METAFISICA, LIBRO V, CAPITOLO 1: significati di “natura”
METAFISICA, LIBRO V, CAPITOLO 1: significati di “natura”
Gen 28Parliamo oggi del termine natura e di come viene trattato nel libro Δ della Metafisica di Aristotele. A dispetto dell’apparente complessità storico-drammatica del termine, soprattutto nella cultura greca antica, i significati tecnici che ne suggerisce Aristotele sono pochi e specifici, anche se non smettono di creare alcuni complessi problemi collaterali.
Senza ricorrere alla prima parte del testo in questione, che per la sua laconicità lascia spazio ad una moltitudine d’interpretazioni, ripropongo direttamente la sintesi maggiormente riconosciuta dei punti chiave.
1- “Natura” è la generazione delle cose che crescono. I viventi in generale sono caratterizzati innanzitutto dal loro ciclo di vita che inizia con la nascita e finisce con la morte, tale processo avviene sempre attraverso il nutrimento e l’accrescimento. Il nutrirsi è appunto riconosciuto dall’autore come uno dei significati più comuni a cui ci si riferisce quando si invoca il termine natura, caratteristica principale degli esseri viventi naturali. Aristotele comunque amplierà il tema dei viventi in altre sue opere che però qui non sono in questione.
2- “Natura” è la materia prima, e con parole dello stagirita: “la <realtà> prima ed immanente da cui nasce tutto ciò che nasce”. Anche nel senso comune è rimasto il significato di materia prima come ciò che manca di forma e che funge da sostrato, il materiale da procurarsi prima di iniziare un lavoro. Con ciò Aristotele però vuole significare la “materia” in senso assoluto cioè proprio il concetto stesso di causa materiale, sostrato completamente inerte, completamente in potenza, atto a ricevere la forma e quindi materia prima di ogni generazione possibile.
3- Il terzo significato di “natura” si riferisce al principio che fa crescere le cose che per natura crescono, questo secondo due vie: o per contatto (ad esempio il cibo ingerito dal vivente), o per unità (esempio ne è l’embrione nel ventre materno). Nel primo caso, cioè attraverso il contatto, abbiamo una relazione molto meno stretta che nel secondo caso, cioè attraverso l’unità, dove due cose rimangono separate ma hanno limiti in comune.
4- Oltre a quanto visto al punto 2 (cioè il considerare il significato di “natura” in quanto causa materiale) possiamo considerare altri due ulteriori significati con cui ci si riferisce al termine natura: a) la materia prossima (ad esempio il bronzo per la statua di bronzo, in quanto il bronzo non si perde nella statua ma vi rimane tale e quale dopo aver ricevuto la forma); b) la materia prima (come materia ma non come causa materiale): questa a differenza della precedente è riconducibile ad una materia di cui originariamente sono formati i corpi in ma modo più fondamentale della materia prossima (potremmo prendere ad esempio i principi dei naturalisti cioè i quattro elementi o uno o alcuni di loro separatamente).
5- Altro significato di “natura” è la sostanza intesa come essenza (cioè definizione, forma) degli enti naturali.
6- In senso esteso la sostanza come essenza è “natura” anche degli enti non naturali cioè dei manufatti quindi delle statue e dei vasi e così via. Questo perché Aristotele in altri luoghi precisa che l’arte imita la natura e in un certo senso i manufatti sono prodotti di esseri naturali. Questo è un tema che passa attraverso al storia della filosofia: dove finisce la naturalità dell’alveare delle api per lasciare il posto all’ “opera innaturale” di un vestito prodotto dall’uomo per la sua sopravvivenza durante i mesi invernali? Altra precisazione di riguardo su cui ci porta a riflettere Zanatta è l’estensione di quest’ultimo significato di “natura”: abbiamo visto che sono compresi tutti gli enti sensibili, ma come dobbiamo considerare quelli sovrasensibili? Innanzitutto abbiamo a che fare con due tipologie di enti sovrasensibili: a) i motori immobili e b) gli enti di ragione. I motori immobili, a cui abbiamo solo accennato sono delle essenze pure, eterne, completamente sovrasensibili e prive sia di materia sensibile che di materia sovrasensibile. Per quanto riguarda gli enti di ragione essi sono: forme pure, con una essenza derivata per astrazione, non hanno materia sensibile ma hanno materia intelleggibile; essi sono ad esempio le specie e i generi così come i concetti. Si può propriamente parlare di essenza riguardo agli enti di ragione in quanto questi hanno una definizione e quindi una forma, in questo senso essi hanno una “natura”. Per quanto riguarda i motori immobili, essi sono delle essenze ma non hanno un’ulteriore essenza, conseguentemente non hanno una definizione in quanto tale; mancano di qualsiasi materia, sono oltre i generi e i generi sommi.
Dopo aver enumerato questi significati Aristotele precisa che ci riferiamo alla natura in senso proprio nel seguente modo:
Da ciò che si è detto <risulta che> la natura prima e detta in senso proprio è l’essenza delle cose che possiedono il principio del movimento in se stesse in quanto tali. Infatti, la materia è detta natura per il fatto di essere atta a ricevere questo <principio>, e le generazioni e il venire all’essere <sono detti natura> per il fatto di essere movimenti che derivano da questo. E il principio del movimento degli enti naturali è questo, il quale è in qualche modo loro immanente o in potenza o in atto.
Ne ricaviamo che il significato principale con cui deve essere considerato il termine “natura” è quello di essenza della cosa in questione. In senso più ampio, allo stesso modo in cui ogni cosa è per omonimia partecipe dell'”uno” nel suo essere determinata, anche gli altri significati di “natura” cioè quello di “vivente” (con ciò che ne consegue) e quello di “materia” (con ciò che ne consegue) sono omonimi del concetto di “natura” e quindi sovrapponibili in seconda istanza al significato primo che è quello di essenza.
Infine, come si è già visto in altri punti trattati, quando si abbia a che fare con la materia allora la cosa in questione può essere sia in atto che in potenza; ad esempio: un vaso in atto o un vaso in potenza ha la medesima essenza e quindi nemmeno la medesima “natura” intesa in senso proprio.