Evagrio Pontico, Logos praktikos (4)
Evagrio Pontico, Logos praktikos (4)
Apr 02Brano precedente: Evagrio Pontico, Logos praktikos (3)
24. La natura dell’animosità è di combattere i demoni e lottare per qualunque piacere. Perciò gli angeli, suggerendoci il piacere spirituale e la beatitudine derivante da esso, ci chiamano a torcere l’animosità contro i demoni; essi, tuttavia, traendoci nel solco dei desideri mondani, forzano contro natura l’animosità a combattere gli uomini affinché l’intelletto, oscurato ed espulso dalla conoscenza, divenga traditore delle virtù.
25. Tu devi aver cura di non far mai fuggire adirato alcuno dei fratelli, oppure non sfuggirai in tutta la tua vita al demone della tristezza, che, durante il momento della preghiera, diverrà sempre un inciampo per te.
26. Un dono spegne la memoria del male; e così Giacobbe andò incontro con doni ad Esaù che gli andava contro con quattrocento uomini (Gen, 32). Ma noi, essendo poveri, dovremo riempire la mancanza d’altro invitando a tavola.
27. Quando incapperemo nel demone dell’accidia, in tal frangente, bipartendo l’anima in lacrime, dovremo fare sì che l’una parte consoli e l’altra sia consolata, seminando in noi stessi buone speranze e cantando il salmo del santo Davide:
Perché sei rattristata, anima mia, e perché mi turbi?
Spera in Dio, acciocché lo lodi:
salvatore della mia persona e mio Dio.
28. Non si deve, al momento delle tentazioni, lasciare la cella, pur plasmando scuse proprio ben argomentate, bensì restare all’interno e permanervi e ricevere nobilmente tutti quanti i sopraggiungenti, ma particolarmente il demone dell’accidia, il quale, essendo su tutti il più gravoso, mette in funzione al meglio l’idoneità dell’anima. Ecco, il fuggire e star fuori da tali lotte insegna all’intelletto ad esser inetto e vile e disertore.
29. Diceva dunque il nostro maestro santo ed espertissimo nella pratica ascetica:
Così il monaco deve sempre esser preparato come se dovesse morire l’indomani, eppure usare il corpo come se dovesse preservarselo per molti anni. L’una cosa, ecco,
afferma,
recide i pensieri dell’accidia e rende il monaco più serio; l’altra, invece, custodisce il suo corpo e conserva equilibrato il suo autocontrollo.
30. Difficile sfuggire al demone della vanagloria: quello che, ecco, fai per la consunzione di esso costituisce principio d’altra vanagloria. Dunque i demoni non s’oppongono ad ogni nostro pensiero retto, ma a qualche pensiero retto si oppongono i nostri stessi vizi, conformemente ai quali abbiam agito.
31. Riconosco che il demone della vanagloria è scacciato da pressoché tutti gli altri demoni, eppure, dopo le cadute dei demoni, impudentemente sosta ed illustra al monaco la grandezza delle sue virtù.
32. Colui che ha ottenuto la conoscenza e coglie il frutto del piacere da essa non sarà più persuaso dal demone della vanagloria, che gli propone tutti i piaceri del mondo: che cosa, ecco, potrebbe promettergli di maggiore della contemplazione spirituale? In quanto tuttavia non siamo gustatori della conoscenza, lavoriamo nella pratica ascetica, indicando a Dio il nostro scopo, cioè che facciamo tutto in vista della conoscenza di Lui.
33. Rammemora la tua precedente vita e gli antichi peccati, e come, quando eri nelle passioni, sia pervenuto all’impassibilità mercé la misericordia di Cristo, e come poi sia uscito dal mondo che ti aveva umiliato molte volte ed in molti modi.
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