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Diogene Laerzio su Leucippo (IX, 30-33)

Diogene Laerzio su Leucippo (IX, 30-33)

Dic 19

Brano precedente: Diogene Laerzio su Zenone di Elea (IX, 25-29)

30 Leucippo era eleate; secondo alcuni, invece, era abderita, secondo altri ancora era milesio. Questi ascoltò Zenone.

Riportiamo, dunque, l’opinione di costui: tutte quante le cose sono infinite e si cangiano l’una nell’altra, e il tutto è vuoto e pieno. I cosmi, dunque, si generano nel cadere dei corpi nel vuoto e per il complicarsi degli uni cogli altri; emergendo, dunque, dal movimento suscitante l’aumento di questi fu generata la natura degli astri. Il sole, per parte sua, si muove intorno alla luna in una circonferenza maggiore; la terra permane sospesa ruotando attorno al mezzo; la figura di questa è schematizzabile come un tamburo. È stato il primo, dunque, a ipotizzare gli atomi come principi. Per sommi capi, ha veicolato queste idee. In merito ai particolari, s’offre questo percorso.

31 Professa che il tutto è infinito, come già prima s’è verbalizzato; di questo, una parte è il pieno, un’altra il vuoto; e professa anche che son elementi. Per effetto di questi, dunque, vi sono cosmi infiniti, e si dissolvono in questi. I cosmi, inoltre, si generano in questo modo: una pluralità di corpi aventi tutte quante le configurazioni, protendendosi per distacco all’esterno dell’infinito, son trasferiti in un grande vuoto, e questi, assembratisi, producono un singolo vortice, nel quale, giacché urtano gli uni contro gli altri e circolano dappertutto, si discriminano localmente e i simili s’appropinquano ai simili. E, giacché non possono più girare in una circonferenza equilibrata per la pletora, quelli leggeri si ritirano nel vuoto esterno, come per setaccio; i restanti, per contro, permangono compatti e, permanendo nell’amplesso, corrono gli uni con gli altri, e realizzano un qualche primo sistema sferoide.

32 Questo sistema, dunque, si costituisce quale membrana, perché ha in sé stesso corpi d’ogni genere; e, perché questi girano in tondo, davanti all’opposizione del nucleo in mezzo, la membrana periferica diviene sottile, siccome i contigui defluiscono continuamente, trascinati dal vortice. E in questo modo si generò la terra, quando rimasero congiunti, arrivati ad occupare il mezzo. Comunque pure questa membrana la quale abita la periferia aumenta per l’ottenimento dei corpi escreti dall’esterno; dunque, girando nel vortice periferico, questa ottiene questi oggetti che tocca. Alcuni di questi, complicandosi, realizzano un sistema, dapprima umido e pantanoso; dunque, dacché si son seccati e solidificati, percorrendo la circonferenza con il vortice dell’intero, infuocatisi, effettuano la natura degli astri.

33 Il circolo del sole, dunque, è il più esterno, mentre quello della luna è il più prossimo alla terra, così quelli degli altri sono fra questi. E tutte quante le stelle s’infuocano soffrendo la velocità dello spostamento, e il sole subisce quest’infuocarsi pure per effetto delle stelle; la luna, invece, partecipa poco del fuoco. S’eclissano pure sole e luna [lacuna] per questo: la terra è inclinata verso mezzogiorno; proseguendo verso l’Artico, invece, i territori sono eternamente innevati, freddi e gelati. Comunque il sole s’eclissa raramente, mentre la luna ha copiosamente eclissi, per questa circostanza: le orbite di questi sono ineguali. Dunque, come vi son generazioni di cosmi, così vi son eziandio aumenti, consunzioni e perimenti, conformemente a una qualche necessità; comunque non chiarifica quale sia quest’ultima.

La traduzione è condotta sul testo dell’edizione critica di Marcovich:
Diogenes Laertius, Vitae philosophorum, ed. D. Marcovich, Lipsiae 1999.

Brano seguente: Diogene Laerzio su Democrito (prima parte: IX, 34-40)


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