Evagrio Pontico, Logos praktikos (7)
Evagrio Pontico, Logos praktikos (7)
Apr 16Brano precedente: Evagrio Pontico, Logos praktikos (6)
48. I demoni preferiscono combattere le persone mondane mediante le cose, i monaci, invece, per lo più mediante i pensieri: ecco, nel deserto son privati delle cose; e, di quanto è più agevole peccare nell’intenzione che nell’attività, d’altrettanto è pure più dura la guerra nell’intenzione di quella costituita mediante le cose: ecco, l’intelletto è qualche cosa di mobile ed incontenibile in presenza d’illegittime fantasie.
49. Non ci è prescritto di lavorare e vegliare e digiunare per tutto il tempo, tuttavia è stabilito per legge che noi preghiamo senza rilassamento (I Tess 5, 17); quelle operazioni, servendo la parte passionale dell’anima, han bisogno per l’attività anche del nostro corpo, il quale, per la debolezza a lui propria, non basta per queste pene; invece la preghiera prepara l’intelletto rinforzato e puro per la battaglia: è nella natura dell’intelletto pregare anche diviso da questo corpo e combattere i demoni a vantaggio di tutte le potenze dell’anima.
50. Se qualcuno dei monaci vuole sperimentare i demoni selvaggi e prendere possesso delle loro tecniche, osservi i pensieri [tentatori] e si segni la loro intensità e l’allentamento e le complicazioni ed i tempi e chi siano i demoni che fanno questo e chi non segue chi e cerchi da Cristo i significati di queste cose. Infatti osteggiano coloro che con maggior conoscenza attraversano la pratica giacché vogliono colpire nell’oscurità i retti di cuore (Sal 10,2).
51. Osservando troverai che due sono i più acidi tra i demoni, che quasi sorpassano pure il movimento del nostro intelletto: il demone della lussuria e quello che ci rapisce nella bestemmia a Dio, ma il secondo è temporaneo, mentre il primo, se non eccita i pensieri con la passione, non c’impedisce la conoscenza di Dio.
52. Mentre separare il corpo dall’anima è prerogativa solo di colui che li ha connessi, separare l’anima dal corpo è prerogativa anche di colui che ha come obiettivo la virtù. Ecco: l’anacoresi i nostri padri la denominano ‘meditatio mortis’ e ‘fuga dal corpo’.
53. Coloro che alimentano viziosamente la carne e prendono provvedimenti per soddisfare il suo desiderio (Rom 13, 14) rimproverino sé stessi, non lei: vedono, ecco, la grazia del Demiurgo coloro che si son impossessati dell’impassibilità dell’anima mediante questo corpo e si occupano in qualche misura della contemplazione degli essenti.
Sugli eventi nel sonno
54. Quando, guerreggiando con la parte appetitiva nelle fantasie del sogno, i demoni c’indicano – noi dunque accorriamo – incontri con conoscenti e banchetti coi congiunti e danze di donne e quant’altro di tal sorta determini piacere, si è malati in questa parte e la passione vige.
Quando invece turbano la parte irascibile costringendola a viaggiare per vie scoscese e conducendo contro di noi uomini e fiere velenose e carnivore mentre noi ci spaventiamo di queste vie e fuggiamo braccati dalle fiere e dagli uomini, prendiamo provvedimenti per la parte irascibile e chiamiamo il Cristo nelle veglie, usiamo gli anzidetti farmaci.
55. I movimenti naturali senza immagini nel sonno mostrano che l’anima è in qualche misura sana: la compagine, dunque, d’immagini è nota di debilitazione; e considera gli aspetti indefiniti simbolo dell’antica passione, quelli definiti, invece, della piaga d’adesso.
56. Riconosceremo le testimonianze dell’impassibilità,
[1] di giorno, mediante i pensieri,
[2] di notte, invece, mediante i sogni;
e diremo che l’impassibilità è salute dell’anima, mentre cibo è la conoscenza, la quale sola suole adattarci alle sante potenze perché l’adattamento agli incorporei per natura si genera dalla disposizione simile.
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