Evagrio Pontico, Logos praktikos (11)
Evagrio Pontico, Logos praktikos (11)
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84. Fine della pratica è la carità/amore [agapē], quello della gnosi è la teologia; principi, dunque, delle due sono fede e contemplazione della natura [phusikē theōria]; e quelli che tra i demoni s’attaccano alla parte passionale dell’anima si dice avversino la pratica; quelli che, a loro vota, disturbano il pensiero si denominano nemici di tutta la verità e contrari alla contemplazione.
85. Nulla di quel che purifica i corpi è con loro dopo che son stati purificati; invece le virtù purificano l’anima e simultaneamente rimangono con la purificata.
86. L’anima razionale [logikē] s’attiva secondo natura quando la sua parte concupiscente si getta sulla virtù, quella irascibile lotta per essa, quella razionale s’occupa della contemplazione delle creature generate.
87. Il progredente nella pratica diminuisce le passioni, mentre il progredente nella contemplazione diminuisce l’ignoranza; e ci sarà distruzione totale delle passioni, dell’ignoranza invece professano che in un senso una fine c’è, in un altro non c’è.
88. Le cose buone e cattive per l’utilità divengono produttive delle virtù e dei vizi; alla prudenza dunque è lasciato usarle per le une o per gli altri.
89. Tripartita, dunque, essendo l’anima razionale [logikē], secondo il nostro sapiente maestro,
[1] quando nella parte raziocinante [logistikō(i)] si genera la virtù, si chiama
[1a] prudenza e
[1b] coscienza e
[1c] sapienza,
[2] quando, poi, si genera in quella concupiscente,
[2a] temperanza e
[2b] agapē e
[2c] autocontrollo,
[3] quando, poi, si genera in quella irascibile,
[3a] coraggio e
[3b] pazienza,
[4] nell’intera anima, poi, giustizia.
[1A] E la funzione della prudenza è
[1A.1] comandare contro le potenze avversarie
[1A.2] e far da scudo per le virtù,
[1A.3] posizionarsi, poi, contro i vizi,
[1A.4] amministrare, poi, le vie di mezzo in relazione ai momenti;
[1B] quella della coscienza, poi, è regolamentare armoniosamente tutte le cose che contribuiscono al nostro scopo,
[1C] quella della sapienza, poi, è contemplare le ragioni [logous] degli enti corporei ed incorporei;
[2A] la funzione della temperanza, poi, è osservare impassibilmente i fatti eccitanti in noi fantasie irrazionali [alogous],
[2B] quella dell’agapē è porgere ad ogni icona di Dio sé stessa quasi tale e quale al prototipo, anche se i demoni tentano di lordarla,
[2C] quella della continenza, poi, è scuotersi con gioia da ogni piacere del palato;
[3A] non temere, poi, i nemici,
[3B] e controllarsi magnanimamente nelle afflizioni sono funzioni della pazienza e del coraggio;
[4] quella della giustizia, poi, è produrre una certa qual sinfonia ed armonia delle parti dell’anima.
90. Frutto delle seminagioni sono le messi, quello delle virtù, invece, la gnosi; e, come le lacrime seguono le seminagioni, così la gioia segue le messi (Sal 125, 6).
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