Diogene Laerzio su Talete (prima parte: I, 22-27)
Diogene Laerzio su Talete (prima parte: I, 22-27)
Dic 11Brano precedente: Diogene Laerzio, Proemio (quarta parte: I, 18-21)
22 Secondo quanto affermano Erodoto, Duride e Democrito, padre di Talete era Essamia, mentre sua madre era Cleobulina, della gente dei Telidi, che sono fenici, i più nobili di quanti discendono da Cadmo e Agenore. – Or dunque, era uno dei sette sofi, come afferma anche Platone; anzi, fu denominato sofo per primo, quando arconte in Atene era Damasio; durante il comando di costui tutti e sette furono chiamati sofi, secondo quanto afferma Demetrio Falereo nella Lista degli arconti –. Fu dunque iscritto tra i cittadini nella polis di Mileto, quando vi si recò insieme con Nileo, che era stato esiliato dalla Fenicia; d’altronde, i più affermano che era nativo milesio e proveniente da una genia illustre.
23 Dopo la politica, impegnò il suo ingegno nella teoria fisica. Secondo alcuni, non lasciò alcuno scritto, siccome l’Astronomia nautica attribuitagli si dice sia di Foco il samio. Callimaco, d’altronde, vede in lui lo scopritore dell’Orsa Minore, enunciandolo in questo modo nei Giambi:
E si diceva che fosse stato lui a misurare
le stelline del Carro, con cui navigano i Fenici.
Ad alcuni, invece, sembra verosimile che abbia messo insieme soltanto due scritti, Sull’equinozio e Sul solstizio, perché secondo la sua dottrina le altre leggi sono incomprensibili. Sembra, dunque, secondo alcuni, che per primo sia stato competente nella disciplina astronomica e abbia predetto le eclissi solari ed i solstizi, secondo quanto afferma Eudemo nella Storia delle conoscenze astronomiche; per questo egli provoca ammirazione tanto in Eraclito quanto in Democrito.
24 Secondo una fama difesa da alcuni, inoltre, per primo proclamò che le anime sono immortali; tra questi v’è il poeta Cherilo. Per primo, poi, scoprì la processione del sole da tropo a tropo, e secondo alcuni per primo avrebbe dichiarato che la magnitudine del sole in rapporto all’orbita circolare solare e la magnitudine della luna in rapporto all’orbita circolare lunare è la settecentoventesima parte. Per primo, poi, proclamò ultimo giorno del mese il trentesimo. Per alcuni fu il primo intellettuale, infine, a discutere sulla natura.
Aristotele ed Ippia, inoltre, affermano che costui concedeva l’anima anche agli esseri inanimati, allegando gli effetti della pietra del magnete e dell’ambra. Secondo la fama accolta da Panfile, poi, dopo aver preso lezioni di geometria dagli Egizi, inscrisse per primo in un cerchio il triangolo rettangolo, cosicché sacrificò un bue. 25 Degli altri – fra questi v’è Apollodoro il matematico – affermano che il merito è di Pitagora, siccome quest’ultimo compì moltissimi progressi nelle indagini che, secondo la fama accolta da Callimaco nei Giambi, inventò Euforbo il frigio, come «gli scaleni e i triangoli» e quanto si ascrive alla teoria geometrica.
La fama vuole, dunque, che anche in politica abbia offerto consigli degnissimi. Ecco un esempio: quando Creso mandò una legazione ai Milesi per mettere insieme un’alleanza, si oppose; e questo salvò la polis quando Ciro ottenne il predominio. D’altra parte, secondo quanto afferma Clito – Eraclide evidenzia questo – gli andava a genio rimanere solo e si appartava. 26 Alcuni, d’altronde, dicono che si sposò ed ebbe un figlio, Cibisto; degli altri, invece, dicono che rimase scapolo: infatti adottò il figlio della sorella. Quando, dunque, gli chiesero perché non generasse discendenti, rispose: «Per amore dei discendenti». Dicono anche che, alla madre che gli allegava la necessità di sposarsi, replicava: «Non è ancora il momento opportuno»; dopodiché, quando questa opportunità divenne preterita, giacché costei insisteva, rispose: «Non è più il momento opportuno». Secondo quanto afferma Ieronimo il rodio nel secondo libro delle Memorie sparse, egli, giacché voleva indicare che è facile per i sofi arricchirsi, prevedendo che vi sarebbe stata una raccolta di olive molto fruttifera, si munì dei frantoi noleggiandoli e mise insieme una gran quantità di soldi.
27 Suppose come sostanza archè di tutte le cose l’acqua e sostenne che la psiche è immanente nel cosmo e che questo è pieno di spiriti. Riguardo all’anno, affermano che scoprì le stagioni e distinse in esso trecentossessantacinque giorni. Nessuno, d’altronde, gli diede lezioni, se si eccettua il fatto che, recatosi in Egitto, dispose del suo tempo assieme ai sacerdoti. Ma secondo quanto afferma Ieronimo misurò anche le piramidi scoprendone le dimensioni a partire dalla loro ombra, procurandosi i dati quando questa è della stessa nostra grandezza. Visse anche assieme al tiranno Trasibulo di Mileto, secondo quanto afferma Minia.
La traduzione è condotta sul testo dell’edizione critica di Marcovich:
Diogenes Laertius, Vitae philosophorum, ed. D. Marcovich, Lipsiae 1999.
Brano seguente: Diogene Laerzio su Talete (seconda parte: I, 27-33)