ARISTOTELE: METAFISICA, LIBRO A; CAPITOLO 9; POST 2
ARISTOTELE: METAFISICA, LIBRO A; CAPITOLO 9; POST 2
Feb 06[ad#Ret Big]
Oramai mi sono rassegnato. Anche compendiando, la Metafisica vuole il tempo che vuole. Oggi ci troviamo di nuovo ad analizzare una seconda tranche di argomenti contro Platone e il Platonismo come intesi da Aristotele, argomenti da Aristotele esposti diffusamente in due sue opere andate perdute: il “De Ideis” che ho già nominato e lo scritto “Sul Bene”. Entrambi molto probabilmente letti da Alessandro da Afrodisia, il più grande commentatore di Aristotele dell’antichità. Attraverso il commento di Alessandro riusciamo a comprendere il significato di molti argomenti di Aristotele che nella Metafisica sono accennati come mero richiamo dalle opere, per noi, perdute.
Tratteremo oggi di una serie di contraddizioni che emergono dalla “Dottrina dei Principi” che nell’opera Sul Bene Aristotele rileva essere di capitale importanza per il platonici, superiore persino all’importanza della dottrina delle Idee. La Dottrina dei Principi si basa sull’Uno e sulla Diade Indefinita formata da due grandezze sproporzionate di Grande e Piccolo. Questi principi sono fondamento delle Idee per i Platonici. Aristotele spara a raffica tutta una serie di controargomenti a questa dottrina e al suo completarsi con e sfociare nelle Idee e quindi negli enti sensibili e infine nei problemi già descritti nel precedente post.
L’Uno e la Diade precedono assiologicamente ed ontologicamente le Idee ma la considerazione razionale e filosofica di questi termini messi assieme rende contraddittorio questo rapporto quando non rovesciato e quindi inconcepibile per i Platonici.
Le Idee sono il predicato comune dell’Idea stessa e degli oggetti che vi partecipano e sono al contempo in sé sussistenti e separate secondo i Platonici (sfociando come abbiamo visto nell’argomento del terzo uomo). Della Diade Indefinita si predicherà la “diade” (intesa come dualità), questa sarà un Idea che precede la Diade Indefinita. Della Diade Indefinita poi si predicherà anche il “due” come numero, cioè una Idea. Assiologicamente avremo quindi le Idee dei numeri i numeri e fra questi il “due”, poi l’Idea della Diade, quindi ancora la Diade Indefinita come Idea. Ne consegue che la Diade non è principio delle Idee, ma vi sono anteriori le Idee dei numeri. Abbiamo infatti precedentemente visto che le Idee per i platonici sono numeri (almeno in due sensi, vedremo come). E i numeri in questo argomento finiscono col precedere l’Uno e la Diade Indefinita contraddicendo la dottrina platonica. Se svaniscono i principi, allora non ha più fondamento tutto ciò che a cascata deriva dalle Idee fino agli enti sensibili.
I principi sono destituiti inoltre dal fatto che dovrebbero essere preceduti da una Idea di “Principio”. Abbiamo un Principio (complesso: Uno e Diade Indefinita), esso sarebbe un predicato comune degli enti che vi partecipano, pur rimanendo a sé stante in quanto Idea. Abbiamo già introdotto quindi un terzo ente cioè una Idea di Principio che sia Principio del Principio (Uno e Diade Indefinita) e degli enti partecipati dal principio. E così via secondo l’argomento del terzo uomo, moltiplicando i termini inclusivi nella ricerca di un principio sempre precedente, all’infinito.
Uno e Diade Indefinita sono principi delle Idee, ma le Idee non hanno una gerarchia, sono tutte principi allo stesso modo. Quindi Uno e Diade Indefinita sono diversi e insieme partecipanti delle Idee, in modo contraddittorio. Non vi è il discrimine platonico fra i termini della questione, fra Idee e Principi delle Idee, come abbiamo visto negli argomenti precedenti questo discrimine non regge.
Sappiamo poi che per i Platonici l’Uno rappresenta il Principio Formale, la Diade Indefinita il Principio Materiale per gli enti sensibili. Ma allora l’Uno finisce per informare la Diade Indefinita nel formare gli enti sensibili. I platonici però negano che le idee siano composte, e più semplicemente le Idee fanno da matrice per gli enti, non succede che le Idee siano matrici per altre Idee, così l’Uno non può informare la Diade Indefinita producendo gli enti sensibili.
Allora, se Diade Indefinita verrà definita come diversa da un’Idea per essere informata dall’Uno e quindi risultare un qualche altro tipo di ente con diverso statuto, allora la Diade Indefinita sarà preceduta dal predicato di Diade, cioè ancora il suo doppio ideale che quindi non sparisce ma su duplica ancora una volta riproponendo la situazione della critica precedente.
Le Idee poi sono semplici e non possono derivare da principi a loro volta ideali come l’Uno e la Diade, come già accennato.
Aristotele ad Alessandro in eco notano che se ammettiamo la Diade Indefinita, la Diade, il “due” come Idea in quanto numero… Avremo una inconcludente moltiplicazione di “Diadi”.
Nel prossimo post analizzeremo la possibilità di considerare le Idee non più come separate, ma in qualche modo “mescolate” agli enti che vi partecipano, teoria scivolosa della immanenza delle Idee o del principio formale che ha innervato molta storia della filosofia.