Il dilemma: analisi formale e informale (2)
Il dilemma: analisi formale e informale (2)
Ott 24
Post precedente: Il dilemma: analisi formale e informale (1)
1. Analisi formale
In campo logico, retorico e argomentativo, il dilemma è una regola valida d’inferenza. Ciò significa che qualunque argomento strutturato in forma dilemmatica, le cui premesse siano vere, conduce necessariamente a una conclusione vera. Conoscere la struttura formale dei (vari tipi di) dilemmi permette di riconoscerli quando sono formulati nel linguaggio ordinario; chiarirne le condizioni di validità consente di muovere il primo passo per stabilire la correttezza dell’argomento (e quindi, eventualmente, la sua bontà).
1.1. Struttura e condizioni di validità
Ogni dilemma è costituito da almeno tre enunciati complessi, che possono diventare al più quattro: due o tre premesse e una conclusione. Per quanto riguarda la conclusione (C), essa è sempre un enunciato disgiuntivo. Per quanto riguarda le premesse, distinguiamo una premessa maggiore (PM) e due premesse minori (Pm1 e Pm2). Talvolta, queste due possono essere congiunte dal connettivo ‘e’, componendo così un’unica premessa minore (Pm). La premessa maggiore è un enunciato disgiuntivo, mentre le due premesse minori sono enunciati condizionali.
La scelta di denominare come “maggiore” la premessa disgiuntiva e come “minori” le premesse condizionali prese singolarmente, o come “minore” la premessa che le congiunge, è del tutto convenzionale. Difatti, come risulterà più chiaro da alcuni esempi in questa sezione e dall’analisi informale nella sezione successiva, non è necessario che le premesse di un dilemma siano disposte in qualche ordine preciso: la premessa disgiuntiva può precedere o seguire le altre.
Dato che, in generale, il dilemma è un argomento costituito da enunciati disgiuntivi ed enunciati condizionali, la sua validità consegue dalle condizioni di verità di disgiunzioni e condizionali. Chiamati p e q due enunciati semplici, un enunciato disgiuntivo (ossia “p o q”) è vero se e solo se almeno uno degli enunciati disgiunti è vero, mentre un enunciato condizionale (ossia “se p allora q”) è vero se e solo se non si dà il caso che l’enunciato antecedente (p) sia vero e l’enunciato conseguente (q) sia falso.
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