Temi e protagonisti della filosofia

Diogene Laerzio su Parmenide (IX, 21-23)

Diogene Laerzio su Parmenide (IX, 21-23)

Ott 10


Bramo precedente: Diogene Laerzio su Senofane (IX, 18-20)

21 Dunque, Parmenide di Pire, eleate, ascoltò Senofane. Teofrasto nell’Epitome riporta la fama che egli ascoltò Anassimandro. Comunque, avendo udito anche Senofane, non seguì il solco della dottrina di costui. S’accomunò anche col pitagorico Aminia di Diochete (come professò Sozione), uomo bensì povero, ma anche virtuoso. Per questo seguì il suo solco meglio ancora e, sopraggiuntane la morte, gli eresse un monumento funebre, dacché apparteneva a una gente illustre ed era ricco possidente; dunque appunto da Aminia, e non da Senofane, fu preparato nella torsione verso la tranquillità contemplativa.

Per primo, dunque, questi dichiarò che la terra è sferoide e giace nel mezzo. Due, dunque, sarebbero gli elementi, fuoco e terra, e, mentre questo fuoco avrebbe pure funzione di demiurgo, quest’altra avrebbe quella di materia. 22 La generazione degli umani, a sua volta, s’ingenererebbe dapprincipio effettuandosi dal fango, e sussisterebbero due cause di quest’effetto, il caldo e il freddo, dei quali tutti quanti gli esistenti sarebbero costituiti. Disse anche che la psiche e il nous sono la medesima cosa, come menziona anche Teofrasto nella Fisica facendo l’esposizione delle dottrine pressoché di tutti quanti. Professò anche che la filosofia è divisa in due parti: l’una conforme a non-latenza [: verità], l’altra conforme a dòxa. E per questo professa in qualche luogo:

Bisogna che tu tutto quanto impari,
tanto il non-tortuoso cuore di Non-Latenza affidabile,
quanto le dottrine dei mortali; in queste non vi è fede non-latebrosa.

Anche questi, dunque, filosofa per mezzo della poesia, come avveniva per Esiodo e Senofane ed Empedocle. Disse, inoltre, che criterio è l’intelletto; nelle sensazioni, dunque, non sussisterebbe acribia. Ecco infatti cosa professa:

né la consuetudine nata da più esperienze procedendo su questa via ti forzi
a muovere l’occhio non spettatore e l’orecchio echeggiante
e la lingua, ma critica coll’intelletto la prova pluridisputata.

23 E per questo Timone professa per quanto lo riguarda:

La forza di Parmenide, magnanimo, non pieno di opinioni,
il quale affrancò i pensieri dall’inganno della rappresentazione fenomenica.

Occupandosi di costui anche Platone scrisse il dialogo avente per titolo Parmenide o delle Idee.

Raggiunse la sua acme nella sessantanovesima Olimpiade. E sembra che per primo abbia scoperto che Espero e Fosforo sono un’identica cosa, come professa Favorino nel quinto libro dei Memorabili (altri invece dicono che Pitagora abbia scoperto questo). Callimaco, poi, dichiara che il poema non è suo. Si dice anche che abbia fatto leggi per i concittadini, come afferma Speusippo nello scritto Sui filosofi. Per primo avrebbe anche argomentato la questione dell’Achille, secondo la lettura di Favorino nella Storia Varia. Vi fu anche un altro Parmenide, retore, autore di scritti di natura tecnica.

La traduzione è condotta sul testo dell’edizione critica di Marcovich:
Diogenes Laertius, Vitae philosophorum, ed. D. Marcovich, Lipsiae 1999.

Brano seguente: Diogene Laerzio su Melisso (IX, 24)


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