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METAFISICA LIBRO B, PRESENTAZIONE DELLA SECONDA E TERZA APORIA

METAFISICA LIBRO B, PRESENTAZIONE DELLA SECONDA E TERZA APORIA

Apr 02

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La seconda aporia espressa nel libro B riguarda la seguente questione: se sia competenza di una singola scienza indagare su assiomi e principi da una parte e sostanza dall’altra o se questa indagine competa a due scienze differenti. Aristotele considera in questa aporia i principi e gli assiomi all’interno dello stesso corno dell’alternativa, opponendoli inizialmente alla scienza della sostanza. Nello specifico però, secondo una classificazione aristotelica i principi sono da distinguersi dagli assiomi: infatti i principi sono degli assiomi particolari, sono la base per ogni tipo di inferenza, come il principio di identità (mai espresso direttamente da Aristotele ma ricavato come implicito da quello di non contraddizione) , quello di non contraddizione, quello del terzo escluso. In senso più generale gli assiomi sono invece dei principi più particolari come la nozione di “punto” e di “linea” per la geometria. I principi e gli assiomi condividono le caratteristiche di essere fondamentali e primitivi (non ulteriormente indagabili e scindibili in nozioni più semplici), essi sono indimostrabili e servono per la costruzione delle varie scienze. Mentre però, ad esempio, la nozione punto e quella di linea sono assiomi per la scienza geometrica, il teorema di Pitagora, invece, è dimostrabile in geometria. Ogni scienza infatti poggia su assiomi ma poi si articola con altre nozioni che derivano dagli assiomi e che possono essere dimostrate tramite ragionamento, quindi attraverso i principi del ragionamento di per sé. Si prospettano così due tipi di conoscenza, gli assiomi o principi e la conoscenza secondo dimostrazione. L’assioma deve essere inteso come essenza, forma fondamentale, a tal riguardo Zanatta ricorda come questo tema sarà affrontato compiutamente più avanti nella Metafisica, nei libri riguardanti la sostanza, l’essenza non può essere ulteriormente definita poiché ciò implicherebbe differenziarla dalla sua causa in una ulteriore causa e questa in altra e così via all’infinito, l’essenza è quindi la definizione, nozione primitiva. Aristotele argomenta che i principi competono a tutte le scienze e così ogni scienza ha i propri assiomi, ciononostante le scienze tutte le scienze non si occupano di studiare la natura dei principi e degli assiomi. Inoltre nessuna scienza nello specifico sembra aver necessità più delle altre di dover definire la natura dei principi e degli assiomi piuttosto che prenderne atto e strutturarsi a partire da questi (perché la geometria dovrebbe dimostrare la validità del principio di non contraddizione? O piuttosto la chimica o la geologia?). Nello specifico una tale scienza dovrebbe dimostrare i principi e gli assiomi perché così procede la conoscenza scientifica, per ragionamento e dimostrazione. Facendo ciò la scienza dovrebbe utilizzare i principi del ragionamento per definire i principi del ragionamento, il che implica una petizione di principio e quindi una evidente impossibilità, inoltre ciò snaturerebbe la natura degli assiomi poiché cercandone una causa andremmo contro la loro definizione. È bene ricordare che nella filosofia  e nella scienza, già per Aristotele, il procedimento utilizzato è quello di far annichilire il più possibile i principi e gli assiomi ampliando sempre più il campo della dimostrabilità e limitando quello dell’evidenza assiomatica, inoltre gli assiomi possono essere comprovati “in negativo” tentando di sostenere una tesi che implichi la negazione degli assiomi e dimostrandone successivamente la invalidità (della tesi contraria agli assiomi). Se gli assiomi fossero dimostrabili tutto apparterrebbe ad un unico genere cioè il genere su cui si fondano i principi (più generali) e gli assiomi (sempre generali ma più particolari dei principi), e quindi conseguentemente tutte le scienze deriverebbero da un unico genere. Ma i principi e gli assiomi non sono dimostrabili e quindi e non hanno bisogno di nessuna scienza che li studi perché sono “nozioni comuni”, secondo quanto scrive Aristotele, cioè dobbiamo pensare che volesse dire che gli assiomi sono evidenti o quantomeno innegabili. Aristotele quindi conclude che compete alla scienza che studia la sostanza indagare i principi e gli assiomi (individuarli, definirne le caratteristiche ed il numero… ma non definirli), prendendo il posto di scienza prima e quindi tale da comandare e precedere assiologicamente tutte le altre scienze che utilizzano ma non indagano i principi e gli assiomi.

Analizziamo ora brevemente la terza aporia. La terza aporia si chiede se vi sia una sola scienza della sostanza o più scienze riguardanti le varie sostanze. Aristotele argomenta che ogni scienza dimostrativa ha per oggetto gli accidenti di un genere specifico o di alcuni generi, la scienza cioè studia le proprietà essenziali del genere o sostanza (essenza intesa come sostanza, forma, o definizione) a partire dagli assiomi e dai principi.  Per questo motivo è impensabile che esista una sola scienza che studi tutti gli accidenti assolutamente eterogenei appartenenti a tutti i generi o sostanze (come ad esempio “i cieli”, “l’anima”,  “gli animali”,  “l’uomo”, la sapienza e così via), mentre appare più logico supporre che più scienze differenti si occupino di differenti oggetti.


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