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Platone, Eutifrone (10)

Platone, Eutifrone (10)

Ago 03

 

 

Brano precedente: Platone, Eutifrone (9)

 

SOCRATE   E sia. Ma dunque quale cura degli dèi sarebbe mai la santità?

EUTIFRONE   Quella, o Socrate, per mezzo di cui i servi curano i padroni.

SOCRATE   Intendo; allora sarebbe, come sembra, una qualche arte di prestar servizio agli dèi.

EUTIFRONE   Ebbene sì, assolutamente.

SOCRATE   Ed allora avresti da dire: quella che serve ai medici, si dà il caso sia serva per l’attuazione di quale funzione? Per la salute, non credi?

EUTIFRONE   Io sì.

SOCRATE   [13e] Perché dunque l’arte di costruir navi è serva? È serva per l’attuazione di quale funzione?

EUTIFRONE   Chiaro, o Socrate, che lo è per l’attuazione della navigazione.

SOCRATE   E quella che serve ai costruttori, ecco qui, per costruire una casa?

EUTIFRONE   Sì.

SOCRATE   Di’ dunque, o ottimo: quella che serve agli dèi per l’attuazione di quale funzione sarebbe mai serva? È chiaro, ecco, che tu lo sai, perché, ecco, professi di saperne, sulle cose divine, più di tutti gli uomini.

EUTIFRONE   E dico il vero, ecco, o Socrate.

SOCRATE   Di’ dunque, per Giove: quale mai è quella funzione bellissima che gli dèi attuano usando noi come servi?

EUTIFRONE   Molte e belle, o Socrate.

SOCRATE   [14a] Ecco, anche i generali, o amico; tuttavia potresti dirmi facilmente il punto capitale, cioè che attuano la vittoria nella guerra, o no?

EUTIFRONE   Come no?

SOCRATE   Ecco dunque, molte e belle le attuano anche gli agricoltori; tuttavia il punto capitale della loro attività è il nutrimento che vien dalla terra.

EUTIFRONE   Assolutamente sì.

SOCRATE   Dunque, delle molte e belle cose che gli dèi attuano, qual è il punto capitale dell’attività?

EUTIFRONE   Te l’ho detto anche poco fa, o Socrate, che [14b] è un gran lavoro imparare esattamente come stanno tutte queste cose; comunque ti argomento questo, semplicemente, che se si sa dire e fare cose gradite agli dèi sia pregando sia sacrificando, queste son le cose sante, e sono tali cose quelle che salvano le famiglie ed i beni comuni delle città; le contrarie, invece, delle gradite sono irreligiose, e queste dunque distorcono e rovinano tutto quanto.

SOCRATE   Molto più brevemente, o Eutifrone, se avessi voluto, avresti potuto dirmi i punti capitali di ciò che ti chiedevo; ma, ecco, non [14c] sei propenso ad insegnarmi, è chiaro. Ed ecco, adesso che avevi l’occasione hai svicolato. Se avessi risposto su ciò, allora avrei già imparato sufficientemente da te sulla santità. Adesso dunque è necessario, ecco, che l’amante accompagni l’amato laddove egli lo conduce: che cosa dunque argomenti siano il santo e la santità? Non son forse una qualche scienza stabile del sacrificare e del pregare?

EUTIFRONE   Ecco.

SOCRATE   Quindi, il sacrificare non è donare agli dèi, mentre il pregare non è domandare agli dèi?

EUTIFRONE   Eccome, o Socrate.

SOCRATE   [14d] Santità sarebbe allora scienza stabile di domandare e donare agli dèi, conformemente a questo argomento.

 

Brano seguente: Platone, Eutifrone (11)

 

 


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