Filosofi Greci da leggere: Democrito, Platone, Aristotele, Stratone, Epicuro, Crisippo, Plotino
Filosofi Greci da leggere: Democrito, Platone, Aristotele, Stratone, Epicuro, Crisippo, Plotino
Dic 14[ad#Ret Big]
Ma non erano Platone (che in realtà si chiamava Aristocle) ed Aristotele i filosofi greci migliori (nomen omen), con al massimo Plotino come tardo pendant “religioso”? In realtà questi tre sono tra i fortunati scampati al naufragio non solo della filosofia antica, ma di gran parte della civiltà letteraria greca, particolarmente doloroso in campo scientifico (vedi L. Russo, La rivoluzione dimenticata, Feltrinelli).
Di Platone e Plotino si è salvata tutta la produzione filosofica, di Aristotele gli scritti esoterici di scuola, stilisticamente meno limati ma speculativamente più profondi degli essoterici friendly. In mancanza di meglio (!) dobbiamo accontentarci di loro; pensate al miracolo della filosofia greca, che annoverava almeno altri quattro autori altrettanto validi…
La perdita è dovuta al complesso intreccio di accidenti della storia e scelte intenzionali, non ultima quella degli ultimi neoplatonici di usare Aristotele come propedeutica a Platone. Intendiamoci: i neoplatonici non bruciavano libri, semplicemente ritenevano poco rilevanti gli autori ellenistici e presocratici (ma del resto non dimentichiamo che il commento di Simplicio alla Fisica di Aristotele è una miniera di frammenti di e testimonianze su questi ultimi).
Ci si potrebbe chiedere dove stia in fondo il problema, visto che dalle fonti indirette possiamo farci un’idea abbastanza chiara delle principali dottrine dei perduti. In particolare, è chiaro che Democrito, Stratone di Lampsaco ed Epicuro erano dei “materialisti”:
- il primo poneva come principi gli atomi e il vuoto,
- il secondo, sebbene fosse scolarca del Peripato, probabilmente non aveva più accesso agli esoterici di Aristotele, Metafisica compresa, cosicché riduceva la filosofia a mera fisica, e
- il terzo raffinava l’atomismo in senso morale. Questo materialismo, pur rilevante, sarebbe teoreticamente rozzo, meno plastico e ricco rispetto alle acquisizioni metafisiche del filone platonico-aristotelico. Crisippo poi rifondò su basi logico-ontologiche più salde l’afflato etico di Zenone e Cleante, ma il senso del messaggio stoico, al di là delle migliorie, sembra noto.
Ora, tutto ciò sarebbe vero se in filosofia bastasse esibire soluzioni grandiose ai famosi “eterni problemi dell’umanità”, quando invece la filosofia consiste nell’argomentare, provare o dimostrare queste soluzioni. Ma è proprio l’argomentazione ciò che va perduto nel passaggio dalle fonti dirette a quelle indirette. La storia della filosofia, infatti, deve per forza tagliare, riassumere, semplificare, saltare dal problema alla soluzione se non vuole fotocopiare i suoi oggetti, ma così facendo rischia di ridursi a dossografia, a filastrocca di opinioni non argomentate (pensiamo ai deleteri pregiudizi rassicuranti che una formazione perlopiù manualistica deposita negli studenti). “Platone era quello che staccava ontologicamente le forme dalla materia, Aristotele le separava nel pensiero ma le vedeva unite nella realtà”; sarebbe sopportabile fermarsi qui? No, eppure è quello che per la forza della casualità storica e per la pigrizia nell’onestà intellettuale è spesso avvenuto con i pensatori perduti, espunti perciò di fatto e non di diritto dal novero dei “classici”.
Già è fuorviante il concetto di “filosofo migliore” Migliore da quale punto di vista? Plotino, Aristotele, Platone, Eraclito non erano, a rigore, dei filosofi, ma dei metafisici che, ognuno di essi, sottolineava, senza incorrere in contraddizione con gli altri metafisici, aspetti diversi della stessa e univoca consapevolezza universale. È questo l’unico aspetto, la vera chiave attraverso cui si può stabilire la qualità di ciò che da queste persone è stato esposto e illustrato.