o sono io che sono kantiano?). Ecco allora che il discorso è un legame comprensibile, sensato, tra parole; un discorso che lega anche gli altri al pensiero di chi lo performa è argomentato; quando si crea una comunità legata da discussioni argomentate, circola razionalità. La razionalità è propria di più individui che però sentono di avere perlomeno un’esigenza di condividere discorsi argomentati: è il legame su cui i greci speravano di fondare la convivenza tra gli esseri umani. Così con filosofiablog anche tu e io stiamo facendo qualcosa di grande!