La fine del Principio di Verificazione
La fine del Principio di Verificazione
Dic 28[ad#Ret Big]
Nei post precedenti abbiamo visto come il Circolo di Vienna riduca la metafisica come non senso dovuto a fraintendimenti linguistici e all’esigenza dei filosofi di esprimere sentimenti vitali e artistici.
Tuttavia, come abbiamo già anticipato, la tesi principale che il Circolo di Vienna usa per ridurre la metafisica a non senso, ovvero il principio di verificazione, finisce per ritorcersi contro sè stesso, con l’esito che
il principio di verificazione è cripto-metafisico in quanto costituisce un tribunale di ultima istanza che emette senza giustificazione sentenze di sensatezza e insensatezza (D. Antiseri, Perchè la Metafisica…)
Quindi, non solo l’argomento principale che il Circolo usa per ridurre la Metafisica a non senso è a sua volta metafisico, ma si rivela anche autocontraddittorio:
il principio di verificazione, infatti, asserisce che ogni asserto, per avere senso, deve essere verificabile; ma il principio (che è un asserto) non è verificabile da nessun stato di cose al mondo, quindi il principio di verificazione è un asserto privo di senso (D. Antiseri, Perchè la Metafisica…)
Oltre che metafisico e autocontraddittorio, il terzo limite che emerge da questo principio è che non riesce a definire nemmeno le proposizioni della scienza.
Se per il Circolo le proposizioni della scienza ricadono nell’ambito del senso per il fatto di poter essere verificabili empiricamente, il criterio di falsificabilità di Popper dimostrerà che le leggi scientifiche non sono tali in quanto verificabili (nessuno può verificare cosa succederà nel futuro) ma in quanto falsificabili.
E il principio di falsificabilità costituirà una delle direzioni con cui si cercheranno di superare le empasse del Circolo. Ma di questo parleremo in un prossimo post.