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ARISTOTELE: LE OPERE

ARISTOTELE: LE OPERE

Nov 28

E in effetti mi trovo in grande difficoltà a scrivere questo post poiché anche solo accennare alle opere di Aristotele richiederebbe minimo una trentina di pagine, due corsi universitari e, secondo le mie previsioni di consumo, un barile standard di petrolio, però pieno di caffè, perché Aristotele è bello ma non necessariamente semplice. Spesso quando ci troviamo di fronte ad un problema filosofico Aristotele e Platone hanno scritto qualcosa a riguardo già da circa 2500 anni, bruciandoci lo scoop. Da una parte potrebbe sembrare la solita vecchia pedante solfa di problemi orami stantii e dimenticati/dimenticabili, e nessuno obbliga i soldati regolari della Legione Straniera a corsi di ermeneutica filosofica. Dall’altra, come abbiamo visto nei post di propedeutica filosofica di Stefano Corsi (da cercare nella mappa del sito di filosofiablog.it),  quando si vuole parlare seriamente di qualcosa, giusto per non perdere tempo, è bene informarsi un attimo se qualcuno non abbia già detto qualcosa di interessante a riguardo.

Per onor di completezza, prima di addentrarci a parlare nello specifico dell’opera chiamata Metafisica, vi propongo l’elenco di tutte le opere di Aristotele, lasciando sottointeso che se qualcuno volesse avventurarsi c’è sicuramente del buono e di che discutere, cosa che non faccio soltanto per brevità. Per una esposizione più articolata delle dottrine aristoteliche per altro vi rimando ancora alla parte su Aristotele della Storia della Filosofia scritta da Enrico Berti.

Sia Platone che Aristotele hanno svolto attività di insegnamento nelle rispettive scuole e probabilmente con un metodo analogo. Entrambi hanno scritto opere sia per il pubblico, sia opere destinate all’insegnamento, quindi con un canone diverso. Le opere destinate al pubblico erano per lo più dialoghi come era uso a quell’epoca. Diverse invece le opere utilizzate a lezione, spesso riviste, corrette, con l’aggiunta di appunti. Le opere destinate al grande pubblico le chiamiamo essoteriche, mentre quelle destinate ad una piccola cerchia, nello specifico agli studenti della scuola, le chiamiamo esoteriche. Di Aristotele ci sono rimaste quasi interamente opere esoteriche, cioè gli appunti che utilizzava per insegnare a scuola, o addirittura più probabilmente, gli appunti dei suoi studenti più diligenti che hanno redatto la lezione del maestro perché circolasse all’interno del Liceo.

Solo nel I secolo a.C., il peripatetico Andronico da Rodi produsse una edizione di tutti i trattati aristotelici, dopo una storia avventurosa e oscura di quasi tre secoli in cui questi scritti passarono di mano in mano e riposarono nascosti in cantine e così via. L’edizione di Andronico ebbe un grande successo, ciò fra l’altro porto all’irrimediabile scomparsa dei trattati esoterici che circolavano già da diversi secoli, di cui ci restano per lo più commenti di altri autori.

Mi rifaccio fra l’altro alla considerazione delle opere certamente di Aristotele come intesa da Berti, tralasciando gli apocrifi. Il Corpus Aristotelicum, cioè la raccolta delle opere del filosofo si apre con la sezione intitolata Logica, chiamata anche Organon, cioè strumento, poiché per Andronico la logica era lo strumento indispensabile e primo delle varie scienze. Non dimentichiamo che Andronico era anche un peripatetico quindi è molto probabile che la disposizione del curatore fosse alquanto simile a quella del maestro. La Logica contiene le seguenti opere: Categorie, De interpretatione (cioè “sull’interpretazione”, così per tutti i titoli col fatidico “de”, questo è il titolo come è rimasto in latino a causa della medievale fortuna dell’opera aristotelica), Analitici primi, Analitici secondi, Topici, Elenchi sofistici.

A quelle logiche seguono le opere concernenti la Fisica, aventi per oggetto sia la natura in generale che i suoi aspetti particolari e sono: la Fisica, De caelo, De generatione et corruptione, Metereologici, De anima, piccoli trattati di biologia De parva naturalia, i trattati sugli animali: Historia animalium, De parti bus animalium, De motu animalium (che dovrebbe essere qualcosa tipo: “le migrazioni degli animali”), De animalium incesso (che dovrebbe invece riguardare il “movimento” degli animali), De generatione animalium.

A seguire troviamo la Metafisica: un insieme di trattati (che alcuni critici tutt’oggi non ritengono una unica opera) spazialmente da situare dopo l’opera chiamata “Fisica”. Questi trattati parlano di filosofia prima, delle categorie, della aporie filosofiche, della sostanza, di potenza e atto, del fatidico motore immobile e di altre cose che tratteremo nello specifico nei prossimi post. Questi quattordici libri sono stati nominati senza troppa fantasia “ciò che viene dopo la fisica” non riuscendo a trovare altra collocazione più consona. Infatti in greco il prefisso greco “meta” significa in questo caso “oltre”, “dopo”, “al di là di/della” così come, ad esempio, quando si parla di “metalinguaggio” per intendere che si stanno affrontando i fondamenti del linguaggio che vanno al di là del discorso ordinario vero e proprio e ne stanno alla base (anche se questa nozione è più complessa di come l’ho spiegata adesso). La seconda parte della parola in causa è “physis” che viene tradotto sommariamente con natura ma che per i greci aveva tutta una serie di nessi e implicazioni che non saprei da dove iniziare a parlarne. Così “metafisica” non è un termine di Aristotele ma una parola inventata da un curatore, forse molto ordinato, forse poco fantasioso. Nei secoli il termine “metafisica” è venuto a significare anche per il senso comune qualcosa tipo “ultraterreno”, ma questo tipo di sovrapposizione semantica è più un problema che una soluzione. Metafisica infatti nella filosofia moderna ha molteplici significati tecnici, a seconda dell’ambito.

Dopo la metafisica seguono le tre etiche, in primo luogo l’Etica Nicomachea: per alcuni dedicata, per altri edita dal figlio. La Grande Etica perché scritta originariamente, vuole la leggenda, su rotoli di papiro extralarge e non misura standard. Infine l’Etica Eudemea, edita da Eudemo da Rodi.

Alla fine del Corpus Aristotelicus abbiamo la Politica, la Retorica, la Poetica.

A riguardo dello stile del corpus Berti scrive:

Tutte queste opere sono scrittein stile asciutto, senza ornamenti, a volte anche spezzato ed estremamente conciso, con molte espressioni tecniche coniate per la prima volta da Aristotele, che per questo può essere considerato il creatore del linguaggio filosofico occidentale.

Per approfondire



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