E’ possibile essere “cattolico vegetariano”? (3)
E’ possibile essere “cattolico vegetariano”? (3)
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Articolo precedente: È possibile essere “cattolico vegetariano”? (2)
Dopo aver introdotto la questione se sia possibile essere contemporaneamente cattolici e vegetariani, abbiamo discusso che cosa significhi essere vegetariano. Compiamo ora il secondo passo dell’argomento.
Il concetto di cattolico
Capire che cosa significhi ‘essere cattolico’ è più complicato. Per chiarirci le idee, è utile – forse necessario – leggere le indicazioni del Catechismo della Chiesa cattolica. Come chi diventa vegetariano, pure chi diventa cattolico può essere spinto da motivazioni o ragioni differenti. Anche in questo caso, però, non ci interesserà vagliare perché qualcuno è cattolico, ma solo individuare alcune condizioni necessarie per essere cattolico, tolte le quali una persona non lo è.
Per praticità citerò solo il Compendio del Catechismo, certo che esso ne sia «una sintesi fedele e sicura» – come si legge nel Motu proprio – che contiene «tutti gli elementi essenziali e fondamentali della fede della Chiesa [per consentire di] abbracciare, in uno sguardo d’insieme, l’intero panorama della fede cattolica». Pertanto, qui troveremo la dottrina ufficiale della Chiesa cattolica, ossia la dottrina cui ogni fedele cattolico deve attenersi per essere tale.
In generale, ‘essere cattolico’ significa credere in molte cose. In primo luogo, vuol dire credere nell’incarnazione di Dio. Nel Catechismo [85-86], si legge che il Figlio di Dio, Gesù Cristo, non solo è Dio stesso, ma:
si è incarnato […] si è fatto carne diventando veramente uomo
come molti di noi sanno bene, avendo imparato il Credo magari proprio alle lezioni di catechismo. A scanso d’equivoci e d’eresie, il Catechismo [92] precisa che:
Cristo ha assunto un vero corpo umano attraverso il quale Dio invisibile si è reso visibile.
Dunque il corpo di Cristo è un corpo umano, tanto quanto lo è il mio, quello del parroco del paese, del mio amico Hare Krishna, e del venditore di kebab sotto casa. La dimensione corporea di Cristo è di particolare importanza per i cattolici, al punto da ricomparire nel sacramento dell’Eucaristia, uno dei momenti principali nella funzione religiosa cattolica e nella vita di ciascun fedele. Il Catechismo [282] afferma – e il cattolico è tenuto a credere – che:
Cristo è presente nell’Eucaristia […] in modo vero, reale, sostanziale: con il suo Corpo e il suo Sangue.
Com’è possibile questa presenza del corpo di Cristo nell’Eucaristia? Mediante l’atto divino della transustanziazione, che secondo il Catechismo [283] indica:
la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue.
In altre parole, da un certo punto della celebrazione religiosa, il sacerdote maneggia qualcosa che appare pane, possedendo tutte le caratteristiche sensibili del pane (profumo, sapore, consistenza, aspetto), ma che, avendo mutato la propria sostanza per misterioso intervento divino, non è più pane: è corpo di Cristo. E dato che il corpo di Cristo è un corpo umano, e ogni corpo umano è costituito almeno in parte di carne, allora il pane maneggiato a un certo punto della celebrazione sembra pane ma in realtà è carne. (Un discorso analogo vale per il vino, che diventa sangue di Cristo).
Fin qui, pare, non ci sarebbe nulla di problematico per un fedele cattolico che volesse essere vegetariano. Egli può credere nell’incarnazione e nella transustanziazione senza mettere in pericolo un’eventuale dieta vegetariana. Credere in questo, però, è sufficiente per essere cattolici? Qualche dubbio inizia a manifestarsi quando al credente è richiesto di partecipare alla funzione come commensale. Il Catechismo [287] ricorda che:
L’Eucaristia è il banchetto pasquale, in quanto Cristo […] ci dona il suo Corpo e il suo Sangue, offerti come cibo e bevanda.
Durante l’Eucaristia, al cattolico è offerto in dono un corpo (fatto di carne) come cibo. «Poco male – si potrebbe affermare – se qualcuno mi offre in dono un cibo o una bevanda con cui banchettare, resto libero di ringraziare e declinare l’invito». Certo; purtroppo però, mentre Cristo offre, i suoi rappresentanti terreni obbligano – la classica offerta che non si può rifiutare. Difatti, leggiamo nel Catechismo [290]:
La Chiesa raccomanda ai fedeli che partecipano alla santa Messa di ricevere […] la santa Comunione, prescrivendone l’obbligo almeno a Pasqua.
Vale a dire: un cattolico che davvero desideri essere tale, ligio agli insegnamenti della sua Chiesa, è obbligato ad assumere il corpo di Cristo non meno di una volta l’anno. Tuttavia, come abbiamo visto, il cattolico crede che il corpo di Cristo sia carne (altrimenti, non sarebbe cattolico). Di conseguenza, condizione necessaria, sebbene non sufficiente, per essere cattolico è credere di mangiare un tipo di carne (quella di Cristo) con una certa regolarità – come minimo una volta l’anno.
Dopo aver considerato i concetti di vegetariano e di cattolico, forse si può già intravedere a quali conclusioni condurrà il ragionamento mosso dal problema iniziale. Nel prossimo articolo, le espliciteremo nel dettaglio.
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Non so fare di meglio del post precedente, di rara finezza interpretativa! Però, seriously, pensavo:
il problema non è quello della definizioni e della loro contraddittorietà in questo caso, ma dell’inclusività, della pervasività, dell’esondazione delle etichette. In fondo se hai trovato la verità risolutiva, pensano molti, te ne deve bastare una sola! Un po’ come le mogli! Certo alcuni non rinunciano alla bigamia ideologica, e anche nei cortei si possono notare varie qualità di cornificazioni…ma allora non dire che quella è tua moglie! Dio, che si è visto tutti i flash precedenti, capirà a colpo d’occhio, no?