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Perché qualificare gli argomenti?

Perché qualificare gli argomenti?

Ago 25

Spesso, quando abbiamo a che fare con gli argomenti, li qualifichiamo con aggettivi che ne rivelano il valore o il disvalore. Dichiariamo, per esempio, che un argomento è valido o invalido, che è corretto o scorretto, che è cogente oppure no, e così via. Generalmente, nelle conversazioni quotidiane, assumiamo che tanto i termini esprimenti proprietà positive (validità, correttezza, ecc.) quanto quelli esprimenti proprietà negative (invalidità, scorrettezza, ecc.) siano più o meno sinonimi.

Tuttavia, in attività argomentative altamente specialistiche che ricorrono all’uso (quasi) esclusivo di argomenti, come la filosofia, bisogna poterli apprezzare con un livello di precisione più elevato. Pertanto, per chi si occupa di filosofia è utile, se non necessario, saper distinguere “a grana più fine” il significato di quei termini. Laddove ciascuno di noi, posto davanti a un argomento, potrà asserire indifferentemente «è corretto» oppure «è cogente», un filosofo saprà affermare se esso sia corretto oppure cogente.

Saper qualificare un argomento non è solo indice di raffinatezza teorica o di accuratezza linguistica, ma è un’abilità che soddisfa precise esigenze dialogiche. Esprimere le proprietà con termini esatti permette agli interlocutori che conoscano il lessico adeguato d’individuare che tipo di argomento sia in discussione, che cosa ci sia di buono e di meno buono, e dove: se nelle premesse, nell’inferenza o in entrambe.

Nel prossimo articolo, proporrò un piccolo vocabolario delle principali proprietà di un argomento. Ne considererò cinque con le rispettive contrarie, ognuna accompagnata da una descrizione sintetica. Il vocabolario presupporrà la conoscenza delle nozioni di premessa, conclusione e inferenza, e della differenza tra inferenza deduttiva e inferenza induttiva.

L’elenco non pretenderà di essere esauriente né definitivo. Non esauriente, perché senza dubbio esistono altre proprietà che non ho segnalato. Ad esempio, non accenneremo – almeno per ora – ad argomenti qualificati come “buoni” o “efficaci” o “fallaci”, termini la cui comprensione richiederebbe la conoscenza di ulteriori nozioni preliminari, oltre alle nozioni logiche basilari.

Non definitivo, perché autori diversi possono avere concetti di validità o correttezza o fondatezza di un argomento differenti da quelli proposti, che perciò possono essere messi in discussione. Tuttavia, le descrizioni segnalate saranno quelle che mi sono parse le più comunemente accettate. Al termine dell’articolo, si troverà una bibliografia essenziale da cui sono state tratte.

Lo scopo del vocabolario non sarà determinare una volta per tutte i concetti che vi ricorrono, ma stabilire un lessico condiviso di partenza che fornisca gli strumenti minimi per apprezzare gli argomenti, in contesti comuni o specialistici, meglio di quanto faremmo ricorrendo solo a una precomprensione approssimativa dei significati.

Articolo successivo: Un vocabolario per qualificare gli argomenti


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