Temi e protagonisti della filosofia

Platone, Eutifrone (1)

Platone, Eutifrone (1)

Giu 18

 

 

EUTIFRONE (1)   [2a] Che è avvenuto di nuovo, o Socrate, perché tu, lasciate le diatribe al Liceo (2), adesso ti trattenga qua presso il portico del Re (3)? A te, ecco, non capita proprio di avere una causa presso il Re come a me.

SOCRATE   Ecco toh, Eutifrone, difatti gli Ateniesi non la chiamano causa ma accusa.

EUTIFRONE   [2b] Che dici? Qualcuno ti ha mosso, come sembra, un’accusa; infatti questo proprio non lo riconoscerò: che tu accusi un altro.

SOCRATE   Ecco beh, proprio no.

EUTIFRONE   Invece un altro accusa te?

SOCRATE   Assolutamente sì.

EUTIFRONE   Chi è costui?

SOCRATE   Neppure io conosco un granché, o Eutifrone, quest’uomo: mi pare, ecco, sia qualcuno di giovane e sconosciuto; comunque lo chiamano – così credo – Meleto. È dunque del demo (4) Pitteo, se hai in mente un Meleto Pitteo, qualcuno di capellone e non totalmente barbuto, col naso aquilino pure…

EUTIFRONE   Non l’ho in mente, o Socrate; ma dunque quale accusa [2c] ti ha mosso?

SOCRATE   Quale? Non ignobile, a me, ecco, sembra: ecco, il fatto che, pur essendo giovane, abbia conoscenza su una faccenda di tal grandezza non è di poco conto. Egli infatti, come professa, sa in quale modo i giovani vengono corrotti e chi sono i loro corruttori. E rischia di essere un sapiente, e, avendo intravisto la mia incomprensione di essere corruttore dei suoi coetanei, mi muove un’accusa presso la città, come presso una madre. E mi pare, tra i politici, il solo ad iniziare correttamente: [2d] ecco, è corretto occuparsi per prima cosa dei giovani cosicché siano per quanto possibile migliori, come è verosimile che un buon agricoltore si occupi per prima cosa delle piante giovani, e dopo questo anche delle altre. E dunque anche Meleto, forse, per prima cosa [3a] estirpa noi che corrompiamo i germogli dei giovani, come dice; e poi dopo questo è chiaro che, occupatosi dei più vecchi, diverrà responsabile per la città di moltissimi e grandissimi benefici, come, ecco, è verosimile che avvenga a chi inizia da un tale inizio.

EUTIFRONE   Lo vorrei, o Socrate, ma temo che avvenga il contrario: semplicemente, ecco, mi sembra che inizi da Vesta (5) a far male alla città, mettendo mano ad accusarti. E dimmi: ma che cosa afferma che tu faccia per corrompere i giovani?

SOCRATE   [3b] Cose straordinarie, o stupendo, così, ad udirle. Afferma, ecco, che io son creatore di dèi, e proprio per questi motivi m’ha accusato, così afferma: creare nuovi dèi e non considerare quelli antichi.

EUTIFRONE   Comprendo, o Socrate: è perché, dunque, tu professi che c’è un demone (6) ognora con te. Quindi ti ha mosso quest’accusa di innovare per quanto riguarda le cose divine, e così diffamandoti dunque se ne va in tribunale, vedendo che son benaccette tali diffamazioni presso i più. Anche me, ecco toh, [3c] quando dico qualcosa nell’assemblea intorno alle divinità, predicendo ad essi le cose future, deridono come fossi impazzito; eppure non ho detto nulla di non vero tra quelle che ho predetto, ma ugualmente ci invidiano per tutte le cose di tal sorta, ma non bisogna per nulla impensierirsi per loro, ma affrontarli.

SOCRATE  Ma, o caro Eutifrone, l’esser derisi, forse, è cosa da nulla. Agli Ateniesi comunque – così mi sembra – non gliene cale granché semmai credono che qualcuno sia bravo, a meno che non si faccia maestro della sua sapienza; con colui che dunque credono voglia [3d] rendere tali anche altri son animosi sia per invidia, come tu argomenti, sia per qualche altra ragione.

EUTIFRONE   Ebbene, su questo, su che cosa ritengano rispetto a me, non desidero assolutamente indagare.

SOCRATE   Evidentemente, ecco, tu sembri avaro nel presentare te stesso e non volere insegnare la tua sapienza; io invece ho paura, per la mia socievolezza, di sembrare loro uno che vuol dire effusivamente ad ogni persona ciò che ho dentro, non solo senza lucro, ma anche facendomi appresso con piacere se qualcuno vuole ascoltarmi. Se quindi, come or ora dicevo, intendessero schernirmi come [3e] dici che fanno con te, allora non sarebbe per nulla spiacevole spassarsela in tribunale ridendo e scherzando; se invece faranno sul serio, allora che ne verrà di tutto questo non è chiaro, tranne che a voi, gli indovini.

EUTIFRONE   Ma forse sarà una cosa da nulla, o Socrate, e tu combatterai nel processo come intendi; credo dunque anch’io nel mio.

 

Note

(1) Indovino ed esperto di cose sacre menzionato anche in Cratilo 396d.

(2) Un ginnasio (palestra e in generale luogo d’interazione sociale).

(3) Nell’Atene democratica l’arconte re (basileus) era semplicemente un magistrato cui rimanevano alcune competenze religiose e giuridiche dell’antico monarca.

(4) Circoscrizione amministrativa.

(5) Divinizzazione del focolare al centro del nucleo domestico.

(6) Non ha accezione negativa.

 

Brano seguente: Platone, Eutifrone (2)

 

 


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