Temi e protagonisti della filosofia

Diogene Laerzio su Archelao (II, 16-17)

Diogene Laerzio su Archelao (II, 16-17)

Set 12

 

 

16 Archelao ateniese o milesio, padre del quale fu Apollodoro – alcuni, invece di questo, menzionano Midone –, fu allievo di Anassagora; fu didascalo di Socrate. [Questi per primo attuò l’esportazione della filosofia fisica dalla Ionia ad Atene.] E fu chiamato fisico, perciò eziandio in costui languì la filosofia fisica, giacché Socrate introdusse l’indagine etica. Sembra comunque che anche questi si sia adattato all’etica, siccome ha filosofato perlustrando le norme ed il bello e dedicandosi al giusto; si suppose che Socrate, che aveva appreso da costui, l’avesse inventata per questo: l’aveva espansa sino all’acme. Sosteneva questa lettura, dunque: vi sono due cause della generazione: caldo e freddo; inoltre i viventi sono stati generati dall’involucro fangoso; fu altresì dell’avviso che sia il giusto sia il turpe non siano tali per natura, bensì per norma convenzionale.

La lettura argomentata da costui, dunque, esibisce quest’articolazione.  17 Professa che l’acqua, consumata sotto il calore, giacché cadendo in basso, a causa dell’elemento pirico, si sostanzia, produce la terra; per il fatto che, peraltro, scorre attorno, genera l’aria. Donde questa terra è contenuta dall’aria, mentre quest’ultima lo è dal fuoco percorrente la sua circonferenza. Professa, dunque, che i viventi son generati uscendo dalla terra calda eiettante a sua volta anche del fango simile a latte quale cibo; in questo modo, dunque, avrebbe prodotto eziandio gli umani. Per primo, dunque, afferma che la percussione dell’aria provoca la genesi del suono. Il mare, dunque, si sarebbe costituito nelle cavità filtrando attraverso la terra. Massimo degli astri sarebbe il sole e, per concludere, il tutto sarebbe infinito.

Son nati, dunque, eziandio altri tre Archelao: il corografo della terra attraversata da Alessandro, quello che fu autore del poema Le peculiarità naturali; un altro, retore, il quale scrisse un trattato tecnico.

 

La traduzione è condotta sul testo dell’edizione critica di Marcovich:
Diogenes Laertius, Vitae philosophorum, ed. D. Marcovich, Lipsiae 1999.

 

 


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