Possibilità e scetticismo: la posizione di Quine
Possibilità e scetticismo: la posizione di Quine
Feb 24[ad#Ret Big]
Nel post precedente abbiamo inquadrato il problema filosofico della possibilità, anticipando alcune posizioni riguardo a questo tema. In questo post approfondiamo l’argomento in relazione a un altro problema, quello dello scetticismo. Scetticismo e possibilità si riuniscono nella posizione di WVO Quine, filosofo statunitense del 900: vedremo che questa posizione, lungi dall’essere solo una quisquilla linguistica sulle frasi con “è possibile che” al loro interno, propone una soluzione a problemi dati da certe proposizioni della metafisica.
Abbiamo visto che riguardo alla possibilità si possono porre 2 problemi, uno conoscitivo e uno metafisico. Anticipando la conclusione, la posizione di Quine è che l’unico uso legittimo delle proposizioni con un termine modale (è possibile che…) è quando essi sono usati per dire qualcosa su altri enunciati, senza modificare le situazioni che descrivono: si parla di enunciati de dicto.
Facciamo qualche esempio di modalità de dicto.
E’ possibile che il cane Minnie mangi la pasta di Agostino
E’ pazzesco che il cane Minnie non mangi la pasta di Agostino
Nicola crede che il cane Minnie mangi la pasta di Agostino
Le frasi qui sopra dicono qualcosa sull’enunciato
Il cane Minnie mangia la pasta di Agostino
in particolare esprimono uno stato d’animo sulla situazione, o una relazione tra questa e un’altra. Insomma, non aggiungono dettagli alla situazione, tentando di modificarla.
Ma se dico:
Il cane Minnie mangia la pasta di Agostino voracemente
Il cane di razza Barbone Minnie mangia la pasta di Agostino
aggiungo dettagli alla situazione, aggiungendo come avviene il pasto o di che razza è il cane.
In questi ultimi casi di parla di modalità de re, (dal latino res, cosa) perchè la frase viene interpretata come modifica della situazione.
Quindi? Per Quine sul problema filosofico della possibilità non è legittimo porsi problemi metafisici, perchè non è legittima la modalità de re, ma nemmeno conoscitivi, perchè la modalità de dicto esprime sentimenti, considerati nè veri nè falsi. Le asserzioni in modalità de re verranno quindi re interpretate in modalità de dicto, riuscendo così secondo Quine a evitare dei problemi che hanno assillato la tradizione metafisica occidentale.
Lo “scetticismo” di Quine riguardo a certi usi “ontologici” dei termini di possibilità può quindi essere riassunto nella frase secondo cui
La necessità risiede nel modo in cui diciamo le cose e non nelle cose di cui parliamo. (Quine, I modi del paradosso e altri saggi)