ARISTOTELE: METAFISICA, LIBRO A; CAPITOLO 9; POST 3
ARISTOTELE: METAFISICA, LIBRO A; CAPITOLO 9; POST 3
Feb 13[ad#Ret Big]
Le Idee secondo i Platonici sono solo sostanze, e così le scienze sono solamente di Idee, ad esempio l’etologia è la scienza che studia il comportamento animale, alla cui base c’è l’Idea di “animale”. Vi sono però scienze anche non di sostanze, ad esempio la matematica è scienza della quantità. Le Idee sono sostanze, o essenza (cioè principio formale) per gli oggetti sensibili, infatti questi non vi partecipano per accidente ma in modo sostanziale (vediamo in più punti come Aristotele presupponga la dottrina delle categorie e quindi dei vari modi di predicazione, che verrà ripresa anche nella Metafisica, più avanti). Le Idee però, abbiamo visto, sono anche separate degli enti sensibili e questo ingenera una serie di problemi. Probabilmente il dialogo platonico del Parmenide sollevò un dibattito acceso su questi problemi che Eudosso cercò di superare proponendo una teoria della mescolanza delle Idee con gli oggetti che provengono da esse. Ne deriva però che le Idee sarebbero corporee, cioè in un certo senso gli enti sensibili sarebbero auto-causa di se stessi essendovi le Idee immanenti e combacianti (se così si può dire). Se altrimenti le Idee fossero in parte mescolate e in parte immanenti torneremmo al problema come posto prima di questa soluzione. Questa soluzione però è così evidentemente sbagliata che non viene appoggiata da nessuno dei tre: sicuramente non da Aristotele, tanto meno da Platone e con buona probabilità nemmeno da Eudosso, anche se questo è un buon tentativo per risolvere i problemi della separazione delle Idee dagli enti sensibili.
Aristotele inoltre rileva che se le Idee fossero immanenti allora ci sarebbero delle Idee contrarie che si annullerebbero poiché appartenenti allo stesso genere. Se di uno stesso genere si predicassero infatti l’essere bianco e l’essere nero, piuttosto che ogni possibile colore, ciò sarebbe palesemente contraddittorio, non ci sarebbe infatti nessun modo per discriminare questo genere secondo il colore, ad esempio. Ragion per cui se le Idee sono di uno stesso genere degli enti sensibili e tutte le Idee sono di uno stesso genere, allora la totalità dell’esistente si riduce ad un unico genere in cui sono soppresse le contrarietà e ciò non spiegherebbe niente, oltre a fare molta confusione. Inoltre Aristotele critica che le Idee dovrebbero essere mescolate in proporzione uno a uno con gli oggetti che prendono forma da loro. Ma nel caso di “uomo” come “animale razionale” dovremmo avere una mescolanza di almeno due Idee, in questo modo risulterebbe una Idea composta e non più semplice, cosa negata dai Platonici. Aristotele quindi conclude che non può esservi in alcun modo partecipazione delle Idee, ne per imitazione (critica del terzo uomo, una per tutte), ne per partecipazione (coi problemi appena espressi), né tantomeno per presenza: la “parusia” cioè lo “stare accanto” delle Idee agli enti sensibili, che per Aristotele è poco più che una parola vuota. Vi è inoltre il problema che vi sono enti sensibili che non partecipano in alcun modo ad alcuna idea se non per accidente, è il caso infatti di un oggetto di artigianato fra i tanti, infatti per i Platonici sembrerebbero non esserci Idee degli oggetti prodotti dall’arte. Questo fa molto riflettere sulla questione estetica e sullo statuto ontologico dell’opera d’arte già presso gli antichi greci.
Abbiamo visto che per i Platonici le Idee sono numeri. Possono essere numeri almeno in due accezioni. 1) Ad ogni cosa corrisponde un determinato numero, a Socrate corrisponde “1”, a Tizio “2”, al tavolo “35” e così via. 2) Ogni oggetto sensibile è tale in virtù di una proporzione fra grandezze, come in un’armonia, Socrate può così essere “descritto”: sostanzialmente egli è il rapporto degli elementi materiali che componendosi formano proprio lui e non un altro. Nel primo caso Aristotele obietta che non si vede come un numero eterno, cioè una Idea, causi un numero non eterno, cioè un oggetto reale. Nel secondo caso Aristotele obietta che l’armonia è un rapporto fra numeri e i numeri in quanto Idee sono semplici, mentre non si capisce cosa faccia nascere l’armonia, cioè un rapporto fra numeri. Considerando poi i numeri e le unità di cui sono composti possiamo considerare che le unità in quanto tali siano indistinguibili e quindi dello stesso medesimo genere, o che esse siano di generi differenti. Se le unità fossero dello stesso genere comunque i numeri superiori all’uno sarebbero delle Idee composte, ma non potendo differenziarsi le une dalle altre le unità, allora nemmeno le Idee avrebbero modo di differenziarsi fra loro. Se invece le unità fossero di generi differenti allora Aristotele nota che dovrebbero essere differenti rispetto ai numeri matematici non ideali, introdotti come medium fra i numeri sensibili e quelli ideali. Ma lì rimarrebbero bloccati giacché non si vede cosa causi la loro differenziazione dai numeri ideali, né come siano causa dei numeri sensibili. Se invece le Idee fossero numeri, ognuno di un genere a sé, cioè se il “2” fosse “Socrate” e nessun altro numero avesse lo stesso genere allora le Idee semplicemente smetterebbero di essere numeri perdendo ogni definizione di numeri e torneremmo ai problemi precedenti.
Ricordo che la fondazione delle Idee come numeri serve a salvare e a rendere conto delle potenza della matematica nello spiegare la natura, ora vediamo che è difficile ridurre completamente la natura alla matematica, almeno in via teorica, o quantomeno che sorgono non poche difficoltà.
Inoltre i numeri che non sono l’Uno sono anch’essi un’ “unità“, il sette infatti è l’unione di sette unità, allora vi sarebbe una idea di Uno che precede l’ “1” matematico. L’Uno ideale infatti precede come principio formale tutti gli altri numeri, ma gli altri numeri ideali non possono essere composti in quanto Idee, devono essere una unità semplice e allora non sono più composti e quindi completamente differenti dai numeri matematici, di fatto un’altra cosa. Ne consegue che non si capisce da dove nascano i numeri matematici o perché quindi siano numeri le Idee. Due sono i rilievi fatti da Aristotele a questo punto: si è visto che l’Uno si dice in più sensi (sono infatti Uno sia l’ “1” che l’ “unità”, cose ben diverse); vi è confusione sulla natura delle unità che formano i numeri, derivante dalla difficile definizione dell’Uno stesso e ciò provoca confusione nella generazione a cascata di tutti gli enti che dipendono dall’Uno e quindi dai numeri e dalle Idee.