Logica formale e logica informale
Logica formale e logica informale
Set 30La logica è lo studio del ragionamento corretto. La possiamo considerare da almeno due punti di vista: la logica formale e la logica informale. Esiste un lungo dibattito su quali relazioni intercorrano tra queste due logiche, e se la logica informale sia logica in senso stretto. Negli ultimi tempi, però, la distinzione s’è fatta meno rigida: oggi è ragionevole sostenere che esse siano due approcci complementari, anziché opposti o alternativi.
La logica formale si propone di studiare le forme del ragionamento, ossia modelli generali comuni a molti ragionamenti, codificati in linguaggio simbolico. Essa, ricercando forme di ragionamento valide a priori, si concentra soprattutto sulla generalità e sulla teoria. Questo studio è molto utile, perché permette di realizzare generalizzazioni applicabili a ragionamenti diversi. Di questa logica si sta occupando egregiamente Davide, perciò non occorre aggiungere altro.
La logica informale, invece, s’impegna a individuare e analizzare i ragionamenti dei discorsi ordinari, o “quotidiani”, espressi quindi nel linguaggio naturale corrente. Inoltre, essa indaga e descrive i contesti e le pratiche in cui tali ragionamenti occorrono. Dunque, l’obiettivo specifico della logica informale è lo studio di ragionamenti concreti. Come la logica formale, però, essa ha anche uno scopo prescrittivo: determinare criteri per l’interpretazione e per la valutazione dei ragionamenti. A questo fine, la logica informale si muove in almeno due direzioni.
Da un lato, essa identifica schemi e criteri per stabilire quali siano i ragionamenti “buoni” (ossia gli unici che si dovrebbero formulare). Dall’altro lato, essa ricerca, elenca e classifica i ragionamenti “cattivi” (ossia quelli che non si dovrebbero usare). Così, studiare la logica informale permette di apprendere norme per ragionare bene e per valutare i ragionamenti quotidiani. Di questa logica vi racconterò qualcosa nei prossimi articoli.
Aggiungerei che di logica formale si discute e lo si fa cercando di portare argomentazioni logicamente(informalmente) corrette, questo vuol dire che la logica informale si può muovere in lande più vaste, ma a suo rischio e pericolo. In logica formale la formulazione di una ragionemento errato è impensabile, questo vuol dire che funge da metro di correttezza. In sostanza fare logica formale è al tempo stesso l’ambizione verso il rigore e l’ammissione di umiltà del pensatore che ha capito che non per tutto c’è una tale preciso metro.
Franco,
non saprei dire se la logica informale si muova in un campo più vasto della logica formale, ma certamente è un campo diverso, come ho cercato di indicare succintamente nell’articolo. Distinguendo grossolanamente: mentre la seconda studia le inferenze da un punto di vista puramente formale e astratto, la prima esamina gli argomenti concreti formulati in linguaggio naturale.
D’altra parte, concordo con te quando affermi che anche in logica formale si argomenta con linguaggio naturale. Perciò, in un certo senso, forse la logica formale è debitrice degli studi e dei risultati della logica informale. Tuttavia, mi pare che la formulazione di un buon argomento in linguaggio naturale non possa prescindere dall’applicazione di quei criteri di validità o correttezza, che sono esplicitati e studiati dalla logica formale. Pertanto, forse non hanno torto quegli studiosi che tendono a vedere un rapporto complementare, anziché alternativo, tra logica formale e logica informale.
Per ridurre all’osso la questione, non si potrebbe affermare che logica formale e informale sono approccio deduttivo e induttivo allo studio del pensiero razionale in sè?
Gianluca,
senza dubbio possiamo parlare di approccio deduttivo e approccio induttivo nell’ambito della ricerca empirica ma, francamente, non saprei se possiamo parlarne anche nell’ambito della logica. E anche nel caso in cui se ne possa parlare, non sono sicuro che lo studio formale della logica equivalga all’approccio deduttivo e lo studio informale della logica equivalga all’approccio induttivo.
Ti faccio un esempio su questo punto. Se accettiamo che l’approccio induttivo riguardi la produzione di nuove teorie sulla base dei dati disponibili, e se accettiamo che «studiare la forma [delle argomentazioni] in quanto tale, piuttosto che le argomentazioni specifiche che essa rappresenta, ci permette di effettuare importanti generalizzazioni che si applicano a tutte le argomentazioni» (A. Varzi et al., Logica, McGraw-Hill, 2004, p. 17), allora forse possiamo concludere che non sia inappropriato parlare di approccio induttivo in ambito di logica formale.
Tuttavia, non mi spingo più in là su questo tema: ringraziandoti per il suggerimento, sulla tua domanda lascio volentieri la parola a chi ne sa più di me.