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METAFISICA, LIBRO IV, capitolo 2: filosofia, sofistica e dialettica

METAFISICA, LIBRO IV, capitolo 2: filosofia, sofistica e dialettica

Ott 08

Ci occupiamo ora dell’ultima parte del capitolo secondo del libro quarto della Metafisica di Aristotele, non vi sono molti problemi concettuali, piuttosto riporterò delle citazioni utili per capire meglio gli ultimi post prima di andare ad occuparci del principio di non contraddizione nel capitolo terzo. Aristotele scrive:

E’ dunque evidente -come si disse nella trattazione delle aporie- che è compito di un’unica <scienza> avere un discorso intorno alle suddette nozioni e alla sostanza […] ed è compito del filosofo essere in grado di speculare intorno a tutte <queste> cose.

Viene qui esposto chiaramente il compito del filosofo che deve occuparsi di quella particolare materia che è innanzitutto la filosofia prima come usiologia, o scienza della sostanza, e quindi della filosofia seconda. La nozione di filosofia inoltre si delinea in modo sempre maggiore: è la scienza della Sostanza (dell’Ente) che è anche l’Uno (pur non avendo la stessa intensione dell’Ente come concetto ma la stessa estensione), e dei loro vari significati declinati secondo le Categorie; inoltre è la scienza dei contrari e delle privazioni di Essere ed Uno, quindi anche della suddivisione dei generi che discendono da tutti da Essere ed Uno. La filosofia è anche la scienza dei principi originari, come sarà quello di non contraddizione ad esempio ma anche della causa, la quale viene declinata in quattro modi come abbiamo già visto (causa materiale, formale, motrice, finale).  Aristotele rileva che vi sono delle attività simili ma non riconducibili alla filosofia:

[…] la sofistica e la dialettica si volgono intorno al medesimo genere della filosofia, ma <questa> differisce dalla seconda per il modo di esercitare la facoltà <speculativa> e dalla prima per la scelta della vita. La dialettica è atta a saggiare nell’ambito di quelle cose su cui la filosofia è atta a far conoscere, e la sofistica è una <scienza> apparente, senza essere <scienza>.

Si potrebbe aprire un dibattito infinito sulla considerazione che qui Aristotele fa della Dialettica, metodo socratico preferito da Platone. Senza addentrarci troppo rilevo solo che per Aristotele la Dialettica ha un ruolo secondario rispetto alla filosofia vera e propria, nel senso che la dialettica serve solo a verificare quanto tengono gli argomenti piuttosto che a formularli. Bisogna anche dire che è proprio questo il metodo maieutico di Socrate-Platone, partire cioè da argomenti del senso comune e vagliarli fino a far emergere nell’interlocutore soluzioni più consistenti di quelle semplicemente note, le quali spesso non resistono agli attacchi dialettici che verificano la nozione secondo più prospettive e casi differenti. Discorso più breve per la Sofistica, tecnica antichissima insegnata nella Grecia antica da ricchi professionisti che consiste (in generale) nello sviluppo dell’argomentazione, ma anche della persuasione e della retorica, dove spesso il sotterfugio e l’inganno verbale sono modi leciti di ottenere la vittoria finale sull’avversario in caso di ogni disputa sia al bar che al tribunale e prima di arrivare alla violenza. I sofisti erano odiati sia da Platone che da Aristotele perché la verità di un inganno non costruisce una base salda per la conoscenza delle cause, quindi la sofistica non ha alcuna possibilità di diventare filosofia.

Giusto di seguito alla precedente citazione Aristotele scrive:

Inoltre, o una o l’altra serie di contrari è privazione, e tutti si riconducono all’ente e al non ente, e all’uno e al molteplice: per esempio, la quiete è propria dell’uno il movimento del molteplice. Pressoché tutti convengono che gli enti e la sostanza sono costituiti da contrari. […] Infatti, tutte le cose o sono contrari o discendono da contrari, e i principi dei contrari sono l’uno e il molteplice. Questi sono oggetto di un’unica scienza, sia che si dicano secondo una sola <accezione> sia che non <si dicano così>, come forse è anche la verità. Ma tuttavia, anche se l’uno si dice in molti sensi, gli altri <significati> si diranno in riferimento a quello primo, e similmente fanno i contrari.

In questa chiara citazione vediamo come l’Uno (che è coestensivo con l’Ente) e il Molteplice siano per Aristotele la coppia di contrari fondamentale da cui tutti gli altri principi derivano. Ora è anche più chiaro perché l’oggetto della filosofia siano l’Uno o l’Ente e il loro contrari secondo i loro vari significati.

 

 


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