Temi e protagonisti della filosofia

Aristotele, Fisica, I, 1

Aristotele, Fisica, I, 1

Feb 19

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[184a10] Poiché il sapere e l’aver scienza contornano tutti i percorsi dei quali ci sono principi o cause o elementi [epeidē to eidenai kai to epistasthai sümbainei peri pasas tas methodous, hōn eisin archai ē aitia ē stoicheia] ‒ conseguono dall’aver conoscenza di questi (ek tou tauta gnōrizein]: infatti crediamo di conoscere ciascuna cosa [gar oiometha gignōskein hekaston] allorquando [tote… hotan] conosciamo le cause prime, i principi primi ed infine gli elementi [ta aitia… ta prōta kai tas archas tas prōtas kai mechri tōn stoicheiōn] ‒, è palese che anche riguardo alla scienza della [15] natura c’è da reperire per prima la determinazione delle cose che riguardano i principi [dēlon hoti kai tēs peri phüseōs epistēmēs peirateon diorisasthai prōton ta peri tas archas].

Si configura così dunque [pephüke de] la via [hē hodos]: dalle cose [ek tōn] più conoscibili e più chiare per noi [hēmin] si risale alle più chiare [epi ta saphestera] e più conoscibili [gnōrimōtera] per la loro natura [tēi phüsei]; non sono infatti le stesse cose quelle conoscibili per noi e quelle conoscibili semplicemente [ou gar tauta hēmin te gnōrima kai haplōs]. È pertanto necessario proseguire in questo modo [dioper anankē ton tropon touton proagein]: dalle cose meno chiare [asaphesterōn] [20] per la loro natura ma [men.. de] più chiare per noi a quelle più chiare e più conoscibili per la loro natura.

Ordunque, in primis [to prōton] ci sono palesi [dēla] e chiare [saphē] maggiormente le cose confuse [ta sünkechümena mallon]; posteriormente, però, a partire da esse, diventano conoscibili gli elementi ed i principi le dividono [hüsteron d’ek toutōn gignetai gnōrima ta stoicheia kai hai archai diairousi tauta]. Perciò si deve procedere dagli universali ai particolari [dio ek tōn katholou epi ta kathekasta dei proienai]: l’intero [to… holon], infatti, è [25] più conoscibile con la sensazione [kata tēn aisthēsin], ma l’universale [to de katholou] è un che d’intero [holon ti] (infatti l’universale comprende [perilambanei] più cose [polla] come parti [hōs merē]).

Ma [184b10] questa stessa cosa accade per qualche verso anche ai nomi rispetto al senso [peponthe de tauto touto tropon tina kai ta onomata pros ton logon]: infatti significano un che d’intero, sia pur indeterminatamente [holon gar ti kai adioristōs sēmainei], per esempio ‘il cerchio’, ma la definizione lo suddivide nei particolari [ho de horismos autou diairei eis ta kathekasta]. Anche i bambini per prima cosa [to… prōton] chiamano tutti gli uomini ‘padre’ e tutte le donne ‘madre’, ma posteriormente distinguono [diorizei] ciascuno [hekateron] di loro.


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