Temi e protagonisti della filosofia

Frammenti di Parmenide (4)

Frammenti di Parmenide (4)

Ago 12

 

 

Articolo precedente: Frammenti di Parmenide (3)

 

Diels-Kranz 28 B 9

Simpl. Phys. 180 8: E dopo pochi versi riprende: «Ma… niente». Dunque, se «con nessuna delle due c’è il niente», dichiara sia che son principi entrambe sia che son contrarie [ei de «mēdeterōi meta mēden» kai hoti arkhai amphō kai hoti enantiai dēloutai].

autar epiedē panta phaos kai nux onomastai
kai ta kata spheteras dunameis epi toisi te kai tois,
pan pleon estin homou phaeos kai nuktos aphantou
isōn amphoterōn, epei oudeterōi meta mēden.

Ma poiché tutte le cose son state denominate luce e notte
e quelle che corrispondono alle loro potenze obbediscono a queste ed a quelle,
tutto è pieno insieme di luce e di notte inapparente
uguali entrambe, poiché con nessuna delle due c’è il niente.

Diels-Kranz 28 B 10

Clem. Strom. V 138 (II 419, 12 Stählin):

autar d’ aitherian te phusin ta t’ en aitheri panta
sēmata kai katharas euageos ēelioio
lampados erga aidēla kai hoppothen exegenonto,
erga te kuklōpos peusēi periphoita selēnēs
kai phusin, eidēseis de kai ouranon amphis ekhonta
enthen [men gar] ephu te kai hōs min agous(a) epedēsen Anankē
peirat’ ekhein astrōn.

Conoscerai dunque la natura eterea e nell’etere tutti
i segni (1) e della pura lampada dello splendido sole
le opere immanifeste e donde si generarono
e le opere apprenderai della cerchiocchiuta luna intorno peregrinante
e la sua natura, conoscerai dunque anche il cielo che circonda nel suo ambito,
donde [ecco] nacque, e come, conducendolo, lo vincolò Necessità
a tenere i limiti degli astri.

Diels-Kranz 28 B 11

Simpl. De caelo 559, 20: Parmenide per quel che riguarda i sensibili professa d’iniziare a discutere [peri tōn aisthētōn arxasthai phēsi legein]

pōs gaia kai hēlios ēde selēnē
aithēr te xunos gala t’ ouranion kai olumpos
eskhatos ēd’ astrōn thermon menos hōrmēthēsan
gignesthai.

«come la terra e il sole e pure la luna
e l’etere comune e il latte celeste e l’olimpo
estremo e pure degli astri la calda vitalità furon orientati
a generarsi».

E dà conto della genesi delle cose che si generano e che si corrompono sino alle parti dei viventi [tōn ginomenōn kai phtheiromenōn mekhri tōn moriōn tōn zōiōn tēn genesin paradidōsi].

Diels-Kranz 28 B 12

1-3. Simpl. Phys. 39,12: Dopo pochi versi dunque, riparlando dei due elementi, prosegue indagando anche la causa efficiente, parlandone così [palin peri tōn duein stoikheiōn eipōn epagei kai to poiētikon legōn houtōs]: «Quelle, ecco,… governa».

2-6. Simpl. Phys. 31, 10: Anche della causa [aition] efficiente non solo dei corpi [sōmatōn] nel divenire [tōn en tēi genesei] ma anche degli incorporei compienti il divenire [asōmatōn tōn tēn genesin sumplērountōn] ha dato conto luminosamente [saphōs] Parmenide dicendo [legōn]: «quelle… alla femmina».

3. Simpl. Phys. 34, 14: Ed egli pone [tithēsin] come causa efficiente, l’unica comune [hen koinon], la demone residente [hidrumenēn] nel mezzo del tutto [pantōn] e causa di ogni generazione [pasēs geneseōs aitian].

hai gar steinoterai plēnto puros akrētoio,
hai d’ epi tais nuktos, meta de phlogos hietai aisa;
en de mesōi toutōn daimōn hē panta kubernai:
panta gar <hē> stugeroio tokou kai mixios arkhei
pempous’ arseni thēlu migēn to t’ enantion autis
arsen thēluterōi.

Quelle (2), ecco, più strette furon empite di fuoco immisto,
quelle dopo di loro, invece, di notte, eppure vi s’introietta una porzione di fiamma;
dunque, nel mezzo di queste è una demone che tutte le cose governa,
<la quale> dappertutto principia il doloroso parto e l’unione,
mandando la femmina a unirsi al maschio e, all’incontro, viceversa
il maschio alla femmina.

Diels-Kranz 28 B 13

Plato, Symposium, 178b: Parmenide, dunque, parla della genesi [tēn genesin legei]: «primissimo… tutti».

Aristot. Metaph. A 4, 984b: Si potrebbe sospettare che Esiodo per primo abbia cercato la causa di questa sorta, sebbene anche qualcun altro abbia posto negli enti l’amore o il desiderio come principio [erōta ē epithumian en tois ousin ethēken hōs arkhēn], ad esempio anche Parmenide: questi infatti, ricostruendo la genesi del tutto [kataskeuazōn tēn tou pantos genesin], professa: «primissimo… tutti».

Plutarchus, Amatorius, 13 p. 756 F: Perciò Parmenide rappresenta Eros come la più antica delle opere di Afrodite [apophainei ton Erōta ton Aphroditēs ergōn presbutaton] scrivendo nella cosmogonia [en tēi kosmogoniai]: «primissimo… tutti».

Simpl. Phys. 39 18: Professa che costei è causa degli dèi [theōn aitian] dicendo [legōn]: «primissimo… tutti» e professa che ora manda le anime dall’illuminato all’invisibile ora all’inverso [tas psukhas pempein pote men ek tou emphanous eis to aeides, pote de anapalin].

prōtiston men Erōta theōn mētisato pantōn…

Primissimo pensò Eros tra gli dèi tutti.

M. Untersteiner, Parmenide, Testimonianze e frammenti, Firenze 1958, 13a

Arist. Metaph. Z 15, 1040a:

Quindi, come s’è detto, rimane loro latente ciò: è impossibile definire nell’ambito degli eterni, soprattutto quanti son unici, quali il sole o la luna. Non solo infatti si sbagliano aggiungendo quelle proprietà tali che, tolte, ancora ci sarà il sole, come questa: «<luce> intorno alla terra transitante» o «di notte nascosta» (se infatti stazionasse o apparisse, non ci sarebbe più il sole; ma sarebbe assurdo se non fosse: infatti il sole significa una qualche sostanza)…

<phōs> peri gēn ion… nuktikruphes.

<luce> intorno alla terra transitante… di notte nascosta.

Diels-Kranz 28 B 14

Plutarchus, Adversus Colotem, 15, p. 1116 A: Neppure colui che dice che il ferro infuocato non è fuoco o che la luna non è un sole ma, conformemente a Parmenide,

nuktophaes peri gaian alōmenon allotrion phōs

«nottiluca, intorno alla terra vagante, da altro illuminata luce»

toglie [anairei] l’uso del ferro o la natura della luna [selēnēs phusin].

Diels-Kranz 28 B 15

Plutarchus, De facie in orbae lunae, 16, p. 929 A: Tra i corpi in cielo, che sono tanti di numero, sola abbisognante di luce altrui gira [monē photōs allotriou deomenē perieisi], secondo Parmenide,

aiei paptainousa pros augas ēelioio.

sempre mirando i raggi del sole.

Diels-Kranz 28 B 15a

Schol. Basilii 25 (201, 2 Pasquali): [Se si suppone che sia acqua quel che è messo sotto alla terra] Parmenide nella sua opera in versi disse che la terra «ha radici nell’acqua [hudatorizon]».

Diels-Kranz 28 B 16

Arist. Metaph. Γ 5, 1009b:

hōs gar hekastos ekhei krasin meleōn poluplanktōn,
tōs noos anthrōpoisi paristatai: to gar auto
estin hoper phroneei meleōn phusis anthrōpoisin
kai pasin kai panti: to gar pleon esti noēma.

Come, ecco, ciascuno ha la fusione delle membra molto erratiche,
così per gli uomini l’intuizione s’istanzia: infatti lo stesso
è ciò che conosce la natura delle membra negli uomini,
sia in tutti sia in ognuno: infatti il pieno è intùito.

Diels-Kranz 28 B 17

Galenus, In Epid., VI 48 (XVII A 1002 K.): Che Il maschio sia concepito nella parte destra della matrice anche altri degli uomini più antichi lo hanno detto. Ebbene, ecco, Parmenide così professò:

dexiteroisin men kourous, laioisi de kouras…

«nelle parti destre fanciulli, nelle sinistre invece fanciulle»

Diels-Kranz 28 B 18

Caelius Aurelianus, Morbus chronicus, IV 9, p. 116, Sichard: Parmenide nei libri che scrisse sulla natura [de natura] affermò che quando avviene [eventu] la concezione [conceptionis] talvolta si generano uomini molli e sottomessi [subactos]. Poiché il suo greco è un epigramma, anch’io lo comunicherà in versi. Infatti ne composi di latini, come potei, in modo simile, affinché non si mischiasse la struttura delle lingue: «donna… sesso». Vuole in effetti che, dei semi, oltre alle materie ci siano delle potenze [seminum praeter materias esse virtutes] che se si mescolano così da farne una sola del medesimo corpo [eiusdem corporis faciant unam] generano una volontà congrua al sesso; se invece, una volta che il seme corporeo si sia mescolato [permixto], le potenze permangono separate, un’avidità per entrambi gli amori segue i nati [utriusque veneris natos adpetentia sequatur].

femina virque simul cum Veneris germina miscent,
venis informans diverso ex sanguine virtus (3)
temperiem (4) servans bene condita corpore fingit.
nam si virtutes permixto semine pugnent
nec faciant unam permixto in corpore, dirane
nascentem gemino vexabunt semine sexum.

Quando donna e uomo insieme i germi di Venere fondono,
la potenza che si forma nelle vene da sangue divergente
serbando temperante fusione foggia corpi ben costruiti.
Se, poi, fusosi il seme, le potenze battagliano
né s’unificano nel corpo in cui c’è stata fusione, crudeli
tormenteranno il sesso nascente col duplice seme.

Diels-Kranz 28 B 19

Simpl. De cael. 558, 8: Avendo dato conto dunque dell’ordinamento cosmico dei sensibili [tēn tōn aisthētōn diakosmēsin], procede ancora:

houtō toi kata doxan ephu tade kai nun easi
kai metepeit’ apo toude teleutēsousi traphenta;
tois d’ onoma anthrōpoi katethent’ episēmon hekastōi.

«Così appunto conformemente all’apparenza nacquero queste cose e adesso sono
e successivamente a questo, cresciute, termineranno;
a queste, dunque, un nome gli uomini apposero come contrassegno per ciascuna».

Diels-Kranz 28 B 20

Hyppolitus, Refutationes omnium haeresiu, V 8, p. 97, 2 W.:

Sono i piccoli [mikra], professa, misteri della Persefone di sotto, intorno ai quali misteri ed alla via che conduce là, che è «ampia e spaziosa» e trasferisce gli estinti da Persefone [ta mustēria ta tēs Persephonēs katō, peri hōn mustēriōn kai tēs hodos tēs agousēs ekei ousēs “plateias kai eurukhōrou” kai pherousēs tous apollumenous epi tēn Persephonēn], anche il poeta (5) dice:

autar hup’ autēn estin atarpitos okruoessa,
koilē, pēlōdēs; hē d’ hēgēsasthai aristē
alsos es himeroen polutimētou Aphroditēs.

«Ma sotto di essa v’è un cammino agghiacciante,
incavato, paludoso; questo dunque è il migliore per condurre
al bosco desiderabile di Afrodite molto onorata».

 

Note

(1) Costellazioni; stelle.

(2) Aëtius, II, 7, 1 riferisce che si tratta di corone (stephanai).

(3) Virtutes = dunameis.

(4) Temperies = krasis.

(5) Probabilmente il poeta al quale si riferisce Ippolito è Empedocle, non Parmenide. I piccoli misteri di Persefone nel sottosuolo sono quelli della nascita carnale.

 

 


Ti è piaciuto il post? Dona a Filosofia Blog!

Cliccando sul pulsante qui sotto puoi donare a Filosofia Blog una piccola cifra, anche solo 2 euro, pagando in modo sicuro e senza commissioni. Così facendo contribuirai a mantenere i costi vivi di Filosofia Blog. Il servizio di donazioni si appoggia sul circuito il più diffuso e sicuro metodo di pagamento online, usato da più di 150 milioni di persone. Per poter effettuare la donazione non è necessario avere un account Paypal, basta avere una qualsiasi carta di credito o Postepay. Grazie!

Leave a Reply