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METAFISICA, LIBRO IV, capitolo 2: la filosofia prima

METAFISICA, LIBRO IV, capitolo 2: la filosofia prima

Set 20

Continuiamo la trattazione del libro quarto, Γ (Gamma), da dove eravamo rimasti nell’ultimo post. Dopo aver espresso che vi è una scienza particolare che ha come oggetto l’ente, la quale deve occuparsi allo stesso modo dell’uno poiché quest’ultimo ha la stessa estensione (ma differente intensione) dell’essere, e dopo aver specificato che l’ente “si dice in molti modi” e che cioè innanzi tutto si divide in categorie, Aristotele precisa che è compito della medesima scienza studiare l’ente e con questo i suoi contrari perché essi derivano direttamente dall’essere. Finalmente apprendiamo il nome di questa scienza siffatta:

Anche le parti della filosofia sono tante quante sono le sostanze. Di conseguenza, è necessario che, tra esse, vi sia un <filosofia> prima e una che le è conseguente. Infatti, l’ente sussiste immediatamente con dei generi. Perciò anche le scienze tengono dietro a questi.

E’ la filosofia prima a occuparsi delle realtà immobili e separabili (ma su questo punto si tornerà trattando del libro sesto), le realtà immobili sono anzitutto le realtà divine. Qui bisogna aprire una parentesi sulla cosmologia aristotelica e greca in generale, quando si parla di realtà immobili, per Aristotele (e forse per i greci antichi e colti) si sta parlando della sfera delle stelle fisse che sono lo sfondo eterno il quale dà il moto ai cieli (orbite) dei pianeti, i quali sono anch’essi divini ed eterni ma sono in movimento ciclico, questo movimento ciclico è via via corrotto fino ad arrivare alle stagioni
presenti sulla terra e alla vita degli uomini che è ciclica nella specie ma dove l’individuo va sempre incontro alla morte, grado ancora inferiore spetta agli oggetti i quali non mostrano minimamente questa ciclicità. Dovremmo poi parlare di quanto i greci potessero essere al corrente o meno del fatto che la volta delle stelle fisse fissa poi non è per l’osservazione terrestre se si considera il fenomeno della precessione (e tale fenomeno sembrerebbe, secondo studi archeoastronomici, già noto a popolazioni preistoriche). Noi ci limitiamo per il momento a considerare che la volta delle stelle fisse sia per Aristotele virtualmente fissa e che per i greci l’immutabilità delle stelle le abbia rese immortali e divine e quindi quanto di più distante dalla natura umana.
Riprendendo, se i pianeti sono divini, lo sono a maggior ragione i motori che muovono gli astri poiché essi sono causa di realtà divine e fra tutti il più divino è il motore immobile che per primo muove, partendo dalla volta delle stelle fisse, senza essere mosso. La trattazione di questi motori immobili riguarderà il dodicesimo libro della Metafisica. Quelle degli astri sono realtà intelleggibili, sovrasensibili, eterne ed immobili, le più distanti dalla nostra realtà, dal senso comune, pur essendo queste causa della realtà che esperiamo. Si vedrà che la filosofia prima è quindi anzitutto teologia, perché riguarda la sfera delle stesse fisse la quale è la più profonda e primitiva realtà intelleggibile, la causa di tutto ciò che è la nostra esperienza del reale essa è eterna ed immobile e causa del movimento. Successivamente la teologia si espande  i pianeti (anticamente conosciuti), anch’essi divini, coi loro movimenti eterni e ciclici che, secondo la visione greca del cosmo come ordine, scandiscono il ciclico ritorno delle realtà terrene all’interno del tempo, il quale esso stesso è prodotto dalle realtà celesti. Ma per questa trattazione specifica del motore immobile rinvio a quando sarà trattato il libro dodicesimo.

Come emerge nel libro sesto, oltre alla teologia, la filosofia teoretica concerne altri altre due filosofie: matematica e fisica. Queste ultime due scienze trattano di realtà eterne e separabili perché riguardano le proprietà delle cose, cioè la misura e quanto corrisponde al numero e alla figura, le quali possono essere trattate separatamente dalle cose stesse.
Zanatta inoltre puntualizza che l’essere esiste immediatamente coi suoi generi (si veda la citazione in apertura del post) e questo è un fatto originario. I generi dell’ente sono da considerarsi innanzi tutto come le categorie e la prima delle categorie è la categoria di sostanza; ne consegue che la scienza dell’ente in quanto ente come ontologia è anzitutto usiologia (scienza della sostanza), fatto fra l’altro già emerso nei precedenti post.Purtroppo nasce qui un forte problema esegetico. La filosofia prima studia “l’ente in quanto ente” e quindi in primo luogo come sostanza, ma non una sostanza particolare fra le altre, ma come sostanza in generale. Esempi di scienze che studiano delle sostanze particolari sono: la “fisica” la quale studia la sostanza sensibile e diveniente nel suo complesso, la biologia studia la sostanza diveniente che sono i viventi. La matematica invece non studia una sostanza, ma ha per oggetto le quantità, discrete come i numeri o continue come le grandezze. Si aprono quindi due vie interpretative:

1) la filosofia prima riguarda sostanze universali, la filosofia seconda sostanze particolari;
2) la filosofia prima riguarda sostanza sovrasensibili, la filosofia seconda sostanze sensibili.
Nel primo caso vi è l’incoerenza della matematica, che emergerà nel sesto libro, la quale non si occupa di una sostanza ma delle quantità; nel secondo caso “la scienza dell’essere in quanto essere” perde la sua portata universale e diventa una scienza particolare insieme alle altre, che ha come oggetto specifico le sostanze sovrasensibili. E’ evidente che, per come è composto il sistema filosofico Aristotelico, risulta difficile rinunciare ad una opzione per l’altra. Il problema è complesso e merita una trattazione specialistica e diffusa, tuttavia, la soluzione di Zanatta (che mi sembra del tutto sensata) è che vi sia analogia o meglio un rapporto di specificazione fra i significati di “sostanza in generale” e “sostanza divina” o teologia. La filosofia prima comprende la scienza della sostanza in generale come ontologia che si risolve nell’usiologia (scienza della sostanza) la quale si esplica e viene di fatto completata da tutte le scienze che studiano le varie sostanze particolari, non vi è cioè una esclusione fra i due termini ma piuttosto specificazione; o con le parole di Zanatta: “la sostanza in quanto sostanza è l’unità analogica secondo cui la teologia sta alla sostanza intelleggibile e immobile, come la fisica sta alla sostanza in movimento, come la biologia sta alla sostanza vivente in generale, come la zoologia sta alla sostanza animale.” Allo stesso modo la matematica è “l’unità analogica delle singole discipline matematiche […] in rapporto coi loro oggetti”. Le discipline matematiche che ritroviamo nella classificazione Aristotelica (ma che sono in buona parte mutuate dallo studio nell’Accademia) sono: aritmetica: la quale studia i numeri; geometria: la quale studia le figure piane; stereometria: la quale studia le figure solide; a questi si aggiunge l’astronomia che studia ovviamente gli astri, i quali sono anche divinità, il cielo immobile che è causa della natura transuente degli enti finiti.


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