Evagrio Pontico, Logos praktikos (12)
Evagrio Pontico, Logos praktikos (12)
Mag 11Brano precedente: Evagrio Pontico, Logos praktikos (11)
Detti dei santi monaci
91. È necessario dunque anche chiedere delle vie dei monaci che c’han preceduto nella retta via e correggerci in relazione ad esse: molto, ecco, c’è da trovare di detto e fatto bene da essi; uno di essi professa questo: la dieta abbastanza secca e non irregolare congiunta all’amore/carità [agapē(i)] conduce più rapidamente il monaco al porto dell’impassibilità.
Lo stesso affrancò dai fantasmi uno dei fratelli turbato di notte imponendogli durante il digiuno di servire gl’infermi: ecco, professò quando ne fu richiesto, tali passioni non sono spente da nulla come dalla misericordia.
92. Dal giusto Antonio si recò uno dei sapienti d’allora e gli disse: “Come fai a perseverare, padre, privato del conforto dei libri?” Egli dunque affermò: “Il mio libro, filosofo, è la natura delle creature generate, ed è presente quando voglio leggere i discorsi [logous] di Dio”.
93. Mi chiese quel vaso d’elezione, il vecchio egiziano Macario: “Perché mai dunque facciam sparire la potenza di memoria dell’anima rammemorando i mali fattici dagli uomini, mentre rimaniamo indenni rammemorando i mali fattici dai demoni?”. Ed essendo io in impasse per la risposta e domandandogli d’insegnarmi la ragione, egli disse: “Perché, mentre il primo fatto è contro natura, il secondo è secondo la natura dell’animosità”.
94. Mi recai proprio nell’istante del mezzodì dal santo padre Macario e, assai riarso dalla sete, domandai acqua da bere; egli dunque disse: “Appagati dell’ombra: ecco, adesso molti viaggiatori o navigatori son privati anche di questa”. Poi, allorquando feci valere con lui dei miei argomenti sull’autocontrollo, disse: “Coraggio, figlio, in vent’anni interi non ho preso a sazietà né pane né acqua né sonno: ecco, ho mangiato il mio pane pesandolo, ho bevuto l’acqua misurandola, ho strappato qualche piccola porzione di sonno chinato addosso ai muri”.
95. Fu annunciata ad uno dei monaci la morte del padre; costui disse al messaggero: “Smetti di bestemmiare: ecco, mio padre è immortale”.
96. Uno dei fratelli domandò ad uno degli anziani se gli consigliasse di mangiare con la madre e le sorelle una volta recatosi a casa; egli disse: “Non mangiare con donne”:
97. Uno dei fratelli possedeva un solo Vangelo e, vendutolo, diede da nutrirsi agli affamati, pronunciando un motto degno di memoria; disse: “Ecco, ho venduto proprio il discorso [logon] che mi dice [legonta]:
Vendi i tuoi possessi e dalli ai poveri” (Mt 19, 21).
98. C’è dunque un’isola presso Alessandria nella parte settentrionale del lago chiamato Maria; dimora dunque in essa un monaco, il più reputato della schiera dei conoscitori [gnōstikōn], il quale professò che tutte le azioni fatte dai monaci sono fatte per cinque cause: Dio, natura, abitudine, necessità, lavoro delle mani.
Egli stesso argomentava inoltre che la virtù è unica quanto alla natura, tuttavia essa si specifica nelle potenze dell’anima: ed infatti afferma che la luce solare è non configurata, tuttavia si configura per natura con le finestre attraverso cui trapela.
99. Inoltre un altro dei monaci disse: “Per questo tolgo i piaceri, per troncare le scuse dell’animosità: l’ho vista, ecco, combattere sempre per i piaceri e disturbare il mio intelletto e respingere la conoscenza [gnōsin]”. Diceva, ecco, uno degli anziani che l’amore non sa custodire depositi di cibo o possessi. Lo stesso professava: “Non mi son visto ingannato due volte dai demoni nello stesso punto”.
100. Mentre non è possibile amare [agapan] tutti i fratelli in egual misura, è possibile incontrarli impassibilmente, essendo liberi dalla memoria del male fatto e dall’odio; dopo il Signore, bisogna amare i sacerdoti, i quali, mediante i sacri misteri, ci purificano e pregano per noi; gli anziani, poi, vanno amati da parte nostra come gli angeli: essi, ecco, sono coloro che ci allenano per le gare e curano i morsi delle fiere selvagge.
Epilogo
Ma per adesso ti sia detto questo sulla pratica, carissimo fratello, tutto quanto, per grazia dello Spirito Santo, abbiam trovato spigolando uva bruna nel tempo della semina; se poi nello zenit risplenderà il sole della giustizia (Ml 3, 20) ed il grappolo diverrà maturo, allora berremo anche il suo vino, che rallegra il cuore degli uomini (Sal 103, 13), per la preghiera e l’intercessione del giusto Gregorio che mi ha piantato e dei santi padri d’adesso che m’innaffiano e per la potenza di Gesù Cristo nostro Signore, che mi fa crescere, al quale sia gloria e dominio negli evi degli evi. Amen.