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Legge di Hume

Legge di Hume

Ago 02

In questa rubrica si è spesso accennato alla cosiddetta legge di Hume. Tale legge sostiene l’impossibilità di derivare prescrizioni (“si deve”) da descrizioni (“è”).  E’ interessante anzitutto osservare come la “legge” di Hume faccia la sua comparsa: essa viene presentata nel testo Trattato sulla natura umana, dove Hume osserva:

In ogni sistema di morale con cui ho avuto finora a che fare […] all’improvviso mi sorprendo a scoprire che, invece di trovare delle proposizioni rette come di consueto dai verbi è e non è, non incontro che proposizioni connesse con dovrebbe e non dovrebbe. Questo mutamento è impercettibile, ma è della massima importanza. Poiché questi dovrebbe e non dovrebbe esprimono una relazione o affermazione nuova, è necessario che […] si adduca una ragione di ciò che sembra del tutto inconcepibile, cioè del modo in cui questa nuova relazione può essere dedotta dalle altre, che sono totalmente diverse da essa.

Si tratta però di un’annotazione en passant, che non era di certo intenzionata a fondare una regola così importante per la filosofia morale.

Andiamo a vedere più nello specifico la legge di Hume. Essa distingue due classi di proposizioni:

  1. proposizioni riguardante i fatti, che descrivono stati di cose (“il cielo è blu”, “Parigi è la capitale della Francia”, etc.);
  2. proposizioni prescrittive, che non descrivono come è il mondo, ma comandano come dev’essere: “Non uccidere”, “Chiudi la porta”, “Metti la mano davanti alla bocca quando sbadigli”.

Gli enunciati prescrittivi dunque richiedono che uno stato di cose sia realizzato. Sarà anzitutto opportuno osservare che un enunciato prescrittivo deve descrivere ciò che viene prescritto. Esso deve avere pertanto anche un contenuto fattuale descrittivo. In pratica, un enunciato prescrittivo è in genere anche descrittivo. Riprendendo uno degli esempi fatti sopra: “Chiudi la porta” presuppone un contenuto descrittivo, lo stato di cose in cui la porta è chiusa, senza il quale la prescrizione risulterebbe priva di senso.

Dobbiamo poi distinguere le prescrizioni dalle semplici descrizioni causalistiche: ciò è importante perché talvolta la formula con cui questi enunciati vengono espressi può trarre in inganno. L’enunciato: “Giacché vi è una corrente d’aria, fra poco la porta si dovrà chiudere da sola” non è chiaramente prescrittivo. Esso non ha una forza motivante, non denota preferenze, e non descrive uno stato di cose comandato dal parlante. Si limita a rilevare un’implicazione, un nesso fattuale di causa e di effetto, ed è pertanto descrittivo.

Dunque, secondo la legge di Hume, è logicamente scorretto partire unicamente da dati fattuali per derivarne conclusioni prescrittive.

Le conseguenze dell’accettare questa legge sono molteplici e della massima rilevanza. Anzitutto, diviene difficile descrivere completamente il concetto di “bene”, giacché, abbiamo visto, nessuna descrizione (come ad esempio: “bene è ciò che è piacevole”, “bene è ciò che Dio comanda, “bene è ciò che è secondo Natura”) permette di passare a una valutazione.

La scienza, occupandosi di fatti, non potrà dunque mai essere una fonte di moralità. Che si tratti di studi relativi alle neuroscienze, alla sociologia o alla chimica organica, la scienza non potrò mai giungere, partendo dalle sue ricerche, a conclusioni etiche. Naturalmente essa porterò il suo contributo, ma solo tramite informazioni tecniche che permettano di deliberare più correttamente riguardo al raggiungimento di fini che essa non può stabilire.

Questo problema relativo al ruolo della scienza non è certamente solo teorico. Spesse volte essa ha assunto questo ruolo di generatore di istanze etiche. Si pensi ad esempio a quando alcuni filosofi, nel XIX secolo, tentarono di estendere la teoria evoluzionistica di Darwin alla morale e alla società umana, sostenendo che fossero giuste per l’uomo quelle condotte e quelle istituzioni sociali che incoraggiassero la selezione naturale. Naturalmente possiamo pensare a Spencer e alla sua applicazione della selezione naturale alla società.

Va infine ricordato che, a tutt’oggi, la legge di Hume non è universalmente accettata e molti argomenti, anche di tipo logico, sono stati presentati per confutarla. A titolo di esempio si può ricordare l’argomento secondo cui l’asserzione: “prometto di darti 20 dollari” implichi una prescrizione, giacché l’agente si è impegnato a dare 20 dollari. Molti hanno però obbiettato che pare difficile leggere questa implicazione come di tipo logico in quanto il mancato adempimento di questa prescrizione potrebbe forse rendere chi non la compie “disonesto”, ma non pare “illogica”.

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2 comments

  1. Un blog sulla filosofia! Ottima iniziativa, contenuti di qualità. Saluti vivissimi

    Carlo Rossi

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      Stefano Corsi

      Grazie, Carlo! Non esitare a darci suggerimenti su ciò che ti piacerebbe fosse trattato nel blog.

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