Evagrio Pontico, Logos praktikos (8)
Evagrio Pontico, Logos praktikos (8)
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Sullo stato approssimante all’impassibilità
57. Due sono gli stati sereni dell’anima,
[A] l’uno dato dai semi naturali,
[B] l’altro, invece, generato dalla concessione dei demoni;
[A] ed accompagnano il primo
[1] umiltà con
[2] compunzione e
[3] lacrime e
[4] brama infinita per il divino e
[5] sollecitudine immensa per l’opera,
[B] il secondo, invece,
[1] vanagloria con
[2] superbia
subissante il monaco nello sgombero dei restanti.
Orbene, colui che bada ai confini del primo stato riconoscerà più acutamente le ossessioni dei demoni.
58. Il demone della vanagloria s’oppone al demone della lussuria; e che questi si lancino assieme contro l’anima è tra le cose inammissibili perché quello annuncia onori, questo genera disonore; orbene, [1] qualunque di loro due, approssimatosi, ti opprima, plasma proprio in te stesso i pensieri del demone opposto; se dunque sei capace, come da proverbio, di scacciare unghia con unghia, riconosciti come prossimo ai confini dell’impassibilità: ecco, il tuo intelletto vige per far sparire i pensieri dei demoni coi pensieri umani.
[2] Comunque il respingere il pensiero della vanagloria mediante l’umiltà, o quello della lussuria mediante la continenza, sarebbe testimonianza di profondissima impassibilità.
E tenta di praticare questo con tutti i demoni opposti l’uno all’altro: simultaneamente, ecco, conoscerai anche quale passione t’affetta di più.
Inoltre con quanto potere hai domanda a Dio di poter debellare i nemici nel secondo modo.
59. Quanto progredisce l’anima, altrettanto maggiori suoi antagonisti si succedono: ecco, diffido che in lei rimangano sempre gli stessi demoni; e coloro che vedono meglio questo sono coloro che s’occupano più acutamente delle tentazioni e guardano l’impassibilità che è loro propria demolita dai succedentisi.
60. Mentre la perfetta impassibilità si genera nell’anima dopo la vittoria contro tutti i demoni opposti alla pratica, l’imperfetta impassibilità si definisce in relazione alla potenza del demone che l’attacca in un frangente.
61. L’intelletto non progredirà né emigrerà in quella buona emigrazione e verrà nella terra degl’incorporei se non correggendo le cose nel domicilio: ecco, la perturbazione delle cose familiari suole farlo ritornare a quello da cui era uscito.
62. L’intelletto sia le virtù sia i vizi lo rendono cieco: le prime affinché non adocchi i vizi, i secondi affinché, viceversa, non veda le virtù.
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